Nell’affrontare il coronavirus siamo passati dalla paura a cercare di minimizzare il problema. Ritengo sia giusto fare chiarezza mantenendo un po’ di coerenza e di buon senso.
Le istituzioni sono state criticate per avere, a parere di molti, intrapreso azioni considerate esagerate. A sostegno di questa teoria si è detto che Covid-19 non è molto diversa da una banale influenza e che in ogni periodo influenzale muoiono molte persone. Tuttavia ritengo, in linea con i maggiori organi internazionali tra cui l’OMS, che questo paragone non sia del tutto corretto e che l’attuale epidemia da Covid-19 abbia peculiarità che giustifichino un atteggiamento molto più prudenziale.
Covid-19 è provocata da un virus nuovo, non sappiamo ancora come esattamente si trasmetta per via respiratoria né quale contagiosità possieda; non esiste ad oggi alcun trattamento che sia realmente efficace. Al contrario, conosciamo molto bene le caratteristiche dell’influenza stagionale, per la quale abbiamo a disposizione vaccini efficaci e una terapia in grado di controllare lo sviluppo e il progredire della malattia.
Per questo credo sia opportuno, ragionevole e giustificato l’atteggiamento tenuto dalle Regioni del Nord Italia e dall’Unità di crisi che sta gestendo l’emergenza. Forse non tutte le strategie e le decisioni sono state perfette, ma lavorare in emergenza è sempre difficilissimo. Il quadro epidemiologico cambia di giorno in giorno. Ricordiamoci che il primo caso è stato identificato una settimana fa, e sembra già passato chissà quanto tempo.
Non penso sia questo il momento delle critiche ingiustificate, né delle liti da talk show. Penso invece sia il momento di dare il proprio contributo, il proprio sostegno (scientifico, finanziario, di volontariato o di supporto), di lasciare da parte gli interessi di bottega e dimostrare di essere capaci di lavorare insieme con efficienza, professionalità e solidarietà.
Questo non vuol dire fare allarmismo ma è un invito ad assumere un atteggiamento più serio e razionale. Covid-19 non è influenza, ma nemmeno Ebola o la peste. Siamo in presenza di una nuova epidemia sostenuta da un patogeno che non conosciamo ancora bene per il quale non abbiamo terapie o vaccini. Servono serietà, pragmaticità, collaborazione e sostegno alle Istituzioni. E’ tempo di agire e di prendere decisioni che guardino al futuro, sfruttando al massimo le professionalità in modo sinergico e multidisciplinare.