
Non c’è pace per la Giunta Fontana, che da due mesi agonizza nella sala rianimazione di Palazzo Estense tra sussulti di vitalità e pericolose ricadute.
In principio pareva che fosse il Nuovo Centrodestra la causa di tutti i ritardi, gli errori e i vizi di questa maggioranza, e a pagarne le spese fu Carlo Baroni, vittima sacrificale sull’altare di Nino Caianiello e delle sue larghe intese con l’Udc.
IL RESTYLING
Ne uscì una maggioranza riveduta e corretta, con tanto di restyling del marchio (via Forza Italia e UDC, “Liberi per Varese” il nuovo nome) e rimpasto di giunta (Morello Vicesindaco, Clerici “superassessore”) che lasciavano ben sperare sulla tenuta dell’amministrazione fino al termine della corsa (arrivo previsto 2016).
IL CASO-CLERICI
Non fu vera gloria, perchè dopo un paio di settimane l’esplosione del caso-Clerici fece riemergere le divisioni e le contraddizioni di una maggioranza che nei fatti non esisteva più. Via quindi ad un altro “sacrificio umano”, questa volta con tanto di giustificazione ideologica: epurato Stefano Clerici (inviso al suo partito perchè poco allineato, temuto dal sindaco perchè fino a quel momento vero “uomo immagine” della Giunta, tanto da oscurarne l’attività amministrativa) e sostituito con un illustre (e meno mediatico) Carneade, si pensava che il governo cittadino ne avrebbe tratto beneficio.
LE LACERAZIONI
Niente di più errato: la cura si è dimostrata peggiore del male, poiché la maggioranza ne è uscita indebolita numericamente (con la cacciata dell’NCD) ed è venuto a mancare un personaggio sì scomodo, ma capace (proprio con la sua sovraesposizione mediatica) di mascherare le carenze di un’amministrazione piuttosto inconsistente.
IL QUADRO ATTUALE
L’assenza di tre dissidenti (Galparoli, D’Aula e Battaglia), ormai croniche spine nel fianco di questa maggioranza) al momento del voto su una decisione strategica per il Comune di Varese, questa volta potrebbe far saltare il banco: Attilio Fontana, apparso negli ultimi mesi sempre più stanco e demotivato, fiaccato da anni di lotte interne alle segreterie dei partiti (dalle quali, ad onor del vero, non ha avuto mai il coraggio di prendere le distanze), potrebbe, in un sussulto di dignità politica, decidere di staccare la spina a questa Giunta.
D’altronde non è un mistero che il borgomastro varesino attendesse con ansia la firma sull’accordo di programma di piazza della Repubblica quale atto apicale (o conclusivo?) del suo mandato sindacale: da qui in avanti, ogni momento è buono per tornare a fare l’avvocato.
Nerio Cavalieri