Ucraina, cani arsi vivi. “Aiutiamo il volontario italiano che ha cercato di fermare le stragi”

Sarebbero 75 i cani arsi vivi nella distruzione del Rifugio Italia, a Kiev. I dog hunter ucraini terebbero sotto minaccia l’attivista italiano Alessandro Cisternino

14 Aprile 2015
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Rifugio Italia

Una strage annunciata, quella che ha visto il Rifugio Italia distrutto dal rogo che ha portato via tutto il lavoro di Andrea Cisternino per arginare la grave piaga del
randagismo in Ucraina. Ben 75 i cani arsi vivi proprio nel posto in cui avevano trovato scampo alla spietata persecuzione dei dog hunter, solo 15 i sopravvissuti ad una prima stima. La situazione del fotografo e attivista italiano si era fatta molto critica nelle ultime ore con il trafugamento dei suoi dati personali e la loro pubblicazione sul sito dei dog hunter con relative minacce contro la sua attività, prontamente mantenute con l’incendio nella notte tra domenica 12 e lunedì 13 aprile e l’uccisione degli animali.

Il Rifugio Italia era infatti nato a tutela degli animali randagi, vittime sacrificali dei famigerati cacciatori di cani che quotidianamente li massacrano con metodi raccapriccianti, come quello di gettarli ancora vivi nei forni crematori.

Dalle poche notizie che arrivano da Cisternino, fanno sapere dall’ufficio stampa di Firmiamo.it, riportate da All4animals.it, si apprende che le autorità ucraine avrebbero minimizzato l’accaduto, che i vigili del fuoco non avrebbero fatto altro che guardare la struttura bruciare e che alcuni passanti godevano dell’accaduto ridendo. Lo stesso Cisternino, fortemente provato dall’evento e dalla quantità di fumo inalata, ha chiesto di evitare messaggi d’odio verso l’Ucraina a causa di pochi delinquenti, ma di utilizzare le energie per ricostruire il prima possibile quanto distrutto.

LA PETIZIONE

La petizione aperta su Firmiamo.it invita a partecipare alla ricostruzione del Rifugio Italia e a aderire all’iniziativa per portare le firme raccolte al Parlamento Europeo e al Ministero degli Affari Esteri, nella persona del ministro Emma Bonino, chiedendo di tutelare un connazionale che si batte fra mille difficoltà per una causa civile e umanitaria. Per supportare la causa, basta andare al link http://goo.gl/nzKGDV e cliccare su “firma”.

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