“Con Renzi finalmente un governo che pensa ai cittadini”. Alfieri prepara la corsa del Pd alle europee

Il segretario regionale del Partito democratico assicura che le riforme proseguiranno a livello nazionale. Mentre in Regione Lombardia attacca l’immobilismo del centrodestra

09 Maggio 2014
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Alfieri

“Con Renzi è arrivata finalmente la svolta e una politica che guarda ai cittadini”. Alessandro Alfieri, segretario del Pd della Lombardia, evidenzia con soddisfazione i risultati del nuovo governo di Matteo Renzi.

Alfieri, oggi consigliere regionale, è entrato al Pirellone con il Pd nel 2010, è stato riconfermato nel 2013, diventando capogruppo. Una volta eletto segretario lombardo, ha lasciato la guida del gruppo consiliare. Ha sostenuto Renzi fin dalla sua prima campagna per le primarie, nel 2012.

Ad oltre due mesi dal suo insediamento, Renzi ha portato la ventata di novità che tutti si attendevano?

C’è stata la svolta, un cambio di passo. Dalla palude in cui eravamo, si poteva uscire solo con uno strappo. Adesso il cantiere delle riforme è partito. Si lavora sulla legge elettorale alla Camera, mercoledì c’è stato il primo voto in commissione sulle riforme, è stato approvato il decreto del lavoro pur con tanti mal di pancia, e siam partiti con la prima copertura per un’operazione di diminuzione vera delle tasse, non proclami. Insomma, Renzi sta portando risultati concreti, e il taglio delle tasse, accompagnato dal provvedimento degli 80 euro al mese che aiuterà i redditi mediobassi e bassi, è un’azione di equità, che favorirà la riprese della domanda interna.

Gli 80 euro fanno discutere molto. Due le critiche principali che arrivano soprattutto da Forza Italia e Movimento 5 Stelle: sono troppo pochi ed è una strada impraticabile.

Per chi guadagna 1.000-1.200 euro al mese 80 euro in più o in meno fanno la differenza. Chi dice che sono pochi lo fa perché sta bene dal punto di vista economico e non conosce il livello degli stipendi medi. Sul fatto dell’impraticabilità, è solo l’invidia da parte di chi per anni avrebbe voluto abbassare le tasse e non c’è mai riuscito.

Insomma, una “frecciata” a Berlusconi…

La differenza tra lui e Renzi è che Renzi, con il suo governo, le cose le fa veramente. Metà della copertura arriverà solo dai risparmi, dall’aver messo in ordine i conti, operazione iniziata già durante il governo Letta, e quindi è anche merito in parte suo. Con l’abbassamento dello spread, infatti, possiamo accedere a risorse prima bloccate. Un’operazione che ha fatto reperire risorse per tre miliardi.
C’è poi il tema della tassazione locale, dove per colpa di Berlusconi, di Forza Italia e della Lega Nord è stato fatto un pasticcio di tasse. Poi Berlusconi non ha voluto una patrimoniale una tantum, con il risultato che ci siamo ritrovati tante piccole patrimoniali a livello locale.

Passiamo a parlare di Regione Lombardia. È passato poco più di un anno dall’insediamento di Roberto Maroni alla presidenza. Un bilancio dal vostro punto di vista?

Maroni fa l’ordinaria amministrazione e basta. Il vero dato è che amministra in piena continuità con l’era Formigoni. Senza passi in avanti.

Qualche esempio?

È un anno che si discute di riforma della Sanità, e cominciamo ad avere solo adesso qualche informazione su quello che intendono fare. Maroni aveva detto che avrebbe cancellato e riformato i ticket e non c’è traccia di questo provvedimento. Insomma, grandi annunci, una serie di eventi all’insegna di comunicazione e convegni, e i blitz alla Mantovani all’Ospedale di Varese. Tutte cose a cui non seguono però azioni e risultati.
E la battaglia del 75% delle risorse sul territorio da madre di tutte le promesse è diventata a madre di tutte le scuse.

Come Pd, invece, avete già da tempo, a partire dalla campagna elettorale dell’anno scorso, proposto una vostra riforma sanitaria.

Proprio mercoledì abbiamo presentato a Milano una riforma radicale del sistema, che integri sanitario e sociale, ospedale e e territorio. Il territorio è stato sguarnito e la situazione va quindi migliorata. Inoltre occorre ridurre le diseguaglianze tra i diversi territori. Su un tema come quello della sanità, i controlli devono essere uguali per tutti, per evitare di assistere agli scandali che si sono verificati negli scorsi anni.

E poi il ticket…

Esatto, la riforma sul ticket in base al reddito è fondamentale. Chi ha di più, paga di più, chi ha di meno, paga di meno. Chi non ha niente non deve pagare, ma ha diritto all’assistenza.

Le altre battaglie, come la Macroregione?

Un nuovo vessillo ideologico subito ammainato. Alla prima prova di collaborazione tra le due Regioni a guida leghista, Lombardia e Veneto, sulla mobilità, l’effetto è stato quello di una riduzione delle corse ferroviarie tra Milano e Venezia. E Maroni l’ha saggiamente messa da parte, parlandone sempre meno.
Il punto è un altro, però. Maroni deve decidere da che parte stare. Non può stare con il piede in due scarpe. O fa il presidente di una delle Regioni più avanzate d’Europa, o insegue Salvini nelle sue ricette becere che ci porterà ai margini dell’Europa e alla deriva nel Mediterraneo. Le proposte della Lega, da questo punto di vista, sono assurde: uscire dall’Euro, mettere la clausola della residenza da almeno 15 anni per accedere ai servizi sociali, addirittura di 5 anni per accedere ai fondi del diritto alla vita.
Queste ricette ci porterebbero indietro dal punto di vista sociale. Il punto è: o sta alla testa di un sistema produttivo d’eccellenza,  va a fare le alleanze con gli eredi del fascismo francese e i nipotini di Haider. Sono cose un po’ diverse e noi abbiamo bisogno di una guida che ci tenga ai primi posti in Europa.

E in vista di Expo si riuscirà ad arrivare puntuali, visti anche i recenti fatti di cronaca?

Se le istituzioni protagoniste lavorano tutte insieme, senza perdere tempo, è possibile. Ma bisogna fare le cose bene e in più stare attenti ad evitare le infiltrazioni della criminalità organizzata e delle lobby affaristiche.

In vista delle tornate elettorali, a partire dalle europee, come vede il Pd nell’era Renzi?

Molto bene, sono ottimista. La svolta di Renzi incontra molto favore sia all’interno che all’esterno del partito. Certo, c’è sempre qualche nostalgico, ma la maggior parte si rende conto che serviva una svolta. Ed anche nei nostri territori c’è un’apertura di credito, da parte dei cittadini, verso il Pd che non ho mai visto.

 

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