Dopo tanto riflettere, credo di aver finalmente capito perché l’amministrazione leghista si è accanita contro i bagolari prima, contro l’ex asilo poi. Dove sono collocati, i bagolari? In via Roma. Dove si affaccia l’ ex asilo? Sulla via Manzoni, ma anche sulla via Roma. Potenza dei nomi! Roma caput mundi, Roma capitale dello Stato nazionale, Roma ladrona … meritava una punizione, questa via, per il suo ostentare un nome che è un’offesa a ogni palpito autonomistico. Esageri, diranno i miei cinque lettori. Possibile che per un nome …
Eppure non si deve trascurare l’importanza dei nomi, la loro forza simbolica ed evocativa. Un celebre esempio storico: perché Hitler fu sconfitto nella campagna di Russia? La causa è ben nota agli studiosi: egli pretese dalla VI armata di von Paulus, che presidiava Stalingrado, una resistenza a oltranza, nonostante il cerchio delle preponderanti armate sovietiche si stesse ormai saldando attorno ai soldati tedeschi. Perché fece una tale sciocchezza, in barba alle strategie militari che prevedono, in tali casi, l’ordinato sganciamento delle truppe? Semplice: era la città intitolata all’ odiato Stalin, ed egli non voleva abbandonarla per questo solo motivo. E così sacrificò duecentocinquantamila soldati, e perse la guerra.
Colloco ora nel complicato puzzle un altro tassello. A chi era intitolato l’ex asilo? Niente meno che a Vittorio Emanuele II, colui che insieme a Mazzini, Garibaldi e Cavour, ha meritato – demeritato, direbbe un leghista padano doc – l’ appellativo di “padre della patria”. La patria dalle Alpi alla Sicilia con il suo Stato centralistico, quello dei prefetti. Non certo lo Stato federale che vagheggiava, per esempio, Carlo Cattaneo.