Malpensa, ragazzo gay brasiliano respinto alla frontiera. Anche se ha sposato un italiano

Il 26enne ha sposato in Brasile dieci giorni fa un italiano di 24 anni. Giunti a Malpensa, le autorità non hanno concesso al giovane straniero il permesso di entrare nel Paese. La loro unione non sarebbe ancora stata trascritta in Italia. Dura protesta dell’Arcigay

19 Febbraio 2015
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Matrimoniogay

Arriva in Italia con il marito. Ma non può sbarcare e viene di fatto respinto dalle autorità aeroportuali. Il fatto è accaduto a un ragazzo 26enne brasiliano, sposato con un 24enne italiano.

Sulla vicenda è intervenuta subito l’Arcigay, “denunciandola” con un comunicato e una dura presa di posizione del presidente.

Tuttavia, per il momento non è stata fatta ancora completamente chiarezza sul motivo per cui il ragazzo brasiliano sia stato respinto. Sembrerebbe infatti che il matrimonio tra i due giovani non sia ancora stato trascritto nel registro italiano delle unioni celebrate all’estero. Le nozze, celebrate dieci giorni fa in Brasile, devono essere trascritte in Italia per essere valide ed efficaci sul nostro territorio.

Ma si parla anche dell’esistenza di un decreto d’espulsione, emesso nei confronti del ragazzo brasiliano, risalente al 2013, dalla Questura di Cuneo. In quel caso, con un decreto attivo, il ragazzo non potrebbe tornare in Italia negli anni successivi.

L’unica certezza, al momento, è che gli è stato negato il permesso di entrare in Italia. E il mondo gay protesta.
“Siamo al paradosso – protesta Flavio Romani, presidente di Arcigay –  viene richiesta una trascrizione che la circolare dell’attuale Ministro dell’Interno, muovendosi tra l’altro al di fuori delle proprie funzioni, ha espressamente vietato. Prima il danno e poi la beffa. Ma il punto gravissimo è che quella trascrizione è solo un bieco pretesto: i pronunciamenti delle Alte Corti italiane, oltre a numerosissime sentenze dei nostri tribunali e a un’inequivocabile  circolare del Ministero dell’Interno datata 26/10/2012 (Ministra Anna Maria Cancellieri, ndr)  chiariscono che il matrimonio tra persone dello stesso sesso, previsto in numerosi Paesi d’Europa e del mondo,  deve considerarsi a tutti gli effetti valido ai fini dell’esercizio del diritto di libera circolazione, al seguito di cittadino Ue o italiano. Quei due ragazzi sono una famiglia, tanto per il Paese in cui sono state celebrate le nozze quanto nel nostro. Ed  è proprio in virtù di questa considerazione che il Viminale ha disposto nel 2012 che le Questure rilasciassero regolare carta di soggiorno ai coniugi extracomunitari di cittadini italiani, uniti in matrimonio nei Paesi in cui è normata l’unione tra persone dello stesso sesso. Il comportamento delle autorità italiane infierisce sulla disparità di trattamento delle coppie omosessuali nel nostro Paese forzando al ribasso le poche norme esistenti a loro tutela e mettendo in atto, di fatto, un grave arretramento nel riconoscimento dei diritti.

Pochissimo abbiamo. E quel poco ci viene pure negato, brutalmente e senza curarsi della vessazione che questi comportamenti rappresentano per chi ne è destinatario. Chiediamo conto al Governo di questa grave ingiustizia. E pretendiamo il tempestivo intervento delle autorità competenti, affinché venga ristabilita la piena legalità e venga riconosciuto al giovane brasiliano il diritto di entrare in territorio italiano in quanto coniuge di un nostro concittadino”.

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