Su una Fiat Panda al Mongol Rally: tre italiani alla corsa “più pazza” del mondo. FOTO

I due lecchesi Lorenzo Biraghi e Marzio Invernizzi, con il milanese Leonardo Caprio del team Genghis’s Panda parteciperanno all’edizione 2016 della gara che attraversa due continenti

15 Febbraio 2016
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Tre ragazzi, una vecchia Fiat Panda e l’Eurasia da attraversare: questa l’avventura di tre studenti italiani, che parteciperanno al Mongol Rally.

I due lecchesi Lorenzo Biraghi e Marzio Invernizzi, con il milanese Leonardo Caprio del team Genghis’s Panda parteciperanno all’edizione 2016 di una delle corse più pazze e lunghe del mondo.

Ragazzi, spiegateci innanzitutto un po’ cos’è il Mongol Rally

È una gara non competitiva per beneficenza, che parte dall’Europa e arriva alle steppe mongole. L’arrivo storico è Ulan Bator, la capitale della Mongolia, mentre ora l’arrivo è a Ulan Ude, in territorio russo, a circa 600 km di distanza. In pratica attraversiamo più di 90° di longitudine e 7 fusi orari differenti

Parlate di 600 km come fossero un nonnulla, ma è circa la distanza Milano-Roma. Quanto è lungo il vostro itinerario? E sapete già qual è la strada da fare?

Purtroppo o per fortuna dobbiamo considerare che 600 km sono “pochi”: la partenza ufficiale è a Londra, ma noi ci accoderemo alla carovana a Budapest il 20 luglio. Dopodiché proseguiremo fino al Mar Nero e scenderemo attraverso la Turchia per arrivare al Mar Caspio. Lì dovremo prendere un traghetto per il Turkmenistan, primo dei 5 “stan” che attraverseremo (Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan e Kazakistan), dove la condizione delle strade potrebbe iniziare a darci qualche problema. Proseguiremo poi verso nord per passare in Siberia e puntare alla Mongolia. Questo percorso viene solitamente definito come southern route e si aggira intorno ai 15000 km, ma in realtà il percorso non è prefissato dall’organizzazione: c’è stata gente che è addirittura passata dall’Africa!

Ma come, una gara in cui il percorso non è prefissato? E chi vince?

Il Mongol è un rally non competitivo. Gli scopi sono unicamente quelli di fare beneficenza e fare qualcosa che su due piedi può sembrare senza senso, ma che in realtà vuole essere un invito allo stacco dalla routine, al tornare a scoprire il mondo circostante con occhi nuovi e contemporaneamente occhi di una volta, ad approcciarsi alla vita in una maniera diversa da quella frenetica del mondo occidentale, a visitare luoghi e nazioni che la maggior parte delle persone non ha nemmeno mai sentito nominare.

Le regole infatti sono soltanto due e seguono precisamente questa logica:

– È vietato l’utilizzo di qualsiasi tipo di dispositivo satellitare (quindi niente navigatore)

– Il mezzo non deve avere una cilindrata superiore a 1200 cm3 e deve essere più vecchio di 10 anni.

In pratica chi arriva, vince!

Immagino proprio che non sarà facile. Come vi state organizzando?

Non si può dire che sia facile, infatti ci stiamo già dando molto da fare per organizzare tutto il necessario. La macchina l’abbiamo ricevuta dal mitico fornitore Automottola, soltanto pochi giorni fa: una bella Panda rosso corsa che sembra appena uscita dalla fabbrica, ma in realtà ha 17 anni!

Ora dobbiamo innanzitutto fare qualche modifica meccanica, che speriamo ci impedisca di rimanere a piedi nel bel mezzo del deserto, e affrontare tutto l’iter burocratico per i visti, che è forse il lavoro più complesso, e soprattutto più dispendioso.

Avete detto che è un evento di beneficenza.

Sì infatti per potersi iscrivere è necessario effettuare una donazione di almeno 500 sterline all’associazione CoolEarth che si occupa di tutela della foresta amazzonica, un’altra quota di 500 sterline ad associazioni a discrezione del team. Noi stiamo ancora valutando quali associazioni aiutare, di sicuro però daremo un contributo alla onlus “Make a difference” che ha come obiettivo rendere l’istruzione disponibile anche nelle aree più disagiate del pianeta.

Anche la parte economica avrà il suo peso quindi, soprattutto visto che siete tutti studenti.

Assolutamente sì. Siamo tre studenti di ingegneria che con questa gara cercano di uscire dagli inferi del Politecnico. Purtroppo i nostri fondi non sono enormi, e l’impresa è molto costosa, innanzitutto per le ingenti spese burocratiche. Se qualche lettore fosse interessato, e volesse in un certo senso fare parte anche lui del team Genghis’s Panda e vivere l’esperienza con noi, può aiutarci con una sponsorizzazione. Stiamo attivandoci per personalizzare la carrozzeria del nostro bolide rosso con vari loghi, proprio come in ogni rally che si rispetti.

Vi sentite di più Gengis Khan o Marco Polo?

Entrambi. Marco Polo perché andiamo a scoprire terre di fatto ignote. Gengis Khan perché come lui dovremo combattere per ogni chilometro percorso, contro audaci nemici quali deserti, steppe, neve, picchi e guadi, che metteranno a dura prova la nostra resistenza e quella della Panda.

In bocca al lupo ragazzi!

Crepi il lupo e grazie! Se qualcuno volesse, sul nostro sito e sulla nostra pagina Facebook si possono seguire tutti i nostri progressi e il tragitto nel dettaglio

 

 

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