Parcheggio alla Prima Cappella, la controproposta: «Usiamo i fondi per finanziare il lavoro creativo dei giovani. In stile Silicon Valley»

Il sindaco di Comerio Silvio Aimetti interviene nel dibattito sulla realizzazione dell’autosilo al Sacro Monte. E, dopo aver appoggiato l’idea di un’unità tra capoluogo e comuni limitrofi, propone di investire i fondi dell’opera per creare luoghi di co-working e per ‘inventori su commessa’

20 Gennaio 2015
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Coworking

Egregio Direttore,
Le scrivo qualche tempo dopo la proposta relativa alla “grande Varese”, scopo di questa lettera è quello di dare continuità a quanto proposto entrando nel vivo di un progetto, attualmente all’attenzione dell’amministrazione comunale di Varese e dell’opinione pubblica per proporre un’alternativa, che credo possa rilanciare in modo più efficace il ruolo e la leadership di Varese in ambito provinciale e non solo.
Il progetto è quello del parcheggio del Sacro Monte, opera considerata indispensabile dall’amministrazione comunale ma nel contempo ritenuta inutile da molta parte dell’opinione pubblica che tra l’altro ha organizzato una vera e propria opposizione democratica alla realizzazione di quest’opera.

Non è sicuramente mio compito e non sarebbe corretto unirmi ai comitati, credo però che proporre un’alternativa concreta basata su due concetti fondamentali quali il lavoro ed i giovani, possa magari contribuire a rivedere quanto deliberato e questo in un’ottica di rilancio più ampio della nostra amata Varese.

La proposta che potremmo sintetizzare come una sorta di fabbrica delle idee, predisposta di concerto con l’ing. Mario Botti, tra i massimi esperti italiani di brevetti e proprietà intellettuale, è quella di destinare l’importo per la realizzazione del parcheggio, se non erro circa 2,3 milioni di Euro, alla riqualificazione/ristrutturazione di stabili di proprietà dell’amministrazione comunale di Varese, o di altre municipalità della grande Varese, che sarebbero poi destinati a sedi di una sorta di azienda municipalizzata o a capitale misto pubblico-privato (bisognerà studiare la forma societaria ad hoc in modo tale da non creare il classico carrozzone), nei quali potranno trovare spazio 100 postazioni per ”inventori su commessa” e spazi di co-working, il tutto a servizio delle imprese.

Prima di descrivere con qualche dettaglio in più questo progetto, vorrei evidenziare alcuni aspetti positivi di Varese; città con un glorioso passato industriale fatto di imprenditori molto capaci e innovativi (il “Comeriese” Borghi, Bassani, e tanti altri), attualmente sede di ben due università (Insubria e LIUC) che, ognuna per i propri ambiti, partecipano in modo importante nel sostenere l’alta formazione dei nostri giovani e la cultura della città.

Il problema sorge nel momento in cui i nostri giovani terminano il loro ciclo di studi universitari, per fortuna non siamo soggetti ai terrificanti tassi di disoccupazione giovanile del Mezzogiorno ma anche da noi, molti giovani diplomati e neolaureati faticano a trovare un lavoro confacente le competenze acquisite durante i loro studi e come ben sapete molti altri scappano all’estero non solo per brevi periodi ma attirati da migliori opportunità. Quanto spreco di cervelli e di capacità che lasciamo in un angolo o regaliamo all’imprenditoria straniera, dopo avere speso per la loro formazione senza renderle disponibili ad un sistema imprenditoriale, che invece, avrebbe un estremo bisogno di queste nuove risorse, esperte nell’utilizzo della rete (molti di loro infatti possono essere considerati nativi digitali), con esperienze di studio all’estero e con tante altre qualità.

Che caratteristiche dovrebbe avere la suddetta fabbrica delle idee? Cercherò di sintetizzare:

· E’ una modalità per offrire occupazione qualificata a giovani laureati e diplomati.

· E’ un modo per svolgere ricerca applicata e finalizzata al raggiungimento di obiettivi concreti per impieghi di carattere industriale

· E’ un crogiuolo di menti che, a fronte di un insieme di problematiche di natura tecnica, lavorano in sinergia per trovare soluzioni innovative concrete

· E’ un insieme di gruppi di lavoro che operano in modo indipendente su specifici aspetti di uno stesso problema tecnico, o su problemi tecnici diversi tra loro, al fine di giungere a soluzioni
originali ed economicamente sostenibili

· E’ un modo per raccogliere la sfida mondiale sulle alte tecnologie e per cercare di ritornare a competere con Paesi che stanno progredendo con tassi di crescita maggiori dei nostri

· E’ un diverso sistema di concepire gli sforzi di ricerca e sviluppo che normalmente possono permettersi solo le grandi multinazionali

· E’ una concreta possibilità per avviare una ripresa economica non effimera ma basata su innovazione, sviluppo e nuove tecnologie

E’ risaputo che nel nostro Paese vi è una scarsa sensibilità ed educazione nei confronti delle opportunità offerte dalla protezione brevettuale e dalla proprietà intellettuale, ma i numeri che emergono dalle statistiche sono preoccupanti in chiave futura. Nel Paese di Leonardo, Marconi, Fermi e Levi Montalcini, non vi è alcuna azienda italiana neppure tra le prime 100 che in Europa depositano abitualmente domande di brevetto europeo.

Perché allora non cercare di porre rimedio a questo ritardo lanciando un progetto di questo tipo proprio da Varese? A tal proposito, e fatte le debite proporzioni, è giusto ricordare che la celebre Silicon Valley californiana è nata grazie ad investimenti pubblici a cui sono seguiti, solo in un secondo momento, i tanto acclamati fondi di venture capital.

Obiettivo sarà quindi quello di stimolare dapprima e favorire poi lo sviluppo di attività imprenditoriali altamente innovative e votate iniziative potenzialmente di interessante remunerazione.  Le commesse potranno essere sia esterne che interne, in quest’ultimo caso generate dalla contaminazione della rete di cervelli che lavoreranno assieme. Il poter contare su un team di “inventori su commessa”  qualificati e predisposti alla risoluzione di problemi tecnici porterebbe con il tempo a conquistare la fiducia di molte società, anche di medie e piccole dimensioni, tipiche del substrato industriale lombardo, che troverebbero conveniente appoggiarsi a questo tipo di consulenza esterna non essendo al proprio interno attrezzate per svolgere attività di ricerca e sviluppo.

I settori sui quali potrà lavorare “la fabbrica delle idee” sono numerosi; medicale, automotive, domotica, celle a combustibile, sistemi di accumulo dell’energia, avionica, nanotecnologie, neuroscienze, biologia, meccatronica… solo per citarne alcuni che richiedono massicce attività di ricerca e sviluppo.  E’ evidente che questa mia proposta comporta un radicale cambio di mentalità, ma forse è arrivato davvero il momento di smetterla con le inutili colate di cemento. Dobbiamo avere più fiducia nel futuro ed avere il  coraggio di investire nelle nuove generazioni e nella loro capacità di innovare e non parcheggiare le possibilità di conoscenza in un “garage”.
Cordiali saluti

Silvio Aimetti
Sindaco di Comerio

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