Una pendolare di Busto racconta i problemi di sicurezza che si vivono quotidianamente nella stazione di Busto. Una testimonianza ripresa dalla pagina del “Comitato Pendolari Trenord Busto Arsizio”.
“Ore 20.30: come al solito, stazione Busto Nord invasa da soggetti pericolosi. Chiamo il Commissariato di Busto e segnalo con dovizia di particolari, la situazione. Risposta: “ma lei come si chiama?” Fornisco le generalità, per poi sentirmi dire “deve chiamare il 112”. Al che, rispondo che altre volte ho chiamato questo numero. E lui “stasera deve chiamare il 112”. Non capisco ma obbedisco. Chiamo il 112. Risponde un tizio, e racconto di nuovo, quello che ho raccontato poco prima. Risposta; “ma lei come si chiama?” Fornisco di nuovo le generalità, per poi sentirmi dire “adesso le passo i carabinieri”. Nell’attesa (lunga) ho modo di ascoltare in multilingue, l’invito a non riagganciare. Al fine, rispondono, e ripeto per la terza volta la pappardella. E qui, parte la domanda di rito: “ma lei come si chiama?” Dopo aver fornito nuovamente le generalità, mi chiedono se i soggetti in questione, hanno aggredito qualcuno. Rispondo che per il momento non mi risulta, ma che spero di non dover aspettare che accada qualcosa di grave per doverli chiamare. La telefonata termina con la promessa che manderanno una pattuglia. Morale della favola: se chiamate le forze dell’ordine, pare che la cosa più importante siano le vostre generalità…”.