Caso Macchi: riesumato il corpo
All’alba di martedì l’azione nel cimitero di Casbeno
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All’alba di martedì 22 marzo, con un lavoro durato oltre tre ore, è stato riesumato il corpo di Lidia Macchi, la ragazza per il cui omicidio, avvenuto 29 anni fa, è ora imputato Stefano Binda, da oltre due mesi in carcere.
La squadra guidata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo cercherà ogni possibile traccia organica che possa collegare la salma a Binda o un altro assassino.
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Il processo si era riaperto nel 2015 quando Patrizia Bianchi, amica di Stefano Binda, si recò dagli investigatori affermando di aver riconosciuto la calligrafia dell’imputato nella lettera “In Morte Di Un’Amica”, recapitata a casa della famiglia Macchi il 10 gennaio
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Durante l’udienza del 12 aprile 2017, infatti, si è appreso che il 4 aprile un avvocato di Brescia è stato incaricato di rappresentare la persona (la cui identità è ancora anonima al momento) che avrebbe scritto la famosa lettera “In morte di un’amica”.
La lettera,
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Giorgio, ricoverato da tempo all’istituto Molina, è spirato all’ospedale di Circolo per una crisi respiratoria: lascia la moglie Paola Bettoni e i figli Alberto e Stefania.
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La bara non si è presentata in condizioni perfette e l’acqua l’ha pesantemente deteriorata negli anni: tuttavia una traccia c’è. E gli inquirenti non hanno fretta: le analisi saranno lunghe (forse anche 4-5 mesi) e minuziose, vista l’altissima difficoltà del caso. Intanto