Varese, Light

Domenica 15 marzo alle 18.00 a riss(e), spazio espositivo all’interno di Zentrum, l’inaugurazione di una mostra di Gianluca Codeghini e Stefano W. Pasquini

13 Marzo 2015
Guarda anche: Cultura Musica SpettacoloVarese Città
light
riss(e) è un terreno di confronto fuori dai limiti per artisti che necessitano di una dimensione relazionale e di confronto. La mostra sarà visitabile fino al 30 aprile.

Light è una mostra bipersonale unicamente per l’assonanza dei cognomi dei due artisti tra loro e con me. In comune si è scoperto, poi, che abbiamo un’attrazione per i significati doppi e le traiettorie che uniscono cose apparentemente senza alcuna relazione. Ne è nata una mostra leggera e luminosa dove il guardare cerca nel dubbio il proprio orizzonte.

GIANLUCA CODEGHINI. Guardare lontano su un fondo grigio o marrone è uno di quei giochi che non è fatto per coinvolgere, incapace com’è di vivacità e privo di leggerezza. Il piano di gioco su cui si colloca per tradizione e costume è nell’orizzonte di una fessura fatta apposta per infilarci qualcosa, senza regole, compromessi o superfici superflue. La coppia grigio/marrone occupa la parte sinistra del fondo, in contrapposizione a tutte le altre, posizionate in superficie. Lo svol- gimento è molto semplice ed è a discrezione dei partecipanti, che possono adottare la strategia che preferiscono, scuotere la testa, guardare su e giù, cercare tra il grigio e il marrone una tra le infinite combinazioni possibili o chiudere gli occhi sulla faccia della terra per il tempo che serve. Scopo del gioco è accendere e spegnere il proprio sguardo più volte possibile, al punto tale da lasciare nella memoria il dubbio di aver guardato altro o di non aver guardato affatto.

Gianluca Codeghini: una briciola perduta per strada, ininfluente alle orecchie di tutti. Alcune linee teoriche della sua ricerca come musicista, artista e curatore vertono su tematiche come il rumore, la polvere, il gioco, la cecità e l’intervallo. Nel ‘92 inaugura laciecamateria edizioni; nel 2005 è cofondatore della piattaforma Warburghiana.it con A. Andrighetto, D. Bellini ed E. Grazioli; nel 2008 organizza Poe.mi festival di poesia di ricerca con A. Broggi e G. Bortolotti e nel 2012 pubblica Noi.se una raccolta di testi e immagini, uno sguardo sul suo lavoro con contributi di M. Belpoliti, P. Braione, D. Cascella, R. Panattoni e G. Solla, C. Subrizi a cura di E. Grazioli. http://www.gianlucacodeghini.com/

STEFANO W. PASQUINI. La parola Light in inglese indica sia la luce, come sostantivo, che la leggerezza, come aggettivo, oltre a varie sfumature che arrivano fino alla gentilezza. Il 2015 viene decretato dall’Unesco come l’Anno Internazionale della Luce. Una luce leggera permea qui il lavoro di Stefano W. Pasquini che presenta un’opera di più di vent’anni fa. La figura di Anne Frank affianca, appunto, la parola light, ignara che vent’anni più tardi l’opera sarebbe entrata su un’automobile alla volta di Varese per partecipare ad una mostra leggera, a metà tra il pensiero casuale e il mistero esoterico. Pasquini inoltre presenta un acrilico nero, raffigurante la luna, dipinto in maniera veloce e libera, pensando a Ludovico Ariosto e alla figura di Astolfo che cerca il senno dell’Orlando in una luna piena di oggetti strampalati. Essi sono presenti in mostra solo come rimando. Anche Instagram, il social network visivo, avrà una sua presenza in questa mostra.

Stefano W. Pasquini, è direttore della rivista Obsolete Shit e insegnante di Tecniche Grafiche Speciali all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ha esposto all’ICA di Londra, MelePere a Verona, al MACRO di Roma e in tanti altri posti. È amico di Paolo Beretti, e le sue gallerie di riferimento sono Enrico Astuni a Bologna e L’Arte di Molinella. http://stefanopasquini.net/

La mostra sarà visitabile tutti i giorni su appuntamento al 3358051151

 

Tag:

Leggi anche:

  • Grand Hotel a Surplace: la grande mostra itinerante approda a Varese

    Grand Hotel è un palcoscenico di formato ridotto, una piattaforma reale dedicata all’ospitalità, è un Hotel per artisti, e più precisamente ospita, raccoglie, accoglie e colleziona forme di passaggio provenienti dalle menti e dagli studi degli artisti invitati. Grand Hotel è un basamento
  • Jiggling things: la storia di un giardino (probabile) in mostra a Surplace

    Michele Guido espande il modulo del pavimento ridisegnando l’idea di un nuovo spazio orizzontale, un tentativo, tra i molti possibili, di creare un giardino; Andrea Magaraggia si confronta invece con la verticalità, con forme enigmatiche richiuse su se stesse che sembrano in attesa di un
  • Il nastro di Moebius: tris di artisti in mostra a Yellow

    Yellow, uno dei tre spazi indipendenti che insieme a Surplace e Riss(e) fanno parte di Zentrum, presenta una mostra che intende mettere in luce la ricerca di tre artisti che nelle proprie opere sviluppano una modalità pittorica che si estende a materiali e supporti insoliti, assumendo forme
  • A riss(e) in mostra la Linea (in) finita della Premiata Ditta

    riss(e) è lo spazio sperimentale, curato da Ermanno Cristini, all’interno di Zentrum che concentra la propria ricerca sul sul valore del fare arte. Una situazione, uno sviluppo, un precipitato, insomma non proprio una mostra…Con tanti, tantissimi nomi: alcuni noti, altri famigliari,