Grande successo per gli incontri con i lavoratori tenuti da OCST e Cisl dei Laghi in tema di frontalierato. Nelle tre serate organizzate in provincia di Varese
(Arcisate, Luino e Varese) sono stati più di 400 i frontalieri presenti e partecipativi.
A condurre le serate Andrea Puglia e Francesco Ceccarelli per l’OCST, Cataldo Rinaldo ed Osvaldo Caro per la Cisl dei Laghi, che hanno spiegato, a partire
dall’accordo sulla doppia imposizione firmato tra Svizzera ed Italia nel 1974, la storia e le ultime evoluzioni in tema fiscale.
Un accordo, quello del 1974, rispetto cui la Svizzera avanzò l’ipotesi della disdetta, che avrebbe significato la cessazione dei ristorni economici all’Italia
con conseguente assoggettamento dei lavoratori di frontiera ad una doppia imposizione, come già oggi succede ai cosiddetti “frontalieri fuori fascia”.
Di fronte a questo scenario i due Governi hanno deciso di revisionare l’accordo, tenendo conto di quanto accade a livello europeo, dove è prevista l’imposizione
fiscale del lavoratore nello stato di residenza.
Lo scorso febbraio si è quindi giunti alla firma del nuovo accordo da parte delle due delegazioni. L’iter prevede ora che venga firmato dai rispettivi ministri e
convalidato dal Parlamento, così da diventare legge.
I tempi di entrata in vigore del nuovo sistema non sono ancora certi. Ad oggi pare dovrà entrare in vigore a partire dal 2019, con la prima tassazione prevista da
questo nuovo regime nel 2020.
Nel corso delle assemblee organizzate da CISL dei Laghi ed OCST nel Varesotto sono stati illustrati i contenuti fondamentali di questo nuovo accordo:
– A partire dal 2020 il lavoratore frontaliere pagherà in Svizzera il 70% dell’imposta alla fonte che paga oggi.
– I dati completi del salario (salario lordo e trattenute effettuate) del frontaliere verranno trasmessi al fisco italiano dalle autorità svizzere.
– L’Italia dedurrà dal reddito del frontaliere tutti i contributi sociali e previdenziali (AVS, disoccupazione, infortuni, malattia, secondo pilastro) e gli
assegni familiari.
– Sarà inoltre scontata una franchigia di euro 7.500.
Sul reddito rimanente il fisco italiano calcolerà l’IRPEF (detraendo quanto previsto per i carichi di famiglia). Infine, dall’Irpef risultante verrà detratta l’imposta
alla fonte già pagata in Svizzera.
Il contribuente riceverà quindi dal Ministero delle Finanze la dichiarazione precompilata con la cifra da pagare e qualora avesse spese da detrarre potrà
chiedere la correzione attraverso i CAF.
Con l’accordo a pieno regime la decurtazione sui salari netti varierà molto a seconda del reddito: dallo 0% al 25%, con una media del 15%.
Nel corso delle assemblee i relatori hanno anche informato i presenti sulle proposte inviate unitariamente dai sindacati (CISL e OCST con CGIL, UIL e UNIA) al Ministero delle Finanze, volte a limitare l’impatto economico sui lavoratori.
Le proposte sono le seguenti:
– Forte innalzamento della franchigia, da 7.500 a 10.000/12.000 €, ipotizzando un’indicizzazione della stessa in funzione dei carichi di famiglia.
– Utilizzo di parte del gettito per la creazione di un nuovo ammortizzatore sociale per i frontalieri, che servirebbe ad aumentare il tetto massimo di 1.300 € previsto dalla NASPI (disoccupazione) anche per i frontalieri.
– Tassazione della previdenza svizzera al 5%, non solo per l’AVS ma anche per la rendita del secondo pilastro e i prepensionamenti, in modo da detassare fortemente le pensioni rispetto ad oggi, per bilanciare la contrazione salariale ricevuta durante l’attività lavorativa.
– Stabilire in quindici anni, cinque in più di quelli previsti oggi, il periodo di transizione al nuovo sistema di tassazione.
– Possibilità di dedurre il terzo pilastro aperto in Svizzera.
Grazie all’intervento del consiglio generale degli italiani all’estero si è ottenuta la garanzia per l’apertura di un tavolo tecnico dedicato ai frontalieri presso il
Governo. In futuro il sindacato potrà sedervi quale organo consultivo ed avere la possibilità di dare continuazione alle proposte formulate anche in caso di caduta
del Governo.