“Spese pazze” in Regione Lombardia: rinviati a giudizio in 56. Tra loro anche Renzo Bossi e Nicole Minetti

I 56 esponenti politici dovranno rispondere delle accuse di truffa e peculato. Il processo inizierà l’1 luglio

29 Aprile 2015
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Bossiminetti

Ben 56 ex consiglieri regionali rinviati a giudizio. Questa la decisione del gup di Milano Fabrizio D’Arcangelo, per l’inchiesta sulle presunte “spese pazze” che i consiglieri avrebbero effettuato e si sarebbero fatti rimborsare. Le accuse vanno dalla truffa al peculato.

Tra i rinviati a giudizio ci sono Renzo Bossi e Nicole Minetti.

Ma anche altri varesini, oltre al figlio del fondatore della Lega, ovvero Luca Ferrazzi, Cesare Bossetti e Paolo Valentini.

Tra gli altri affronteranno il processo davanti ai giudici della decima sezione penale gli ex assessori della giunta Formigoni Romano Colozzi, Massimo Buscemi e Giulio Boscagli, l’ex presidente del consiglio regionale Davide Boni e l’ex consigliere Stefano Galli (entrambi leghisti), tutti all’epoca dei fatti esponenti della maggioranza. Per le opposizioni sono stati rinviati a giudizio Chiara Cremonesi, Luca Gaffuri ed Elisabetta Fatuzzo.

Dei quattro imputati che avevano scelto il rito abbreviato, il gup ha condannato a due anni di reclusione Carlo Spreafico (Pd) ed Alberto Bonetti Baroggi, eletto nelle liste del Pdl e che ha restituito alla Corte dei Conti la cifra contestata, e a un anno e mezzo di carcere Angelo Costanzo (Pd). Assolto invece per un vizio procedurale Guido Galperti, attuale deputato del Partito Democratico. Prosciolti sempre per vizio procedurale gli ex assessori Gianni Rossoni e Mario Scotti e l’ex capogruppo del Pd Carlo Porcari.

Stralciata invece la posizione del’ex assessore Franco Nicoli Cristiani che ha chiesto di patteggiare una pena di oltre 2 anni in continuazione con la condanna gia’ patteggiata per la vicenda della discarica di Cappella Cantone. La sua richiesta verrà valutata da un altro gup il prossimo 30 aprile.

Gli ex consiglieri, di cui alcuni ancora in carica, sono accusati di aver utilizzato, tra il 2008 e il 2012, i fondi pubblici assegnati ai singoli gruppi regionali per spese personali, tra le quali l’acquisto di torroni, gratta e vinci o cartucce da caccia, e per pagare cene a base di aragosta e sushi oppure merende con piadine e nutella. Il tutto per circa tre milioni di euro.

Bossi jr., tra il 2010 e il 2012, avrebbe ottenuto rimborsi, secondo l’accusa, per  oltre 15.000 euro. In conto spese avrebbe messo anche per caramelle, gomme da masticare, cocktail, giornali, sigarette, un iPhone, auricolari, un computer e il libro ‘carta Straccia’ di Giampaolo Pansa.

A Nicole Minetti sono state contestate spese per oltre 19.000 euro, soldi che sarebbero stati utilizzati in gran parte per ristoranti e bar, ma anche per l’acquisto di oggettistica all’Ikea e del libro ‘Mignottocrazia’ di Paolo Guzzanti.

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