Egiziano “perseguitato” perché cristiano. Non succede in Medio Oriente. Ma a Varese

Il giovane Anis, 27enne, in Italia da due anni, rappresenta un modello di cittadino straniero che lavoro sodo per integrarsi. Ma a ”minacciare” la sua tranquillità potrebbe essere chi non condivide la sua fede

25 Febbraio 2015
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Pizzeria 2

Minacciato più volte. Perché è cristiano. Se purtroppo le persecuzioni di cristiani sono all’ordine del giorno, in alcuni Paese a maggioranza musulmana, che questo avvenga in Italia, Paese laico a maggioranza cristiana, suona come un campanello d’allarme. Infatti, una delle piste che la Digos sta seguendo nelle indagini sull’attentato alla pizzeria Gabri è proprio la discriminazione religiosa. Anis, il giovane proprietario egiziano, non ha mai nascosto la propria fede cristiana.

Anzi, ne va fiero e la professa apertamente, tanto da appendere un crocifisso nel suo locale. E per quel crocifisso è stato anche insultato e minacciato da un nordafricano, che gli aveva intimato di toglierlo.

Proprio dopo questo episodio, a novembre, Anis ha subito il primo atto vandalico contro la pizzeria. La persona che lo aveva minacciato ora è in carcere, ma per altri reati.

Poco prima di Natale il secondo “raid”, ad opera sempre di ignoti, ancora una volta contro la vetrina del negozio. Mentre a fine gennaio la terza intimidazione: questa volta gli sfondano completamente il vetro accanto alla porta di ingresso, e un pezzo della mazza utilizzata rimane dentro il locale. Dopo questo episodio, aveva già deciso di parlare, raccontando la sua storia. “Sono arrivato in Italia due anni fa. Prima ho lavorato in Sicilia, poi sono arrivato qui a Varese. Mi interessa solo lavorare, portare avanti la mia attività in maniera limpida e legale”.

Il gestore nega di avere mai avuto richieste di pizzo. Anche se nessuna pista è esclusa, al momento, nelle indagini, gli inquirenti si starebbero concentrando soprattutto su quella religiosa.

E le istituzioni sono in allerta.
Nella mattinata di ieri, l’assessore alla Polizia Locale Carlo Piatti, insieme al commissario Ferrario, ha effettuato un sopralluogo al locale bruciato. “Non abbiamo trovato il gestore – spiega Piatti – quindi siamo andati a parlare con il parroco, che ci ha raccontato la vicenda. Il giovane proprietario, Anis, di origine egiziana, è infatti di fede cristiana. E per questo avrebbe già subito “minacce” da parte di alcuni musulmani, che non tollererebbero la presenza di un egiziano che non sia un fedele dell’Islam. “Ha anche un crocifisso appeso nel locale – continua Piatti – ieri mattina si è recato anche a messa. Sul caso comunque sta indagando la Polizia di Stato, quindi aspettiamo di vedere quale sarà l’esito delle indagini”.

Ma il rischio che si tratti di discriminazione religiosa, alla luce delle intimidazioni precedenti, è molto probabile.

Gli abitanti e chi lavora in via Garibaldi da tempo ha chiesto al Comune un maggior controllo. In particolare, era stata fatta la richiesta per installare una videocamera che monitorasse la strada. Un sistema per “scoraggiare” ulteriori vandalismi. L’assessore Piatti tuttavia sottolinea come il sistema di videosorveglianza purtroppo non sarebbe risolutivo: “Soprattutto di notte, se gli autori di crimini come questo si camuffano il viso con cappucci o altro, il riconoscimento diventa difficile”.

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