Una possibile svolta sul delitto di Lidia Macchi. La Procura di Milano avrebbe infatti chiesto il rinvio a giudizio per omicidio volontario di Giuseppe Piccolomo.
A dare la notizia è il Tgcom24, che ha pubblicato l’articolo sul proprio sito web poco prima delle 19 di sabato 26 luglio. E l’ha diffusa anche attraverso i canali televisivi Mediaset.
Lidia Macchi era stata trovata senza vita il 5 gennaio 1987, 27 anni fa, nei boschi vicino a Cittiglio.
La Procura di Milano, riporta il Tgcom24, aveva avviato le indagini su Piccolomo, che si trova già in carcere per il delitto, del 2009, di Carla Molianri, il famoso “caso delle mani mozzate”, nell’autunno scorso, a seguito della denuncia delle figlie dell’indagato, che da anni dicevano di essere convinte della responsabilità del padre perché con loro, da piccole, si era più volte vantato del delitto di Lidia Macchi.
Il sostituto procuratore generale di Milano, Carmen Manfredda, ha dunque depositato l’avviso di chiusura delle indagini, continua il Tgcom24.
Tra gli elementi che supportano le accuse, una foto di Piccolomo da giovane, che viene trasmessa da Tgcom24 in una puntata di Quarto grado e acquisita agli atti: l’immagine corrisponderebbe all’identikit tracciato, a suo tempo, da tre donne che avevano denunciato di essere state molestate sul piazzale dell’ospedale di Cittiglio due giorni prima del delitto. Su quel piazzale Lidia Macchi aveva parcheggiato la propria auto, prima del delitto.
Tra gli altri elementi a carico di Piccolomo vengono sottolineati, sempre nell’articolod i Tgcom24: “Le similitudini con il delitto di Carla Molinari, per la dinamica e il depistaggio; la vicinanza tra la sua abitazione e il posto del ritrovamento del corpo di Lidia; il tipo di imballaggio usato per coprirne il corpo. Rilevante, e acquisita agli atti, anche l’intervista rilasciata da Piccolomo a Quarto grado in cui l’uomo, dichiarandosi estraneo all’omicidio, ammetteva però di essersi recato sul luogo del delitto.
La Procura ha chiesto anche l’archiviazione per don Antonio Costabile, il sacerdote coinvolto nelle indagini a suo tempo dalla Procura di Varese”.