
Michele Guido espande il modulo del pavimento ridisegnando l’idea di un nuovo spazio orizzontale, un tentativo, tra i molti possibili, di creare un giardino;
Andrea Magaraggia si confronta invece con la verticalità, con forme enigmatiche richiuse su se stesse che sembrano in attesa di un movimento possibile.
Questo intreccio costruisce la “storia” di un giardino probabile, immaginabile, attraversato da forze spaziali e materiche che si dirigono diametralmente.
Con l’installazione “Victoria Regia garden project _pied-de-poule _2008/2017”, Guido reinventa l’ambiente partendo da un processo che richiama l’arte topiaria. Le sezioni in gesso dello stelo della pianta acquatica vengono posizionate nello spazio per definire la forma di un giardino incastonato nella geometria del pavimento.
Magaraggia con “Avidya”, resina e ferro, 2017, infonde alla scultura un disegno plastico che nasce dall’interno della forma e racconta di implosione e profondità. Ma racconta anche di lentezza dello sguardo che percorre la superficie alla ricerca di un punto d’appoggio sicuro che non troverà, se non nello slancio proiettivo e originario delle forme nello spazio.
La mostra comprende la partecipazione di Luca Pozzi, che su invito degli artisti ha individuato il titolo e l’immagine dell’invito.