Prendiamo atto dalla stampa di questi giorni che le ferrovie Svizzere hanno stanziato 38 milioni di franchi per acquistare tre nuovi treni da soccorso, da aggiungersi a quelli già in dotazione, al fine di garantire il miglior livello di sicurezza su tutto il loro territorio.
Treni nati e concepiti per poter operare direttamente sulla linea ferroviaria fronteggiando al meglio qualsiasi tipo di emergenza che si potrebbe verificare con
l’aumento dei convogli in vista dell’apertura di Alp-Transit.
Mentre oltre confine si riscontra una particolare attenzione sul tema sicurezza, riguardo alle dotazioni che i soccorritori hanno a loro disposizione per poter intervenire su questi scenari, in Italia tutto tace. Sentiamo invece parlare di sottopassi, eliminazione dei passaggi a livello e barriere anti rumore (sicuramente opere importanti); ma nulla per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini… sembra quasi che la strage di Viareggio abbia insegnato poco o niente.
Il nostro territorio è attraversato da una delle tratte ferroviarie più importanti la
Gallarate-Bellinzona, dove con l’apertura del nuovo traforo, verranno a transitare oltre 90 convogli giornalieri, con nuovi “super treni” da 700m di lunghezza. Va ricordato che ogni giorno sui convogli ferroviari viene trasportato ogni tipo di materiale, sostanze
chimiche comprese. Proprio queste dovrebbero attrarre maggiormente l’attenzione di tutti.
Lo sviluppo topografico della tratta in questione crea non poche problematiche per quanto concerne un eventuale nostro intervento: la presenza di gallerie lunghe anche diversi chilometri, l’eccessiva lontananza in alcuni tratti da una strada percorribile dai
nostri attuali mezzi di soccorso, lo sviluppo di alcuni tratti di linea impossibili da raggiungere se non dal lago. Zone avvicinabili esclusivamente arrampicandosi per diversi metri e non ultima la linea ferrata è prospiciente a centri abitati, infatti la stessa attraversa
vari paesi rivieraschi come Luino, Maccagno, Laveno, Germignaga, ecc.; è auspicabile quindi un investimento anche per la soluzione di queste problematiche. Nelle immediate vicinanze della linea ferrata sorgono anche edifici sensibili come scuole e ospedali.
Purtroppo allo stato attuale, come già citato in precedenza, le dotazioni in uso attualmente ai Vigili del Fuoco devono essere potenziate e adeguate alla particolarità di questa tipologia d’intervento.
Infatti la prima squadra di soccorritori, quella proveniente dal distaccamento dei Vigili del Fuoco di Luino è composta da sole CINQUE unità e con una dotazione standard N.B.C.R. (Nucleare Biologico Chimico Radiologico).
In caso di incidente ferroviario con il coinvolgimento di sostanze chimiche si troverebbero quindi a fronteggiare un’emergenza con pochissima attrezzatura e un numero esiguo di personale. L’invio di uomini, automezzi e attrezzatura di supporto da parte della sede di Varese e all’occorrenza del nucleo speciale di Milano richiederebbero tempistiche che variano dai 40/90 minuti. Sentiamo parlare di milioni di euro (210 per
l’esattezza) già stanziati e che dovranno essere investiti per il riammodernamento della ferrovia, ma non un euro per la sicurezza.
Sicuramente per migliorare l’operatività del distaccamento vi è da risolvere l’annosa e incresciosa situazione della sede di Luino. La struttura è vetusta, piccola e inadeguata.
Basti pensare che alcuni automezzi di soccorso non trovano spazio nella rimessa e sono ricoverati in “baracche da cantiere” poste nel piazzale della stessa. L’edificio è inoltre soggetto ad inondazioni (l’ultima risale all’ottobre del 2014) e in caso di incidente ferroviario potrebbe trovarsi direttamente coinvolto, in quanto lo stesso sorge a poche centinaia di metri dalla stazione. Sono trent’anni che sentiamo sterili proclami assicurando un impegno a trovare un’altra idonea collocazione per la sede. Solo promesse, che si ripetono puntualmente dopo ogni alluvione, che costringe i Vigili del Fuoco a
“scappare” temporaneamente in sedi di fortuna.
Ultimamente il comune ha “donato” un terreno per costruire una nuova caserma, ma dove trovare i fondi per la sua realizzazione nessuno lo sa.
Ci domandiamo perché in Svizzera stanno dotando i colleghi d’oltralpe di tutto quello che necessitano con investimenti cospicui e in Italia non ci si preoccupi minimamente di dotare i soccorritori di attrezzature e automezzi atti a fronteggiare le emergenze.
Eventi, fortunatamente senza grandi conseguenze, sono già capitati negli anni passati: interventi in seguito a rilascio di sostanze chimiche presso la stazione di Luino, un tentato suicido nella galleria di Laveno, dove i soccorritori hanno dovuto trasportare a braccia e nel buio per centinaia di metri una donna e nella medesima galleria un principio di incendio ad un locomotore. Anche in questo ultimo caso i vigili sono accorsi portando all’interno della galleria gli estintori sulle spalle e rischiando la propria incolumità.
Proprio questo tunnel è uno dei punti di maggior criticità della tratta in questione, 3000 metri di “buco” nella roccia senza illuminazione, dotazioni e uscite di sicurezza.
Per quanto sopra descritto è l’incubo di ogni soccorritore che sarebbe chiamato ad intervenire.
Non chiediamo altro che attrezzature idonee a fronteggiare qualsiasi emergenza. Una soluzione potrebbe essere la dotazione di autopompe chiamate “Bimodali” in grado di viaggiare su strada, ma anche su binari ferroviari come un vero e proprio treno capace
di spegnere un incendio. Sicuramente non sono al pari di un treno da soccorso come quello elvetico, ma almeno garantirebbero agevolmente il trasporto di materiale e personale su uno scenario incidentale in pochi minuti, senza attese che inficerebbero sulla
buona riuscita dell’evento. Inoltre sarebbe necessario che il distaccamento di Luino fosse dotato di un veicolo N.B.C.R. avente l’occorrente per fronteggiare il rilascio di sostanze chimiche. Il tutto comporterebbe un aumento del personale in servizio tramite
l’assegnazione di almeno altre due unità per turno, portando l’organico da 5 a 7 persone (ricordiamo che il distaccamento di Luino dista 30 minuti di strada dalla sede di Varese).
Questo incremento influirebbe positivamente sulla velocità e sull’efficacia del soccorso non solo per quanto concerne un’eventuale intervento sulla ferrovia ma anche nel quotidiano. Per citare un caso basta guardare a settimana scorsa, quando il 3 febbraio
è scoppiato un vasto incendio nel centro storico di Luino, la squadra di turno ha prontamente risposto alla richiesta di soccorso, ma si è trovata a fronteggiare un rogo di quattro edifici con soli CINQUE uomini, fortunatamente altri cinque colleghi liberi dal
servizio sono accorsi tempestivamente, poiché ci sono voluti oltre 30 minuti affinché i rinforzi provenienti da altre sedi giungessero sul posto.
Il distaccamento in questione interviene su ben 31 comuni, è chiamato ad intervenire in acqua su tutto l’alto lago Maggiore e sulla linea ferroviaria da Laveno a Zenna.
Non vogliamo creare allarmismi, ma nemmeno farci trovare impreparati a fronteggiare eventuali emergenze. É per questo motivo che lanciamo un accorato appello ai cittadini e competenti istituzioni affinché sensibilizzino le realtà politiche locali e non, per un più efficace dispositivo di soccorso nell’interesse della comunità.
Per la Segreteria Territoriale
FNS CISL dei LAGHI
( Massimo Isgrò)