L’Atlante Enea dell’innovazione a disposizione delle imprese varesine

Dall’inventare al fare: il nuovo strumento dell’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie studiato per permettere alle invenzioni di trovare applicazione concreta nell’industria

14 Dicembre 2015
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Invenzione non è sempre sinonimo di innovazione. Una nuova tecnologia riesce a creare crescita e sviluppo solo se qualcuno è in grado di farla uscire dal laboratorio per portarla in un’impresa e inserirla nel suo ciclo produttivo e distributivo. Solo allora l’intuizione del ricercatore diventa vantaggio per l’industria e i consumatori. Dal dire, al fare. Dall’inventare, allo sviluppare. Come riuscirci? A cercare di dare una risposta concreta a questa domanda è l’Atlante ENEA presentato alle imprese varesine durante un incontro organizzato a Gallarate dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese nell’ambito del proprio ciclo di incontri “Le frontiere dell’innovazione”.
L’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha messo online un Atlante dell’innovazione tecnologica dove sono pubblicati e descritti più di 500 servizi avanzati, soluzioni e prodotti di ultima generazione che sono a disposizione delle imprese in tutta una serie di ambiti. Dall’energia, all’agroalimentare. Dalle fonti rinnovabili, all’efficienza energetica. Passando per le biomasse, la tracciabilità dei prodotti, la sensoristica, i laser, i nuovi materiali. Per ogni singola invenzione ideata e in fase di sviluppo nei laboratori dell’Enea è disponibile lo stato di avanzamento e di maturazione. Un sistema che, per la prima volta, incrocia dunque l’offerta tecnologica dei vari centri di ricerca Enea e la domanda di innovazione delle imprese. “L’obiettivo – ha spiegato Nicoletta Amodio, dell’Area Innovazione e Education di Confindustria – è di facilitare l’accesso delle piccole e medie imprese e delle loro associazioni di rappresentanza ai servizi e ai prodotti avanzati offerti da Enea, per così agevolarle nel superare quello che spesso è il gradino più ostico: l’attività del trasferimento tecnologico dal laboratorio allo stabilimento”.
In pratica ogni impresa può da oggi andare sul sito dell’Enea e cercare quelle tecnologie in fase di sviluppo che sono più utili ai propri bisogni di innovazione o che magari sono in grado di risolvere un particolare problema che blocca la creazione di un nuovo prodotto o l’implementazione di un nuovo processo. “Dietro ogni tecnologia condivisa attraverso l’Atlante col sistema produttivo del nostro Paese – spiega Marco Casagni, della sezione Industria e Associazioni imprenditoriali di Enea – c’è un gruppo di ricercatori a disposizione delle imprese. Ogni tecnologia studiata nei nostri laboratori può essere adattata alle singole esigenze. Noi siamo qui per questo, per confrontarci con le aziende. Enea in questo modo punta sul trasferimento tecnologico come strumento di sviluppo del Paese”.
Vari i fronti aperti. Qualche esempio proposto alle imprese varesine? Quello della cosiddetta simbiosi industriale. Quel sistema che fa dei rifiuti e degli scarti della produzione di un’impresa, materia prima per il ciclo produttivo di un’altra. In questo modo una piccola impresa meccanica del Varesotto impegnata nell’indotto degli elettrodomestici è stata in grado di risparmiare fino a 40mila euro all’anno, grazie al reinserimento sul mercato del proprio scarto di rame e argento. Ciò che manca oggi è però una vera e propria banca dati on-line che riesca a far incrociare domanda e offerta di questi rifiuti preziosi. Una sorta di eBay dello scarto industriale.
Altra interessante frontiera dell’innovazione è quello della buon vecchia ceramica. Uno dei migliori isolanti resistenti al calore. Materiale troppo delicato per utilizzi industriali. Fino a ieri, però. Perché oggi le nuove fibre ceramiche sviluppate dalla ricerca ne permettono l’utilizzo anche sulle turbine degli aerei, con risparmi ottenibili sui costi del trasporto su ali fino al 15%. Il problema fino a qualche tempo fa era che questi nuovi materiali in ceramica potevano arrivare a una quotazione di 1.000 euro al chilo. Nuovi sviluppi possono, però, far scendere questi prezzi fino a 100 euro al chilo. E tutto cambia. Utilizzo e fattibilità dell’investimento in primis. Fino a qualche anno fa a disposizione dei soli budget militari ed ora alla portata anche del comparto civile.
Altra frontiera è poi quella della fabbricazione digitale e della stampa 3D. Molto più di una moda o di una rivoluzione. Ma la soluzione di molti problemi industriali, così come motore di propulsione per la creazione di un nuovo consumatore. Di che tipo? Sempre di più molti brand della moda, ma non solo, puntano sulla personalizzazione estrema del prodotto. Dove tutta una varietà di componenti messi a disposizione, on-line o in negozi tradizionali, fa del cliente l’assemblatore del bene che poi acquisterà. Con la possibilità di scegliere colori e forma. Ma il futuro, già nei progetti di alcune aziende, è di andare anche oltre. Di permettere al singolo cliente di prototiparsi on-line il bene che vuole acquistare e, schiacciando un solo pulsante, dare avvio alla produzione per sé. Come dire: il consumatore che oggi è sempre più protagonista in negozio (sia esso virtuale o spazio fisico), in futuro entrerà anche in fabbrica e farà da capo reparto di e per se stesso. Per esempio nelle scarpe. Di cui un software permetterà di progettare dalla suola, alle stringhe, passando per il colore e il materiale. La sfida, per le imprese, è di creare tale software in modo che possa essere utilizzato da chiunque, senza necessariamente essere uno stilista. Le nuove frontiere dell’innovazione passano anche da qui.

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