Difendere il territorio, studiando le tradizioni e salvaguardando la lingua dei nostri avi.
Perché “rappresenta tutto quello che ci distingue dall’essere italiani”. Parole, queste, della redattrice Maria Vittoria Sala, che all’interno della rivista cura proprio la traduzione delle fiabe classiche dall’italiano alla lingua lombarda.
Terra Insubre, l’associazione culturale nata da un gruppo di “pionieri” nel 1996 in una Varese che usciva dal torpore culturale dei decenni passati, festeggia i vent’anni di vita.
E si conferma “sentinella” del territorio attraverso la riscoperta delle radici più profonde, quelle che, come scrisse Tolkien, non gelano mai. Oggi Terra Insubre è una realtà consolidata, ed è una vera e propria “fucina” di iniziative culturali ed approfondimenti.
Fiore all’occhiello della sua attività l’omonima rivista trimestrale. Che, con il numero 76, uscito in concomitanza con il ventennale dell’associazione, dedica ampio spazio allo scrittore irlandese William Yeats, “ingiustamente trascurato in Italia, dove non è stato fatto nulla per ricordare la sua figura, nel corso del 2015, in occasione del 150esimo anno dalla nascita”.
Questo nonostante i contatti che Yeats ebbe con l’Italia, dove veniva spesso in visita dal poeta Ezra Pound, e alla quale si ispirò, ad esempio, per la riforma scolastica irlandese, che venne fatta sulla base della riforma Gentile. Yeats, oltre che scrittore e poeta, fu anche uomo politico del governo dell’Irlanda indipendente.
A presentare il numero della rivista, nella sede dell’associazione, a Ra Ca’ Dur Barlìch, le principali firme: Giancarlo Minella, Paolo Mathlouthi, Paolo Gulisano, Maurizio Pasquero, Maria Vittoria Sala e il giornalista Luca Gallesi, esperto della figura di Yeats. Tre i filoni in cui si divide la rivista: quello di riscoperta della storia del territorio, il focus dedicato a personaggi di spessore o tematiche particolari e quindi l’area per la difesa della cultura e dell’identità locale. Ampio spazio anche alla fumettistica: in questo numero viene celebrato il personaggio di Tin Tin, nato dalla penna del belga Geoges Remi, in arte Hergé. Interessante la rubrica, curata da Sala, che traduce le fiabe in lingua lombarda.
“L’attenzione al genius loci fa sì che ampio spazio vi sia dedicato allo studio della storia e dell’archeologia, dando conto dell’apporto determinante delle popolazioni celtiche e germaniche nella codificazione dell’identità profonda dell’Insubria – spiegano – come pure delle gloriose vestigia dei Visconti e degli Sforza alle cui vicende si lega la storia del Ducato di Milano, i quali per secoli codificarono il nome di Insubria e Insubri per richiamare le avite origini e rispettivamente definire i loro domini e i loro sudditi. È altrettanto vero che non di sola filologia può nutrirsi l’identità. Il che spiega le numerose e fortunate incursioni corsare nel mondo della letteratura, alla riscoperta delle intelligenze scomode del Novecento (Prezzolini, Malaparte, Pound, solo per fare alcuni nomi), come pure l’attenzione dedicata al dibattito sul federalismo, con un occhio rivolto alle questioni internazionali e, in modo particolare, alla sorte negletta di quelle piccole patrie carnali rimaste imbrigliate nella rigida logica degli imperialismi espansivi contrapposti, stigma di quel lunghissimo secolo breve che ci siamo appena lasciati alle spalle”.