È giusto che lo Stato paghi per il rapimento di Italiani?

Un lettore si interroga sull’opportunità o meno di pagare un riscatto per la liberazione di ostaggi. E invoca la necessità di regole per tutti gli Italiani che decidano di andare all’estero in luoghi pericolosi

19 Gennaio 2015
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Liberazioneragazze

Non c’è che dire, il dubbio amletico se è giusto pagare o meno rimane nonostante le valutazioni e le opinioni di tanti politici e giornalisti. Come per tante altre vicende vi è il pro e il contro.
Mi chiedo cosa avrebbero detto coloro (politici ed opinionisti) che contestano l’eventuale pagamento del riscatto se lo Stato italiano non avesse pagato l’ipotetica somma e il rapimento avesse avuto un tragico epilogo per le due ragazze, come è avvenuto purtroppo per tanti poveri disgraziati, militari, giornalisti ed altri? 

Molto probabilmente avrebbero gridato con veemenza il loro disappunto contro il Governo e il Parlamento che sprecano miliardi per i loro tanti privilegi e poi lasciano uccidere due povere fanciulle per non aver pagato il loro riscatto.

Che il problema non sia di facile soluzione è certo, e lo ha bene evidenziato in un recente articolo anche Francesco Caielli, giornalista de “La Provincia di Varese”, dove tra l’altro segnala la discordanza nell’applicazione della legge italiana che prevede il blocco dei beni delle famiglie di persone rapite, perché coi rapitori non si tratta! E qui sorge un’altra domanda, come dice anche Caielli: il dettame della legge cambia a secondo che si venga rapiti  in Italia o sequestrati in paesi notoriamente pericolosi? Allora in tal caso occorre tener presente che per gli italiani che si trovano in determinati Paesi ritenuti pericolosi non esiste il rischio di essere rapiti soltanto da guerriglieri o bande di rivoltosi ma anche da organizzazioni criminali o gruppi bene organizzati anche dove non c’è guerra. Non è da escludere pertanto l’eventualità che questo genere di “affare” può interessare anche a qualche organizzazione malavitosa italiana ramificata all’estero.

È necessario pertanto porre delle regole ferme per tutti gli Italiani che si recano all’estero, in particolare nei Paesi “caldi”. Gli interessati devono chiedere un visto preventivo al Ministero degli Esteri su domanda da parte dell’Organizzazione Umanitaria cui si appartiene o da parte dell’azienda per la quale si va a lavorare.

Ritornando alla vicenda delle due ragazze, difatti, qualche dubbio viene spontaneo e cioè che non siano state rapite da guerriglieri fondamentalisti ma da una organizzazione diversa perché, buon per loro, non appaiono per nulla denutrite, patite, emaciate, maltrattate od altro, come invece abbiamo visto in quali condizioni erano, purtroppo, altre persone rapite in quei luoghi dai fondamentalisti.

Martino Pirone

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