“È ora di essere Civili”. Varese scende in piazza per i diritti gay

15 Gennaio 2016
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Alle ore 15.00 di sabato 23 gennaio in occasione della mobilitazione nazionale in numerose città italiane si scenderà in piazza Monte Grappa per manifestare per il riconoscimento dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Non solo Varese, ma ben quarantanove piazze italiane hanno risposto all’appello nazionale di Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit denominato “Svegliatitalia – è ora di essere civili” in occasione della discussione in Senato del disegno di legge sulle unioni civili.

La manifestazione varesina è organizzata dagli studenti universitari del gruppo Insubria LGBT. In breve ha ricevuto sostegno e adesione dall’Unione degli studenti di Varese, dalla Cooperativa Lotta Contro L’Emarginazione di Varese, da L’Albero di Antonia, Varese C’è, Arci Varese, da partiti e movimenti tra cui Varese Possibile, Giovani Democratici del Gallaratese, i Giovani Democratici della Provincia di Varese, Futuredem Lombardia, SEL Varese e da ogni cittadino che vuole dare battaglia alla lotta contro la
discriminazione.

Quarantanove piazze italiane saranno protagoniste della volontà di cambiare la storia, unite per sostenere l’uguaglianza. Così come in passato si era lottato per la parità umana di ogni classe sociale, per l’uguaglianza delle donne e per la liberazione dallo schiavismo, il 23 gennaio si lotterà per garantire i diritti di chi ancora non ne ha.

Lo Stato italiano e la burocrazia, infatti, non prevedono tutele per le coppie omosessuali ed eterosessuali non sposate sul fronte delle pensioni di reversibilità, dell’assistenza in ospedale, del patrimonio, dell’acquisto di una casa o addirittura per quanto riguarda i figli e le famiglie omogenitoriali. In particolare, riguardo all’assistenza sanitaria, il non essere sposati comporta problemi e sofferenza: accanto al letto della persona amata non ci possono essere conviventi, né eterosessuali né omosessuali, ma solo persone strettamente imparentate. E anche, per esempio, in caso il compagno sia in stato di incoscienza, non si possono prendere decisioni neanche in caso di immediata urgenza. Come sostiene Giovanni Boschini, portavoce di Insubria LGBT: “Le cose possono cambiare, tutti insieme, per
l’amore e per la civiltà”.

L’APPELLO DELLA MOBILITAZIONE:

L’Italia è uno dei pochi paesi europei che non prevede nessun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso. Le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali non godono delle stesse opportunità degli altri cittadini italiani pur pagando le tasse come tutti. Una discriminazione insopportabile, priva di giustificazioni.
Il desiderio di ogni genitore è che i propri figli possano crescere in un Paese in cui tutti abbiano gli stessi diritti e i medesimi doveri.
Chiediamo al Governo e al Parlamento di guardare in faccia la realtà, di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, cittadini e cittadine di questo Paese. La reciproca assistenza in caso di malattia, la possibilità di decidere per il partner in caso di ricovero o di intervento sanitario urgente, il diritto di ereditare i beni del partner, la possibilità di subentrare nei contratti, la reversibilità della pensione, la condivisione degli obblighi e dei diritti del nucleo familiare, il pieno riconoscimento dei diritti per i bambini figli di due mamme o di due papà, sono solo alcuni dei diritti attualmente negati.

Questioni semplici e pratiche che incidono sulla vita di milioni di persone.

Noi siamo sicuri di una cosa: gli italiani e le italiane vogliono l’uguaglianza di tutte e di tutti.
Studenti LGBT dell’Uninsubria Varese
www.insubrialgbt.it

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