Sacchetti bio, parola a Legambiente “Troppe bufale e inesattezze”

Tante bugie dal 2 gennaio sulla nuova legge riguardante i sacchetti bio, venduti in tutti i supermercati d’Italia. L’argomento è arrivato anche in politica, dove si sono scontrati i vertici di destra e sinistra, ma ora a parlare e far chiarezza è Legambiente

04 Gennaio 2018
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La parola a Stefano Ciafani, quale direttore generale di Legambiente, che dopo aver assistito nelle ultime ore a polemiche di ogni genere riguardo all’argomento dei sacchetti biodegradabili venduti in tutti i supermercati d’Italia dal 1° gennaio, ha deciso di fare chiarezza su questo caso. Nella sua dichiarazione, afferma che attorno a questo argomento sono state create tantissime montature e bugie “Non c’è nessuna tassa occulta né monopolio aziendale. E il problema delle buste usa e  getta si può facilmente superare con una circolare ministeriale che permetta  ad esempio l’uso e riutilizzo delle retine afferma, spiegando poi i toni errati usati nella polemica degli ultimi giorni.

Le polemiche di questi giorni – dichiara – sono davvero incomprensibili: non è corretto parlare di caro spesa né di tassa occulta o di qualche forma di monopolio aziendale. Sarebbe utile che ci si preoccupasse dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento causato dalle plastiche non gestite correttamente, e che si accettassero soluzioni tecnologiche e produttive che contribuiscono a risolvere questi problemi,  senza lasciarsi andare a polemiche da campagna elettorale di cui non se ne sente il bisogno. È ora di sostenere e promuovere l’innovazione che fa bene all’ambiente, senza dimenticare di contrastare il problema dei sacchetti di plastica illegali. Circa la metà di quelli in circolazione sono infatti fuorilegge, un volume pari a circa 40 mila tonnellate di plastica, e una perdita per la filiera legale dei veri shopper bio pari a 160 milioni di euro, 30 solo per evasione fiscale”.

Sul sito ufficiale di Legambiente.it è stata inoltre fatta un’analisi chiara e pulita su questo caso, dove si spiega a fondo il motivo della tassa, il riuso di questi sacchetti e il basamento di questa legge, in vigore dal 1°gennaio.

Tassa occulta? Per Legambiente non è nulla di tutto ciò. Da sempre i cittadini pagano in modo invisibile gli imballaggi che acquistano con i prodotti alimentari ogni giorno. Nessun produttore o nessuna azienda ha mai fatto ovviamente e naturalmente beneficenza nei confronti dei consumatori. Unica differenza, è che questa volta il costo è visibile, perché l’obiettivo della norma è aumentare la consapevolezza dei consumatori.

La legge vieta il riutilizzo dei sacchetti? Questo problema si può ovviare semplicemente con una circolare esplicativa del Ministero dell’ambiente e della salute che permetta in modo chiaro, a chi vende frutta e verdura, di far usare sacchetti riutilizzabili, come ad esempio le retine, pratica già in uso nel nord Europa.

È una legge basata sul monopolio dell’azienda Novamont? Si tratta di una fantasia di chi non conosce il mercato delle bioplastiche. Oggi nel mondo ci sono almeno una decina di aziende chimiche che producono polimeri compostabili con cui si producono sacchetti e altro. Basta andare sul web e si possono trovare colossi della chimica italiana, tedesca, americana, del sud est asiatico, che producono bioplastiche. Dove sarebbe il monopolio? Forse sarebbe opportuno ricordare che tra le principali aziende della chimica verde una volta tanto l’Italia ha una leadership mondiale sul tema, grazie ad una società che è stata la prima 30 anni fa a investire in questo settore e che negli ultimi 10 anni ha permesso di far riaprire impianti chiusi riconvertendoli a filiere che producono biopolimeri innovativi che riducono l’inquinamento da plastica. Un problema di cui ormai si parla in tutto il mondo, come emerso chiaramente ad esempio alla Conferenza mondiale sugli oceani che l’Onu ha organizzato nel giugno scorso a New York, a cui Legambiente ha partecipato portando l’esperienza di citizen science sul marine litter con Goletta verde e le campagne di pulizia delle spiagge.

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