Ikea licenzia una dipendente, il ricorso dalla parte dell’Azienda “Nessuna discriminazione”

Il giudice ha affermato che il provvedimento intrapreso dall’azienda svedese non fosse frutto di un atto discriminatorio nei suoi confronti

04 Aprile 2018
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Non sono servite ne la protesta dei dipendenti, accompagnata dallo slogan Pessima Ikea stampato su centinaia di manifesti ne le lacrime della donna: il ricorso per il presunto ingiustificato licenziamento avvenuto mesi fa è stato respinto. Il giudice ha dato ragione all’azienda, affermando che i comportamenti della donna sono stati “di gravità tali da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore e consentono l’adozione del provvedimento disciplinare espulsivo”.

Secondo il giudice, dalle testimonianze raccolte anche tra i colleghi della donna “emerge che la società in occasione delle variazioni dei turni decise nel giugno 2017 ha cercato di venire incontro alle esigenze della lavoratrice, sia impostando la turnistica sulla base delle emergenze della lavoratrice stessa, chiedendo agli altri coordinatori di rendersi flessibili al fine di poterle accogliere, sia accogliendo 15 indicazioni individuate dalla donna come assolutamente imprescindibili, su un totale di 17”.

Marica Ricutti è separata e ha due figli piccoli a carico, uno dei quali affetto da invalidità del 100% e l’Ikea ha provato “di aver regolarmente concesso negli anni di usufruire permessi ex Legge 104 per l’assistenza ai genitori e successivamente al figlio disabile, senza che ciò abbia influito minimamente” sulla carriera della dipendente che, dal 2000 l’aveva portata al 2017 ad assumere la qualifica di coordinatrice nel reparto Food.  

Marica si sarebbe invece “autodeterminata” gli orari “senza preavvertite il responsabile, pur consapevole del proprio nuovo orario, in due giornate, nella prima pur in mancanza di una esigenza familiare specifica, nella seconda, pur consapevole dei disagi gia’ in precedenza arrecati e delle contestazioni verbali dei responsabili. Provato e altrettanto grave è quando la lavoratrice ha deciso di fare la pausa all’ora da lei stabilita, senza neppure preavvertire il responsabile e semplicemente ha chiuso la cassa, all’ora di punta, trattandosi di reparto ristorante, senza addurre alcuna plausibile ragione”.

La corte “ha riconosciuto la gravità dei comportamenti tenuti dalla signora Ricutti e, conseguentemente, ha confermato la legittimità della decisione di Ikea di interrompere il rapporto lavorativo”, spiega in una nota l’avvocato di Ikea, Luca Failla “La decisione, confermata dai testimoni che sono stati ascoltati durante il procedimento, restituisce la verità dei fatti a una vicenda che in questi mesi è stata interpretata in maniera strumentale e di parte, diffondendo tra l’opinione pubblica un’immagine di Ikea che non corrisponde ai valori che esprime nel suo impegno quotidiano verso clienti, dipendenti e fornitori”, precisa l’avvocato.”

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