Assemblea Univa, Brugnoli: “L’Italia, Paese del manifatturiero creativo”

Il presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, da Malpensafiere, lancia la sfida per il rilancio. E presenta le traiettorie che, secondo gli industriali, vanno seguite a livello politico ed economico. Intervento del presidente nazionale di Confindustria Giorgio Squinzi

03 Giugno 2014
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Industrialimalpensa

Qualche segnale di ripresa c’è. Ma ancora debole, e soprattutto non riesce a colmare i “danni” di un 2013 disastroso.

Tuttavia sembra arrivato il momento in cui la politica riesca a rispondere alle necessità del mondo dell’impresa e dell’industria per rilanciare l’economia. Questi gli auspici del presidente dell’Unione degli Industriali della provincia di Varese Giovanni Brugnoli, nel suo discorso durante l’assemblea generale di Univa oggi a Malpensafiere.

“I primi mesi di questo 2014 ci stanno portando qualche, seppur ancora fragile, segnale positivo, almeno sotto il profilo congiunturale, ma arriviamo da un 2013 in cui abbiamo giocato in difesa, in cui la maggior parte degli elementi dello scenario hanno creato ostacoli e complessità alle nostre scelte quotidiane. Un anno che per l’Italia si è chiuso ancora una volta con una significativa caduta del Prodotto Interno Lordo e non può certo essere una consolazione il fatto che questa caduta sia stata meno forte di quella dell’anno precedente” ha detto Brugnoli.

Problemi di credito

“Il credito continua a restare difficile e macchinoso. Il fisco non scioglie la sua morsa. La burocrazia non riesce a trovare, da sola, la strada della semplificazione. Il mercato del lavoro, strozzato da una disoccupazione vicino al 13% e dalla difficoltà di coinvolgere i giovani, fatica a rimettersi in moto. Una situazione, questa della disoccupazione, di cui sentiamo tutto il peso come imprenditori e cittadini.
Se è un dovere dire come stanno le cose, se è più che giusto denunciare ciò che ostacola le imprese, tuttavia non voglio che questo diventi il momento delle lamentele o, peggio ancora, dei rimpianti.

Segnale positivo

Abbiamo le ragioni per guardare avanti, abbiamo la forza per cogliere i segni dei tempi, abbiamo la volontà per trasformare i rischi in opportunità.
Abbiamo tutte le capacità per farlo.
Viviamo, dobbiamo riconoscerlo, un cambiamento profondo della realtà economica. La svolta del Terzo Millennio non è stata solo una dimensione retorica affidata al richiamo un po’ cabalistico dei numeri.
Negli ultimi quindici anni abbiamo vissuto l’onda lunga della globalizzazione, l’impetuosa rivoluzione dei mezzi del comunicare, un’accelerata trasformazione delle tecnologie produttive, un cambiamento lento, ma significativo della struttura sociale con più immigrati, più anziani, più giovani di fronte alle difficoltà del lavoro”.

“È la tendenza all’aumento di tutto quello che grava sulle imprese e sui cittadini.
Ho già detto della pressione fiscale. Paradossale è che sia continuata ad aumentare lungo tutti gli anni tra il 2000 e il 2012, sia nei primi sette anni di pur lenta crescita, sia soprattutto nei successivi anni di dura crisi economica. Solo nel 2013, secondo i dati della Banca d’Italia, la pressione fiscale è diminuita dello 0,2% attestandosi, tuttavia, alla quota non certo leggera del 43,8%. Ma la pressione fiscale effettiva è intanto arrivata a quota 53,5%. E, come poi vedremo, quella specifica su imprese e lavoro raggiunge anche punte molto più elevate.
E allo stesso modo è aumentato il costo dell’energia (e sono aumentate le tasse sull’energia).
Ed è aumentato il costo del lavoro e, nonostante i proclami e le promesse di semplificazione, sono aumentati gli oneri burocratici e amministrativi sulle imprese.
E’ pur vero che qualcosa in questi ultimi mesi si sta cercando di cambiare, ma la sfida è grande e non riguarda solo la manovra di un singolo Paese”.

Il manifatturiero creativo per il rilancio

“Le nostre imprese, vuoi per la dimensione, vuoi per il carattere di noi imprenditori, appartengono alla categoria del Manifatturiero Creativo.
Può darsi che noi italiani abbiamo perso la strada delle alte tecnologie, abbiamo rinunciato a competere sui fronti ad altissima innovazione come l’informatica, le telecomunicazioni o l’energia nucleare. Ma siamo comunque in prima fila nella capacità di produrre quella che viene chiamata “innovazione incrementale” che è insieme miglioramento progressivo della qualità dei prodotti e capacità di trovare applicazioni nuove e diverse alle innovazioni di pubblico dominio.
Un’impresa che coniuga felicemente la “capacità di fare” , che ci permette spesso di realizzare produzioni di avanguardia con la “capacità di immaginare” il nuovo: bisogni, prodotti, idee.
Un’impresa capace di essere creativa anche quando fa molle e bulloni.
Anche quando fa tessile.
Anche quando fa la meccanica più tradizionale.
Anche quando fa plastica.
Un’impresa che si può definire medium-high technology oppure di nicchia: non voglio addentrarmi nella giungla delle definizioni, ma una cosa l’ho senz’altro capita, proprio guardando alla realtà di questo territorio.
Noi costituiamo la “pancia” sana del Manifatturiero: non solo di quello
italiano, ma anche di quello di molti altri Paesi ad elevata produzione industriale
di cui siamo i primi fornitori. Dobbiamo quindi avere prima di tutto memoria e coscienza di questa identità e saperne poi coltivare l’orgoglio avendo fierezza dei risultati raggiunti e ponendosi il problema di come mantenerli nel tempo.
A questo proposito, come associazione di imprenditori, una domanda su come rendere questo tessuto produttivo più competitivo e longevo ce la siamo posta. E, lasciatemelo dire, qualche risposta, anche molto concreta, abbiamo cercato di proporla.
Non è un caso che all’ingresso di questa sala abbiate trovato delle stampanti 3D.
Non è una moda del momento. Non è un divertissement per sentirsi moderni. È un fenomeno che non va sottovalutato. E’, a nostro parere, l’avanguardia di un cambiamento che, così è stato per internet e le telecomunicazioni, avanza ed avanza molto più rapidamente di quanto l’innovazione abbia mai fatto nel passato.
Guai a pensare come quel lord inglese che alla fine dell’Ottocento ebbe a dire: “Il telefono? non serve a nulla e non avrà un futuro: abbiamo abbastanza postini nel Regno Unito”.
Questa tecnologia – la stampa 3D – se abbinata alla prototipazione rapida di nuova generazione ed agli scanner wi-fi, costituisce un pacchetto a fortissimo potenziale innovativo anche per i prodotti più tradizionali e per tutte le imprese, nessuna esclusa. Si tratta di un mix in grado di sradicare i vantaggi competitivi sinora raggiunti, poiché consente personalizzazioni spinte di prodotto con apertura di nicchie di mercato e con orizzonti completamente nuovi. Consente simulazioni avanzate”.

“È per questo che abbiamo promosso e sostenuto finanziariamente la nascita presso LIUC – Università Cattaneo, di SmartUp, un laboratorio di fabbricazione digitale”.

Ed ecco alcuni stralci dalle “traiettorie” indicate dagli industriali.

Traiettoria per lo Stato

“Iniziamo quindi da una traiettoria per lo Stato, perché sappia trovare il coraggio di semplificarci la vita e di agevolare il mestiere di fare impresa. Con l’obiettivo di raccogliere finalmente la sfida del cambiamento e della modernità, con riforme vere che smontino la ridondanza delle procedure, la pesantezza delle autorizzazioni e riducano i costi del sistema.
Uno Stato che sappia garantire la sicurezza pubblica – e qui va, ancora una volta, il nostro ringraziamento all’impegno di tutti coloro che sono quotidianamente in prima linea su questo fronte – così come sappia assicurare l’indipendenza e l’efficienza del sistema giudiziario, necessità primarie per il Paese ed anche per il nostro fare impresa. Requisiti prioritari per attirare imprese ed aumentare la fiducia degli investitori.
Ci aspettiamo uno Stato che sappia creare l’ambiente competitivo in cui l’impresa possa trovare spazio per crescere. Sta ad esso tracciare le regole (fisco, lavoro, semplificazione burocratica). Per queste non serve nulla di eccezionale, chiediamo solo equità di trattamento con quanto i nostri concorrenti trovano a casa loro. Prendendo le buone idee laddove ci sono”.

Traiettorie per il Governo

“Certo, dobbiamo riconoscere che questo Governo ha tentato di introdurre un cambio di marcia e gli va dato almeno merito di aver voluto uscire dagli schemi di una manovra economica “tradizionale”, che si riproponeva sempre uguale a se stessa: disavanzo – aumento fiscalità su chi già paga – copertura delle spese di una Pubblica Amministrazione che non si riduce – nuovo disavanzo.
Va dato comunque atto che per la prima volta abbiamo sentito un Ministro del Lavoro ammettere che “se il diritto acquisito è un privilegio ingiustificato, allora non si deve tenere. Bisogna avere il coraggio di dire che ci sono delle cose che non ci stanno perché ingiuste”. Confidiamo che questa affermazione possa concretizzarsi presto in interventi effettivi, tenendo conto anche del fatto che abbiamo davanti l’ambizioso Disegno di Legge delega.
Sarebbe questo il momento giusto anche per semplificare e rendere flessibile il contratto a tempo indeterminato, per rafforzare la capacità di fare politiche attive per il lavoro e di far incontrare efficacemente domanda e offerta.
E per introdurre, insieme alla modifica delle regole, quella fondamentale modifica che aspettiamo da tempo e che si chiama: eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile dell’Irap.
Così come sarebbe giunta l’ora di dare corpo finalmente alla delega fiscale e ad incisivi e stringenti processi di semplificazione.
I tempi sono maturi anche per procedere a ritmi serrati sulle riforme istituzionali – dal superamento del bicameralismo perfetto, alla modifica del Titolo V della Costituzione -. Obiettivi chiari. Direzione sicura. Riforme super partes.
Queste sono le chiavi per procedere.
I propositi ci sono. Le idee non mancano. Non sappiamo ancora dire se all’indubbio sforzo di volontà riusciranno a seguire i fatti. Tuttavia non possiamo che augurarcelo. Come imprenditori. Come Paese”.

Traiettoria per la Politica

“Al di là di quanto potrà e vorrà fare il Governo penso che la più grande sfida che ha davanti a sé il nostro Paese sia tutta “politica”.
Ciò di cui tutti sentiamo indiscutibilmente il bisogno è di ricostruire un’immagine positiva di noi stessi. Dell’Italia.
E la Politica ha tanto da dare, da restituire, a questo Paese.
A partire da una riflessione su se stessa, che le permetta di riconquistare agli occhi della gente quella credibilità che, per principio, merita. E che vogliamo tornare a riconoscerle.
Sino ad arrivare ad aiutare l’Italia nella traiettoria più alta: quella del riconquistare rispettabilità ed autorevolezza.
Superando lo scoglio dell’autolesionismo spinto e della latitanza dell’orgoglio nazionale. Vogliamo poter di nuovo avere la fierezza di vivere in uno dei Paesi più belli. Culla di civiltà. Culla di creatività. Un Paese verso cui dobbiamo poter avere rispetto”.

Traiettoria per l’Europa

“Si sono appena chiuse le urne delle elezioni europee e siamo alla vigilia del semestre di presidenza italiana.
Ci sembra indispensabile chiedere, più che mai, una traiettoria nuova per l’Europa, ma anche per l’Italia.
Con l’obiettivo di riportare ad una omogeneità le condizioni e le regole per competere almeno nell’Unione Europea.

La campagna elettorale e l’esito del voto hanno dimostrato come sia cresciuta la quota di coloro che possiamo chiamare euro “delusi”. E non senza ragione.
È forse esagerato dire che l’Europa della solidarietà non ha saputo prevalere sull’Europa dei contabili e degli uffici studi, ma è un dato di fatto che le politiche di sostegno e di rilancio delle economie, che pur ci sono state, abbiano avuto un minore impatto, anche mediatico, dei richiami all’austerità.
Nel semestre europeo che ci attende la nostra sfida sarà quella di dare una risposta alle aspettative emerse e tracciare politiche di sviluppo. Politiche per l’equità. Politiche per il rilancio dell’industria. Iniziando da quell’Industrial Compact, ossia da quella strategia per l’industria europea, che ci auguriamo possa portare al più presto i suoi frutti.
Bisognerà intervenire ponendo le basi di un nuovo ciclo istituzionale.
Così come andrà arginato l’approccio ottusamente rigorista che ha segnato questi ultimi anni.
L’Europa deve tornare ad essere, per noi e per tutti, una dimensione in cui riconoscerci ed in cui crescere. Non può limitarsi ad essere una dimensione per assegnare sanzioni.
Servono regole comuni”.

Traiettoria per gli Enti locali

“E qui si collega la necessità di una traiettoria per gli Enti locali perché possano diventare come elementi di crescita comune nella gestione del territorio.
Con l’obiettivo di assecondare la crescita della società e delle imprese con
la partecipazione e il confronto.
Gli Enti locali, se alleggeriti da “oneri impropri” di natura finanziaria e burocratica, possono dedicarsi a quel rapporto diretto con tutte le dimensioni delle comunità, ovviamente non ultima, in realtà ci auguriamo tra le prime, a quella economica.

E a questo proposito voglio dare merito alla Regione per l’apprezzabile
sforzo che sta compiendo in termini di semplificazione per la vita delle imprese,
auspicando anche che ciò consenta che le risorse loro destinate arrivino con la
necessaria tempestività. Non dimentichiamo che un recupero di efficienza può essere
fondamentale anche premiando, attraverso lo sblocco del Patto di Stabilità, gli
Enti che, grazie alla messa in atto di comportamenti virtuosi, sono stati capaci
di generare i fondi per investire sul territorio. E razionalizzando laddove è
necessario farlo. Ricordiamo che la Pubblica Amministrazione partecipa a oltre
7.700 società: il Centro Studi Confindustria ha calcolato che se venissero
eliminate tutte le partecipazioni in imprese che non gestiscono servizi pubblici
essenziali lo Stato risparmierebbe la bella cifra di 12,8 miliardi di euro.
C’è bisogno di un governo locale che riporti lo sviluppo ad una strategia
di territorio condivisa. C’è bisogno di una pianificazione territoriale a garanzia
che le scelte scomode, ma utili – come le infrastrutture o le scelte ambientali –
vengano compiute a garanzia di sviluppo collettivo di lungo periodo e non per
opportunità del momento. Magari per opportunità elettoralistiche.
Sappiamo molto bene che la nostra provincia ha bisogno come l’ossigeno
di collegamenti rapidi ed efficienti anche in vista di quell’Expo 2015 in cui anche noi riponiamo grandi aspettative. Ebbene lasciatemi citare solo, quasi come un promemoria, le nuvole nere sul futuro di Malpensa, le polemiche per la Pedemontana, i ritardi per l’Arcisate-Stabio, le incertezze sugli investimenti per potenziare la rete ferroviaria in vista dell’apertura prevista nel 2016 del traforo di base del San Gottardo.
Le infrastrutture sono un capitolo fondamentale per la crescita. Eppure qualunque piccola o grande opera è puntualmente accompagnata dai rumorosi Comitati del no che, spesso raccogliendo firme e adesioni in maniera incontrollata e incontrollabile, si ergono a difensori dell’immobilismo e a sostenitori del conseguente declino. E c’è da chiedersi se le parole democrazia e rappresentanza abbiano ancora un valore, oltre che un significato.
Ma continuiamo sulle nostre traiettorie”.

Traiettoria per i Sindacati

“Una traiettoria per i Sindacati, perché superino la conflittualità e si
pongano, come già avviene tradizionalmente nel nostro territorio, come primi
attori dello sviluppo.
Con l’obiettivo di privilegiare gli interessi comuni, dove non ci siano né
vincitori né vinti, ma una logica di rispetto e di condivisione di valori, di dialogo
serrato e di confronto aperto”.

Traiettoria per le Imprese

“Una traiettoria per le imprese – per tutte le imprese ed in particolare per
le PMI – perché riescano a valorizzare tutte le loro componenti e a porsi come
elemento fondante della dinamica sociale.
Con l’obiettivo di dimostrare, con i fatti, che è indubbio che l’impresa sia
il vero fattore competitivo della realtà italiana, ma in un mercato aperto, libero e
che sia concorrenziale a pari condizioni.
Si tratta di una traiettoria ambiziosa, che richiede impegni precisi: quelli
del coraggio, dell’innovazione, della collaborazione. Del coraggio, e non della paura, di introdurre ad esempio nelle nostre imprese figure, a volte, più preparate di noi. Saranno loro nel futuro a farci andare, tutti, più avanti.
Dell’innovazione, che non vuol dire solo interventi nella tecnologia o nel
prodotto, ma anche cambiamento radicale nell’organizzazione, nel diverso
rapporto con i clienti, nel nostro modo di porci verso i collaboratori.
Della collaborazione tra di noi, non di forma, ma di sostanza, senza la
paura di mettere in comune competenze, esperienze, per affrontare i mercati
nuovi insieme, per trovare quelle scale produttive e distributive che altrimenti
singolarmente, non potremmo mai raggiungere”.

Traiettoria per i Giovani

“Una traiettoria per i giovani perché sappiano trovare una strada dove
mettere a frutto i propri talenti.
Con l’obiettivo di partecipare pienamente e costruttivamente alla crescita
sociale con una scuola capace di essere un collegamento, un link come si dice
oggi, tra la famiglia e una società in cui il lavoro sia in primo piano.

Perché il futuro è veramente nelle mani di quelli che chiamiamo “nativi digitali”, che hanno respirato fin dalla nascita i nuovi paradigmi tecnologici e li
sanno usare con una sorprendente abilità, applicandoli, questa è la sfida del
domani, alle produzioni manifatturiere. In questo come Unione crediamo e ci siamo
impegnati sviluppando, ormai da anni, azioni ponte tra le imprese e la scuola.
A volte sento commenti sui giovani, sulla loro preparazione, sulla
superficialità dei loro saperi. Devo dire la verità: non condivido questi giudizi
sommariamente negativi. Vedo invece persone capaci, polivalenti, pulsanti di
energia semplicemente abituate ad una cultura diversa da quella con cui siamo
cresciuti noi. Ma è un male? O siamo noi a non saper valorizzare il diverso ed il
nuovo?
Poi penso alle difficoltà che dovranno affrontare, alle minori prospettive e
garanzie che aspettano questa generazione rispetto a quella dei padri e penso che
la nostra generazione abbia qualcosa da farsi perdonare dai giovani. Li vedo sotto
un altro aspetto: quello di coloro a cui è chiesto del coraggio in più, uno sforzo di
immaginazione per trovare la propria strada. Ed è anche e soprattutto per loro,
che vedo grandi opportunità legate a quella prima traiettoria tecnologica di cui
abbiamo parlato, da condividere subito con loro.
Allora sento che, come Unione, stiamo aprendo un cammino nuovo.
Stiamo infatti sviluppando in questi mesi un progetto a sostegno delle start-up
che vedrà coinvolti insieme giovani e imprese. Un progetto per allevare
imprenditori del futuro passando loro idealmente un testimone generazionale”.

Traiettoria per la Scuola

“Anche per questo è necessaria una traiettoria per la scuola perché
sappia ispirare curiosità, coltivare la passione per la ricerca, per il rischio, per
l’avventura.
Con l’obiettivo di valorizzare le nostre grandi risorse umane, grazie alla
preparazione dei docenti, alla validità dei percorsi, ma anche alla funzionalità e
bellezza degli edifici
Sono convinto che molti giovani che entrano ora nelle scuole superiori
lavoreranno tra dieci anni in aziende che non ci sono ancora e che saranno
create da giovani poco più grandi di loro. Sono convinto che se si saldano i
bisogni di conoscenza tecnologica nuova con l’ampiezza dei saperi tradizionali
sapremo educare persone adatte al futuro. Importante è che la scuola italiana
non perda la capacità di formare persone pensanti e creative, una qualità che ci
è sempre stata riconosciuta anche in quei tanti “cervelli” così apprezzati
all’estero. Ed è importante guardare alla scuola per la sua capacità di far
maturare il pensiero critico e di educare al bello: per questo abbiamo bisogno di
insegnanti motivati e preparati, di un “sapere” che continui ad essere
multidisciplinare, ma anche di scuole pulite e confortevoli, con una propria
forza di attrazione. I denari investiti nella scuola sono investimenti nel nostro
futuro… perché il futuro dei nostri figli è il nostro futuro”.

Traiettoria per le Associazioni imprenditoriali

“Una traiettoria per le associazioni imprenditoriali perché sappiano
mantenere un grande spirito di servizio. Ed anche all’interno del nostro Sistema
sappiano individuare le più opportune forme di collaborazione.
Con l’obiettivo di promuovere una cultura d’impresa capace di animare
tutta la società con gli strumenti dell’ascolto, della proposta, della
professionalità.
In questi anni di crisi, mi è capitato di dovermi confrontare
dialetticamente con alcuni di voi, che chiedevano ragioni dell’associazionismo.
Davanti alla difficoltà quotidiana, quando devi far tornare i conti, sei portato a
esaminare il costo di qualsiasi cosa.
Non sempre è facile valorizzare l’impegno in associazione, il valore
dell’associazionismo non ha un Net Present Value: ha dei costi certi, ma anche
ricavi che possono essere non facilmente quantificabili perché non
necessariamente hanno una traduzione economica immediata. Vantaggi che
crescono quanto più tu sei partecipe ed addentro alla vita associativa.
Pensiamo alle attività di rappresentanza, al dialogo continuo con le
Istituzioni per portare il parere non della singola impresa, ma del Sistema delle
imprese. Pensiamo al ruolo di facilitatori di progetti collettivi e di think – tank
esercitato dalle associazioni.

Pensiamo, sempre nell’ambito della rappresentanza, alla vicenda del
Made In che per una volta, sì, ha visto tutti i nostri europarlamentari compatti
sulla linea propugnata dal nostro Paese, ma che ha anche visto, indiscutibilmente, protagonista l’associazionismo imprenditoriale italiano.
Pensiamo a quanto è importante il lavoro che Confindustria ed il suo
Presidente fanno, non sempre adeguatamente noto, ma nei fatti portatore di
rilevanti risultati.
Così come pensiamo allo sportello per aiutare le imprese ad accedere alle
agevolazioni agli investimenti, alla formazione, alle pratiche ambientali, alle
“azioni collettive” fiscali, oppure alla consulenza sull’energia o ancora alle
puntuali informazioni sulle potenzialità dei mercati esteri. Elementi questi,
insieme a tanti altri, che possono portare da una parte a risparmi concreti e,
dall’altra, a vantaggi sicuramente significativi.
Ma pensiamo anche ai tanti risultati precisamente quantificabili. Solo
qualche esempio:
– i risparmi di imposta, conseguiti grazie alla vigilanza che l’Unione esercita
sulle delibere degli enti per la tassazione locale: un risparmio che si
colloca mediamente intorno al 30%;
– l’aggiornamento del personale aziendale attraverso Fondimpresa e
Fondirigenti: vantaggio moltiplicato in funzione del numero di
collaboratori coinvolti. Mi limito a segnalare che nel 2013 abbiamo tenuto 792 corsi per 8.213 partecipanti, di cui 5.787 solo per la sicurezza nei luoghi di lavoro”.

“Potrei continuare, ma mi fermo qui. Voglio invece condividere con voi l’ultima traiettoria di questa giornata.
La Traiettoria della nostra “Politica Industriale Associativa”.
Con l’obiettivo di far diventare ognuno di voi protagonista di un sistema e
di un territorio in cui valga la pena di lavorare.
Avvicinandovi a questa sala avete visto grandi pannelli in cui sono stati
sintetizzati i progetti che la nostra Unione ha messo in campo per affiancare e
sostenere l’operatività delle imprese. Innovazione, processi produttivi, welfare
aziendale, finanza d’impresa, energia, formazione, internazionalizzazione,
relazioni industriali. L’abbiamo chiamata “Manovra privata per lo sviluppo”
con la motivata ambizione di sostenere le scelte delle imprese in tutti questi
settori particolarmente importanti. Non solo consulenza, non solo assistenza operativa, non solo organizzazione di eventi ed iniziative: tutto questo, ma anche e soprattutto la
volontà di affiancare il cammino delle imprese cercando di facilitare la loro
operatività, non solo nelle grandi strategie globali, ma anche, e per alcune soprattutto, nell’ordinaria amministrazione, nella gestione degli adempimenti burocratici, nella ricerca dei possibili risparmi nell’energia così come nella logistica.
Una concreta strategia per cercare di intercettare le rotte della crescita,
una crescita che continua ad esserci se è vero, come è vero, che le grandi
locomotive continuano a marciare a buona velocità e tante nuove potenze
economiche, dal Messico alla Turchia, agli Emirati Arabi, stanno spingendo in
alto le cifre dello sviluppo.
Per questo le imprese, le nostre imprese, hanno la possibilità e quindi
anche il dovere di restare protagoniste anche nella speranza di poter affiancare
a breve termine alle esportazioni, anche una crescita sull’ancora asfittico
mercato interno.
Le condizioni ci sono tutte. Varese può continuare ad essere uno degli esempi più forti della modernità industriale. Non solo attraverso la specializzazione di nicchia, ma anche e soprattutto con una benefica integrazione tra grande e piccola industria, tra dimensione locale e proiezione internazionale.
Si sta positivamente sviluppando, pur con tutte le prevedibili difficoltà, la logica
dell’integrazione di rete tra le imprese. E a fianco cresce l’integrazione di sistema
e di territorio, la proiezione logistica, la collaborazione funzionale.
Possiamo dire di essere nello stesso tempo orgogliosi del cammino percorso e insieme insoddisfatti dei risultati ottenuti. Anche perché, lasciatemelo dire, lo spirito associativo è talvolta concepito a senso unico: ho molto da chiedere, soprattutto quando ho un problema particolare, ma in qualche modo guardo da un’altra parte quando c’è la possibilità o la necessità di
qualche impegno diretto.
Ma sono convinto che mai come in questa fase sia importante avere ad
obiettivo la competitività del nostro sistema e concentrarsi su di esso.
Siamo stanchi di combattere contro i mulini a vento della burocrazia, contro le incertezze dei tempi, contro i cavilli delle procedure, contro i rischi continui degli errori formali di fronte ad una legislazione che assomiglia sempre di più ad un labirinto. Non disperiamo di abbattere le mura del labirinto, ma intanto essere insieme vuol dire avere in mano un filo che ci può aiutare a trovare la strada. Ogni cammino inizia con un passo, non è importante quanto sia lungo, è importante soprattutto che sia nella direzione giusta. Con queste traiettorie abbiamo voluto indicare la direzione in cui muoversi, noi per primi, ma chiedendo agli altri protagonisti della società di condividere i valori e gli interessi comuni. In questo modo possiamo continuare a guardare avanti con la spinta di quella fiducia che nasce dalla convinzione che quando sale la marea della crescita tutte le barche possono uscire dalle secche”.

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