Chiusura degli uffici postali: inizia la battaglia dei sindacati. A Varese previste 7 chiusure e 15 razionalizzazioni

In Lombardia è prevista la chiusura di 61 uffici e la riduzione del servizio di altri 121. Le sigle sindacali aprono un conflitto di lavoro a causa della carenza di personale

17 Febbraio 2015
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poste italiane

I sindacati danno battaglia ai vertici delle Poste sulla chiusura di molti uffici territoriali in Lombardia. Infatti, è stata aperta oggi formalmente la vertenza per la carenza di personale negli organici che, assieme ad altre, “è la vera motivazione dei provvedimenti di chiusura e razionalizzazione degli uffici postali in Lombardia” spiegano i sindacati. Nella provincia di Varese sono 7 gli uffici postali che verranno chiusi definitivamente, nei prossimi sei mesi: Bolladello, Brenno Useria, Corgeno, Lavena Ponte Tresa 1, Oltrona al Lago, Schianno, Trevisago.

Ma non è finita: il piano di razionalizzazione, comunicato in questi giorni dalla direzione regionale di Poste Italiane ai sindacati (preoccupati per le ricadute occupazionali), prevede anche aperture a giorni alterni, che potranno essere di 2, 3 o 4 giorni alla settimana. Gli uffici interessati sono: Azzio, Brinzio, Cadegliano, Casalzuigno, Castelveccana, Cazzago Brabbia, Ferrera di Varese, Gurone, Mombello, Montegrino Valtravaglia, Ranco, Tronzano Lago Maggiore, Varese 4, Voldomino. I più colpiti, quindi, sono i piccoli comuni del luinese: quelli più isolati, che subiranno disagi importanti.

“Le Organizzazioni Sindacali, ad esclusione della UIL, con una formale comunicazione inviata in data odierna in azienda aprono una vertenza nei confronti dell’Azienda Poste denunciando una insostenibile condizione operativa in ambito MP (Banco Posta) che ha raggiunto livelli di criticità tali da risultare non più sopportabili.

Le carenze di personale negli organici degli uffici postali con innumerevoli postazioni vuote, distacchi e trasferte sempre maggiori, convocazioni per corsi di formazione e per svariati altri motivi oltre l’orario d’obbligo, dilatazione dei tempi di attesa ed improvvise immotivate quotidiane chiusure degli uffici -soprattutto nei piccoli comuni- sono la evidente dimostrazione di una diffusa carenza strutturale alla quale l’azienda intende in piccola parte sopperire con chiusure e razionalizzazioni di uffici.

A questo vanno aggiunte le numerose richieste sindacali di convocazioni, senza risposte, per discutere di importanti ed urgenti argomenti riguardanti l’operatività quotidiana e le conseguenti ricadute sul personale e sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Le 600 unità fuoruscite in Lombardia per pensionamenti ed esodi incentivati negli ultimi 2 anni non rimpiazzate e i mancati passaggi degli attuali circa 200 part-time a full-time hanno creato una condizione di disagio e demotivazione fra il personale che, nonostante la buona volontà ed il senso di responsabilità degli incolpevoli dipendenti, non riescono più a servire in maniera adeguata i cittadini e le imprese. A ciò vanno aggiunte altrettante fuoruscite previste nei prossimi 2 anni.

Una politica così spinta di risparmio sui costi attuata con tagli di personale con perdita di qualità in tutti i servizi, chiusure di uffici ed abbandono del territorio nei piccoli comuni e territori già disagiati per la carenza di servizi ed infrastrutture, non è accettabile se attuata da un’azienda a totale capitale pubblico che da 11 anni produce consistenti utili di bilancio.

Pertanto, le OO.SS. Regionali in base all’art. 17 del CCNL vigente, aprono un formale conflitto di lavoro per i motivi di seguito elencati, chiedendo l’avvio delle procedure di raffreddamento nei tempi contrattualmente previsti (l’azienda a breve convocherà le OOSS nei termini contrattuali).

• Organici insufficienti che non consentono la corretta copertura delle postazioni di sportello, delle sale, dei corner, dei ruoli specialistici con gravi ricadute sui lavoratori e sulla clientela;

• Assunzioni e trasformazioni contratti part-time in full-time;

• Chiusure di 61 uffici postali e razionalizzazione per altri 121;

• Provvedimenti disciplinari;

• Rimodulazione orari UP con doppio turno;

• Chiusure improvvise ed immotivate di Uffici per mancanza di personale;

• Uso abnorme dell’istituto della trasferta (distacchi) in maniera difforme dalle stesse policy aziendali;

• Situazione degli UP in moltissimi casi non adeguate agli standard di sicurezza;

• Pressioni commerciali non coerenti con il protocollo sottoscritto;

• Incoerenza tra l’operatività quotidiana degli UP ed i contenuti del Manuale della Sicurezza.

• Gestione inaccettabile delle ferie con obbligo mensile di giornate di ferie in luogo di una programmazione che tenga conto delle reali esigenze del lavoratore;

• Strumenti di lavoro inadeguati, sistemi informatici spesso in tilt, dotazione degli uffici scarsa ed obsoleta; Piani formativi e corsi inadeguati alle reali necessità con modalità di fruizione e convocazione non conformi”.

La vertenza è stata aperta dalle segreterie regionali di CISL Slp – CGIL Slc – FAILP Cisal – COFSAL Comunicazioni – UGL Comunicazioni.

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