Appello ai parlamentari per la definizione dei diritti dei lavoratori frontalieri

La proposta di definire uno Statuto dei lavoratori frontalieri nasce dal tavolo di lavoro appositamente attivato presso la Farnesina costituito a seguito della presentazione di un ordine del giorno presentato al Consiglio Generale Italiani all’Estero nel 2016 da Mirko Dolzadelli della Cisl, approvato all’unanimità

15 Settembre 2017
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CGIL,CISL e UIL hanno prodotto un documento sul quale ha espresso parere favorevole anche la CES (Confederazione Sindacati Europei).  Il documento definisce alcuni temi sui quali è necessario lavorare al fine di tutelare questi cittadini che quotidianamente si recano all’estero per lavorare, spesso in una situazione di indeterminatezza di riferimenti legislativi che non di rado li espongono a discriminazioni.

Il documento fornisce alcune linee di indirizzo sugli obiettivi da perseguire e sui quali si devono impegnare sia i sindacati che le istituzioni.

I temi affrontati sono innanzitutto quello della sicurezza sociale, per realizzare il quale occorre lavorare sul principio secondo cui i lavoratori frontalieri devono essere coperti dal sistema di sicurezza sociale del paese in cui lavorano e non da quello in cui risiedono; è necessario che il principio sia rispettato sia dall’INPS che dai livelli territoriali intermedi preposti e che nelle Convenzioni sottoscritte con i paesi extra UE venga inserita, oltre alla  materia della  sicurezza sociale , anche una   specifica definizione della figura del lavoratore frontaliero.

Delicato è inoltre il tema fiscalità. L’indicazione è di evitare di sottoscrivere accordi che prevedano la doppia imposizione sul reddito e sul patrimonio, chiedendo invece che venga inserita nei trattati sia la definizione giuridica della figura del frontaliere che la delimitazione territoriale della zona che lo definisce come tale. E’ necessario lavorare affinché il gettito fiscale derivato lavoratori frontalieri sia destinato, almeno in parte, al loro paese di residenza e occorre costruire le condizioni perché si rapportino con una sola autorità fiscale. A tale fine è necessario che venga predisposta una legislazione fiscale e del lavoro specifica per i lavoratori frontalieri, che garantisca il principio di non discriminazione e la piena parità di trattamento con i lavoratori del paese in cui svolgono la loro attività.

Il documento delle organizzazioni sindacali rappresenta una rilevante indicazione di lavoro su principi fondamentali, che sarebbe importante il parlamento assumesse prima della definizione definitiva degli accordi sul trattamento fiscale attualmente in discussione tra il governo italiano e quello svizzero, che dovrebbe essere applicato ai frontalieri.

Ai parlamentari lombardi, in particolar modo a quelli delle zone nelle quali il frontalierato è un fenomeno particolarmente diffuso, Como , Varese e Sondrio, chiediamo di impegnarsi perché  venga predisposto  ed approvato al più presto un atto di indirizzo del Parlamento italiano che, facendo propri la discussione e il lavoro fino ad oggi svolti, definisca i principi fondamentali e delinei le tutele a protezione sulle quali lavorare per difendere  questi lavoratori da discriminazioni e trattamenti differenziati e discriminanti. Su questo tema auspichiamo si possa realizzare la più ampia condivisione.

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