Scarpe rosse, drappi dello stesso colore appesi alle finistre, finte macchie di sangue, panchine e muri ridipinti…e poi post sui social, articoli di giornale, foto, comunicazioni radio e pubblicità in tv: sono infiniti i messaggi che oggi si stanno trasmettendo, nei modi più disparati, per ricordare che il 25 novembre sia la “Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne”.
Anche Varese sta rispondendo presente con diverse iniziative che vi abbiamo elencato nei giorni scorsi.
Ma facendo un passo indietro bisogna analizzare da dove è partito tutto ciò, quando e perchè è stato deciso di marcare di rosso questa data.
La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata scelta per onorare le tre sorelle Mirabal – Patria, Minerva e María Teresa – vittime di Stato, in realtà (solo la quarta, Belgica, visse fino al 1° febbraio 2014), e non della violenza domestica. Furono assassinate da scagnozzi del dittatore della Repubblica Dominicana Rafael Trujillo il 25 novembre 1960. Dal 1980 la data divenne il simbolo del loro sacrificio: durante il primo Incontro internazionale femminista, in Colombia, quando la Repubblica Dominicana la propose in onore delle tre sorelle conosciute come Las Mariposas (Le Farfalle ndr), uccise mentre andavano a trovare in carcere i mariti, prigionieri politici. Solo dopo un po’ di tempo molti Paesi si unirono nella commemorazione di questo giorno, attribuendogli valore simbolico di denuncia del maltrattamento fisico e psicologico verso le donne e le bambine. Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni unite, ha scelto questa data del 25 novembre per celebrare la lotta contro la violenza sulle donne, in omaggio, appunto alle sorelle Mirabal.
Da quel giorno è passato del tempo che, purtroppo, non ha migliorato le cose e che ha quasi modificato il concetto di violenza dando più o meno importanza a quella mentale piuttosto che a quella fisica, come se fosse una gara a chi ne sa di più di libri di psicologia.
Ma solo pronunciarla, quella parola, mette i brividi, ed inevitabilmente viene associata a libertà.
Alzare una mano su una donna è violenza nello stesso identico modo in cui si possa arrivare a costringerla ad indossare un pantalone perchè con una donna sarebbe definita “poco di buono”. La violenza, ahinoi, è nelle piccole cose.
La speranza è che una giornata così possa essere un valido pretesto per ricordarlo sempre, perchè qualsiasi atto ci vedrà protagonisti oggi, per quanto lodevole, non basterà mai a pareggiare i conti contro educazione e rispetto. Educazione e rispetto in ogni dove, in ogni contesto, nei confronti di una donna piccola o grande che sia, ed ovviamente non solo nei suoi confronti. Ecco la ricetta per dire basta alla Violenza sulle Donne.
Mariella Lamonica