Frontalieri, scontro sul casellario giudiziario. “Misura discriminatoria”

La richiesta del Canton Ticino di accedere ai precedenti penali degli italiani che lavorano sul loro territorio sta creando forti tensioni nella negoziazione

03 Luglio 2015
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Frontalieri

Continua la trattativa tra l’Italia e la controparte Svizzera in merito all’accordo fiscale sulla tassazione dei lavoratori frontalieri. Il tono generale è costruttivo, pur permanendo alcuni elementi di tensione, sui quali appunto le parti si stanno confrontando. Tra questi, pur non facendo parte dell’Accordo, anche il tema della richiesta del casellario giudiziario ai lavoratori su cui Regione Lombardia ha già espresso forti posizioni contrarie attraverso il governatore Roberto Maroni.

E’ questo, in sintesi, il bilancio dell’incontro tra la Commissione speciale “Rapporti tra Lombardia, Confederazione elvetica e Province autonome”, presieduta dalla varesina Francesca Brianza (Lega Nord), il “negoziatore” del Ministero dell’Economia e delle Finanze Vieri Ceriani e il sottosegretario del “Pirellone” con delega all’Attuazione del programma Alessandro Fermi. Presenti anche le organizzazioni sindacali e l’associazione dei comuni di frontiera.

Per quanto riguarda la tassazione, i punti cardine su cui si sta costruendo l’accordo sono il principio costituzionale di equità di trattamento e il principio sancito a livello europeo di libertà di movimento delle persone. Questo significa che il frontaliere che lavora in Svizzera dovrà avere lo stesso trattamento fiscale del lavoratore frontaliere che opera in un qualsiasi altro Paese con cui ci sono accordi bilaterali in corso.
Ma l’equiparazione arriverà attraverso un percorso graduale: inizialmente, e comunque non prima del 2018, la tassazione svizzera calerà dal 100 per cento al 70 per cento, il salario percepito in Svizzera sarà quindi tassato in Italia, in modo da ristabilire la tassazione al 100 per cento. “Successivamente il livello di tassazione sarà equiparato a quello degli altri lavoratori frontalieri – specifica la consigliera varesina Brianza -, ma l’entrata a regime effettiva avverrà nell’arco dei prossimi 10 anni, previa ratifica del Parlamento”.

Al di fuori dell’Accordo vi è però adesso una altro argomento che sta generando frizioni tra Lombardia e Canton Ticino, ovvero, la consegna del casellario giudiziale e del certificato dei carichi pendenti a chi intende rinnovare o ottenere un permesso di dimora (B) o per frontalieri (G).
Il provvedimento, voluto dal presidente del Governo ticinese Norman Gobbi, è già stato al centro di una bocciatura da parte del segretario di Stato svizzero per la migrazione Mario Gattiker che ha chiesto di ritirare tale misura. A questa voce nei giorni scorsi si è levata anche quella del governatore Maroni.

“Certamente la questione del casellario giudiziario sta creando tensioni su tavolo delle trattative, provocando ulteriori discussioni e rallentamenti – commenta la consigliera regionale Brianza – per il Ticino è la risposta a un problema di sicurezza, ma i nostri lavoratori frontalieri non ne sono la causa e non devono esserne penalizzati. Rappresentano solamente una risorsa essenziale per l’economia del Cantone che deve essere tutelata”.

“Mi auguro che la Svizzera possa ritirare questa misura – commenta Fermi -, che ritengo eccessiva e discriminatoria”.

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