Lombardia, Sanità: una nuova alleanza con il Terzo settore per combattere le sfide delle nuove dipendenze

Presidente Rolfi: “Costruire un modello innovativo basato sul prendersi cura. La Giunta accolga la richiesta di adeguamento delle tariffe”

07 Aprile 2017
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Servono più risorse per affrontare le nuove dipendenze. L’appello, presentato con forza dalle associazioni del Terzo Settore che si occupano del recupero dei soggetti affetti da dipendenza, è stato oggi rilanciato dalla Commissione consiliare Sanità, presieduta da Fabio Rolfi (Lega Nord), che ha affrontano il tema in un convegno che si è tenuto a Palazzo Pirelli. L’incontro, cui hanno partecipato oltre 400 persone in rappresentanza di ATS e ASST, comunità, università e associazioni di tutta la Lombardia, è stato l’occasione per fare il punto sulle nuove sfide del settore: il ritorno di vecchie droghe (eroina, hashish), ma anche la dipendenza da alcool e l’assunzione di mix di sostanze, oltre l’affacciarsi delle dipendenze immateriali (ludopatia, Internet addiction, shopping compulsivo) sono tutti fronti aperti su cui comunità terapeutiche, politica e società civile si devono misurare. Su un punto tutti sono stati d’accordo: non ci potranno essere nuovi servizi, sperimentazioni, innovazioni se non si metterà mano a una revisione del sistema delle tariffe, ferme da 8 anni. Oggi, in media una persona in comunità costa circa 70 euro al giorno, di cui solo 52€ sono rimborsati da fondi regionali.

E’ necessario affrontare con il Terzo settore, perno centrale dei servizi, un ragionamento strategico per elaborare un piano pluriennale che prenda in considerazione anche il tema delle tariffe – ha dichiarato il Presidente Rolfi -. In una regione come la Lombardia, che ha sempre fatto innovazione, dobbiamo arrivare a costruire un nuovo modello organizzativo: anche in base alla riforma della sanità, dobbiamo riuscire a prenderci cura delle persone in maniera organica e sostenibile dal punto di vista economico”.

Il mondo delle dipendenze è, infatti, in continuo cambiamento ed evoluzione ma il tema appare molto meno avvertito come problema grave dall’opinione pubblica e dai mass media, che evidenziano solo le emergenze e i casi di cronaca. Decisi gli appelli lanciati dadon Chino Pezzoli e da don Antonio Mazzi che sono intervenuti nel dibattito. “Sta aumentando il disagio giovanile – ha rimarcato don Pezzoli, della Comunità di Promozione Umana -. Le famiglie sono rassegnate, la scuola non educa alla maturità, le comunità del privato sociale non ce la fanno dal punto di vista economico. Non possiamo continuare a essere responsabili verso queste persone ed essere ignorati”.

Ad accendere i riflettori su una fascia di età che finora non era considerata a rischio, quella tra i 10 e i 14 anni, è stato anche don Mazzi che ha proposto la creazione di un dipartimento per l’adolescenza. “Non esiste un problema tra intervento pubblico e privato: tutti dobbiamo collaborare a 360° sul tema del disagio,  senza delegare al Terzo settore. La tossicodipendenza – ha ribadito il fondatore della Fondazione EXODUS – è un problema di tutti: anche la politica deve contribuire a offrire ai giovani un progetto di vita”.

Secondo i dati illustrati da Giuliana Feraboli, Presidente del Coordinamento Enti accreditati ed Autorizzati Lombardia (CEAL), nel 2016 sono stati 3.500 le persone tossico/alcool dipendenti agganciati dagli operatori di strada e oltre 42mila i giovani incontrati nel mondo del divertimento notturno. Il Coordinamento, che raggruppa 35 enti lombardi, conta 68 Comunità terapeutiche residenziali, 3 Servizi semiresidenziali per un totale di 1343 posti accreditati, 2 SMI (Servizi multidisciplinari integrati) e 18 servizi per la riduzione del danno.

Occorre un ripensamento complessivo da parte di tutti i soggetti interessati – ha detto nel suo intervento l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera –. Entro fine mese sarà convocato il Tavolo che dovrà individuare un nuovo modello di intervento e che affronterà anche il tema del riconoscimento economico”.

Il grido d’allarme sulla sostenibilità degli interventi messi in campo dal Terzo settore è stata fatto proprio anche dal consigliere Federico Lena (Lega Nord), relatore di una Risoluzione che dovrà ora essere discussa dall’Assemblea lombarda e che intende rilanciare gli SMI (Servizi Multidisciplinari Integrati), vera specificità lombarda “un baluardo del Terzo settore nella lotta contro il fenomeno delle dipendenze”.

Il forte richiamo che ci è venuto oggi dalle associazioni impone la necessità di un cambio di passo – ha dichiarato Gian Antonio Girelli (PD) -. Da parte nostra, possiamo intervenire attraverso il Piano regionale della prevenzione per quanto riguarda l’educazione agli stili di vita e sulla governance del sistema. Il tema delle risorse va affrontato reindirizzando gli investimenti”.

Bisogna riconoscere che spesso la politica è in ritardo su queste problematiche e lavora sempre sulle emergenze – ha precisato Paola Macchi (M5S) -. La situazione è nota, ora tocca alla volontà politica affrontare il problema che tocca la felicità delle persone”.

Il Terzo settore rappresenta enti e strutture all’avanguardia – ha dichiarato Angelo Capelli (Lombardia popolare) – che possono ancora crescere. Ma va riconosciuto che la generosità con cui spesso operano non è gratuita. Ci impegneremo per ottenere risorse aggiuntive: l’aumento delle  tariffe non è più rinviabile”.

Gli aspetti sociali, sanitari e istituzionali delle dipendenze sono stati affrontati anche negli interventi del professor Giovanni Pieretti, professore ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio dell’Università di Bologna, Maurizio Mattioni, della Federazione Com. Educative, di Ciro Cascone, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Milano, di Pietro Farneti, Presidente Associazione Servizi Ambulatoriali per le dipendenze SMI, Riccardo De Facci, Vice Presidente Nazionale del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA).

Il dibattito è stato moderato da Stefano Arduini, giornalista Magazine Vita.

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