I Giovani Padani di Tradate contro l’arrivo di profughi. Un dissenso, il loro, che è difficile esprimere, come ha spiegato il coordinatore Stefano Martinelli, che cita l’esempio della diretta televisiva di ieri.
“Alle 16, durante la registrazione del programma “Dalla vostra parte” di Rete 4, si è visto e subito un comportamento indecoroso oltre che fortemente lesivo della libertà di opinione”.
La popolare trasmissione di Rete 4 desiderava effettuare un collegamento da Tradate per chiedere alla popolazione cosa pensasse dell’imminente trasferimento di 70 profughi dall’attuale ubicazione a Venegono in quel di Tradate presso l’istituto “Barbara Melzi”.
“E’ indecente che una decina di persone non permettano a nessuno di parlare a meno che non dicano esattamente ciò che desiderano loro – commenta Martinelli – era letteralmente impossibile seguire la trasmissione poiché le urla e gli schiamazzi tipici di certi pollai coprivano la voce del conduttore e degli ospiti in studio. Sono profondamente deluso poiché è stato del tutto inutile cercare il dialogo con queste persone. Quando l’inviata li ha più volte invitati a prendere parte al dibattito in maniera civile e consona all’educazione basilare si sono sempre trincerati dietro insulti e grida confuse. Avrei gradito un confronto serio e costruttivo per ricercare la soluzione migliore ad un problema generato da persone incompetenti che ricoprono alti incarichi istituzionali. Come giovani Padani abbiamo più volte manifestato il nostro totale dissenso a questa gestione del problema immigratorio, che viene trattato dai prefetti e dal Ministero degli Interni in maniera pressapochista nonché imbarazzante. Nel caso specifico di Tradate, ci troviamo di fronte a 70 ragazzi, di età compresa tra i 18 e 25 anni. Tutti richiedono lo status di profugo o rifugiato ma ben pochi arrivano da zone di guerra. Provengono da 7 paesi, di cui due si possono considerare zone di guerra. Parliamo infatti del Mali e della Nigeria dove in quest’ultima vediamo sanguinose stragi ad opera di Boko Haram, ma in Bangladesh, Guinea, Senegal, Gambia e Costa D’Avorio non mi risultano guerre, costoro sono semplicemente migranti economici ovvero clandestini e devono essere rimpatriati! Li avete visti? Non si può certo dire che siano denutriti, se nei loro territori di origine ci fosse veramente la guerra dovrebbero restare giù a combattere contro gli invasori per difendere i sacrifici dei loro genitori come fecero i nostri avi”.
“Ho faticato a intervenire nella trasmissione per esprimere il mio personale disagio riguardo al trasferimento di decine di persone nella mia città, all’impatto sul tessuto sociale che ciò comporta e anche all’ingente costo in termini economici e sanitari ma non mi è stato possibile. Mi sarebbe piaciuto chiedere ad alcuni ospiti in studio quale fosse la loro soluzione al problema immigrazione e capire se realmente esiste un piano per affrontare questo momento di emergenza, sebbene di emergenza non si tratti dato che sono due anni che assistiamo inerti a continui sbarchi e tragiche morti in mare. – Così commenta Greta Uslenghi, giovane residente del comune di Tradate che conclude – Ci dicono che mantenere costoro costa 32 € al giorno e che questi soldi non provengono dalle casse del comune ma da fondi europei, quindi una nuova domanda sorge: i soldi dei fondi europei non vengono forse dalle nostre tasse? Preferirei aiutare con quei fondi i cittadini tradatesi in difficoltà senza un lavoro e che magari stanno perdendo la casa”.