“This is Paolo Grassi’s wife, Connie. I hope someone can translate this for you. Paolo is dead. Paolo è morto”.
Questo il messaggio che la moglie di Paolo Grassi, Connie, ha scritto all’ex insegnante di liceo del marito, la professoressa Luisa Oprandi. “Sono la moglie di Paolo Grassi, Connie. Spero che qualcuno possa tradurre questo messaggio per te. Paolo è morto”.
L’ex parà di Varese, nato e cresciuto a Biumo Inferiore, è rimasto sempre legato alla sua insegnante di liceo (ha frequentato il liceo linguistico Manzoni di via Brunico, vicino a dove abitava), sentendola spesso attraverso messaggi via internet.
E la moglie sapeva bene quanto la figura dell’insegnante fosse importante per lui. Infatti, si è sentita in dovere di avvertirla della scomparsa del marito. Ovviamente non sapendo, chiusa nel suo dolore, della risonanza mediatica che anche in Italia sta avendo l’accaduto.
“Dear Connie, I knew this terrible news only yesterday… All italian media talked about it. I really loved him. I’m really close to you and to your daugther” la risposta dell’insegnante. “Cara Connie, sono venuta a conoscenza di questa terribile notizia solo ieri… tutti i media italiani ne stanno parlando. Gli volevo veramente bene. Sono sinceramente vicina a te a tua figlia“.
Paolo e Connie hanno avuto una figlia, Maria, che oggi ha un anno e due mesi.
Luisa Oprandi aveva conosciuto la moglie di Paolo quando lui l’aveva portata in Italia.
In questi giorni sono numerose le telefonate che gli ex compagni di classe stanno facendo alla Oprandi, per avere notizie e capire l’accaduto. Segno che, anche a distanza di anni, tutti si ricordavano ancora di lui. Della sua forza e del suo carattere che gli hanno fatto conquistare un posto nel cuore di moltissime persone.
Il ricordo di Paolo Grassi nelle parole di Luisa Oprandi
Paolo è sempre stato un ragazzo altruista e aperto agli altri, racconta la sua professoressa. Al liceo portava sempre qualcosa in più da mangiare, per l’intervallo, per offirne agli altri. Addirittura, portava una piccola tovaglia da mettere sul banco, per non sporcare, e tirava fuori numerosi contenitori di cibo.
Era anche molto sportivo. “Me lo ricordo, con le cuffie del walkman alle orecchie, che correva in calzoncini corti, anche quando il tempo non era particolarmente caldo, e si faceva un lungo tragitto correndo dalla scuola fino all’Iper, in fondo a viale Belforte, e poi il ritorno”.
“In classe avevamo iniziato a chiamarlo Gigi – continua l’insegnante – un soprannome nato perché un giorno io avevo detto che assomigliava all’attore della pubblicità della Cremeria, che suonava il citofono. Per un po’ tutti lo abbiamo chiamato con il soprannome”.
Un’altra caratteristica di Paolo era la sua apertura verso gli altri. “Aveva tantissimi amici stranieri, già ai tempi del liceo, tra cui molti peruviani”.