Antonelli tra Civismo e Partiti tradizionali: da Busto Grande a Busto Arsizio

Intervista a tutto tondo con con Emanuele Antonelli, il candidato del centrodestra alle elezioni comunali di Busto Arsizio che ha vinto le primarie

26 Aprile 2016
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emanuele antonelli

Tra il suo passato da coordinatore del PdL, la professione di Commercialista e l’eco mediatica del successo alle primarie, possiamo dire che il suo nome non ha più bisogno di presentazioni. Quindi, proviamo a partire subito dall’attualità e dai fatti. Ieri, 25 aprile, abbiamo visto un suo post semplice, ma molto diretto per celebrare la Liberazione. Una posizione che il centrodestra non sposa sempre con altrettanta fermezza, e in più alcuni attivisti di Busto Grande hanno deciso di festeggiare piuttosto il primo compleanno della loro lista e, quindi, della sua candidatura a sindaco. E’ ancora così complicata la pacificazione in certi ambienti?

In realtà, direi che la pacificazione sia complessa soprattutto nelle stanze di una certa sinistra, dove qualcuno pretende ancora di dire chi può festeggiare e chi no, arrogandosi il diritto di dare del fascista a chiunque non sia perfettamente allineato con loro. Tanto che, per stare a Busto Grande, l’accusa è toccata anche ad Antonio Corrado, ma direi che possiamo solo sorriderne.

Per rispondere a tutta la sua domanda, poi, credo che Busto Grande avesse scelto questa data proprio per festeggiare quella che hanno battezzato come una nuova Liberazione: quella di Busto dal sistema dei partiti. Ma non direi che la mia candidatura sia nata davvero un anno fa, sia perché all’inizio ero stato molto dubbioso in merito, sia perché – come ho dimostrato andando alle primarie del centrodestra – io condivido l’idea di combattere certe logiche partitiche troppo cristallizzate in città, ma sono anche convinto che l’antipolitica da sola non porti da nessuna parte, specie in un Comune come Busto che è stato governato più che discretamente proprio dai partiti. Quelli che ho voluto accanto a me in questa nuova corsa e che, dopo le fisiologiche tensioni, hanno scelto di appoggiare unitamente la mia candidatura.

 

Quindi, anime civiche e partiti tradizionali possono convivere, secondo lei? E, nello specifico, Lega Nord e Busto Grande hanno imparato ad annusarsi senza arrivare al conflitto?

Non solo possono, ma devono convivere. Perché il governo di un grande Comune con quasi 100mila abitanti ha bisogno di istanze e visioni diverse, che devono trovare una sintesi nel buon senso e nell’inseguire prima di tutto il bene della Città e dei suoi abitanti, nessuno escluso. Sparare sulla politica e sui partiti, quindi, non serve, così come non ha senso che le compagini politiche tradizionali non sappiano vincere la propria diffidenza verso forze meno inquadrabili e facili da gestire. Quanto a Lega e Busto Grande, sì, c’è stato qualche screzio durante la campagna per le primarie, ma da lì in poi mi sembra che ci siano stati solo piccoli battibecchi. Confronti che, per come la vedo io, possono anche essere utili, se sono segno di vitalità e passione. Ma, nella nostra coalizione, non ci sono solo Lega Nord e Busto Grande, anzi. Forza Italia e Fratelli d’Italia chiudono la lista dei partiti che stanno ancora governando Busto e, per quello che riguarda la cosiddetta società civile, si è appena aggiunto il gruppo di Rivoluzione Cristiana e c’è sempre stato anche il lavoro di Lega Civica, fondamentale per il mio accesso alle primarie, tanto che oggi è confluita nella mia lista personale, anch’essa quasi completamente priva di nomi di partito.

 

Una lista personale fortemente basata sulla presenza femminile, se non sbaglio. Una strategia che era servita a sfidare la prima possibile donna sindaco della città o anche qualcosa di più?

Molto di più. Perché il lavoro di Paola Magugliani e delle “mie” altre ragazze sarà ancora fondamentale, come lo è stato sia nella corsa al voto del 3 aprile sia nel ricomporre subito la coalizione intorno al mio nome. Ma qui, parte del merito, va anche a Paola Reguzzoni, che la sera stessa della mia investitura ufficiale a candidato del cdx è venuta ad abbracciarmi e ad assicurarmi la presenza della Lega al mio fianco, confermandosi la concorrente forte e leale che si era già dimostrata fin lì. Non dimentichiamoci, infatti, che è riuscita a portare al Museo del Tessile oltre 1100 persone per sostenerla, e cioè più dei votanti che la sinistra bustocca si aspettava per le nostre primarie. Chissà cosa hanno pensato l’indomani.

 

Eccola la prima frecciatina! E’ ancora convinto che la straordinaria partecipazione delle primarie le farà da volano anche per le elezioni del 5 giugno? E ancora, dobbiamo aspettarci che il clima si scaldi un po’, o crede che lei e Castiglioni continuerete quasi a ignorarvi, facendo ognuno la propria campagna?

Diciamo che, al di là della mia vittoria, le primarie hanno dimostrato che il cdx bustocco è ancora vivo e vegeto, soprattutto nell’animo e nell’attenzione dei cittadini. Busto, del resto, non è mai stata una città di sinistra, come dimostrano anche le scelte dell’altra coalizione, che è venuta a pescare il suo alfiere dall’esperienza di Forza Italia e che ha scelto di coinvolgere altri volti noti tutt’altro che di sinistra, come quello di Audio Porfidio. Detto questo, ho sempre avuto simpatia e stima per Gianluca Castiglioni, ma, se ce ne sarà bisogno, la buona opinione che ho di lui non mi impedirà certo di attaccare chi ha manovrato alle sue spalle e chi, come il PD, sta provando ad approfittarsi della sua buona reputazione. Non sarò comunque io a cercare la rissa, anche perché sono convinto che, se saremo tutti bravi a non alzare i toni, ci sarà spazio per parlare di idee e contenuti, ciò di cui i nostri concittadini sentono maggiormente l’urgenza. Perché, se vogliamo dire che Busto ha bisogno di una svolta che vada oltre la mera gestione economica, è arrivato il momento di indicare anche in quale direzione si vorrebbe guidarla. Noi di sogni da trasformare in progetti ne abbiamo tanti, e non ci manca la dimestichezza con numeri e bilanci per fare in modo che tutto sia “sostenibile”. Ed è di questo che vorremmo dialogare con bustocchi e bustesi tutti, a partire dalle associazioni e dai giovani, cioè dall’impegno civile e dal “futuro” prossimo di questa città.

 

Sogni che diventano progetti concreti ed economicamente sostenibili. Tutto bello, per carità, ma per governare una città serve una squadra che remi tutta nella stessa direzione. Quindi, non giriamoci intorno: c’è già qualche accordo con le forze politiche che la sostengono per la composizione della giunta?

Non voglio prendere in giro nessuno, quindi non posso non ammettere che ho già ricevuto numerose richieste in questo senso. Qualcuno direbbe “pressioni”, ovviamente, ma il largo successo che ho ottenuto alle primarie e la forte componente civica che mi sostiene mi hanno permesso di essere molto chiaro su questo punto: niente accordi preconfezionati e nessun mercanteggiare. E’ ovvio che ogni partito chieda di poter avere una propria rappresentanza in giunta ed è altrettanto giusto scegliere anche in base alle preferenze ricevute – e quindi al gradimento degli elettori -, ma queste non possono essere le uniche linee guida di un sindaco che vuole portare Busto a doppiare brillantemente la boa del 2020. Chi come Busto Grande mi chiede di scegliere la quasi totalità degli assessori al di fuori dei soliti noti, probabilmente rimarrà deluso. Ma sono convinto che tutti mi riconosceranno la voglia di valutare anche profili “nuovi”, di persone in grado di far funzionare la macchina amministrativa a prescindere dalla loro storia politica o dal loro ultimo successo elettorale. Perché questo è quello che voglio fare, visto che ci troveremmo a governare una città con diverse criticità già evidenti e numerose grandi sfide per il futuro, il tutto condito da bilanci sempre più risicati, grazie a patti di stabilità e finanziarie varie. Cercherò competenze, insomma, più che bacini di consensi da spendere per la legislatura a venire, anche perché, come ho già detto, non mi interessa l’idea di un secondo mandato.

 

Sta velatamente cercando di dire a qualcuno che più di un volto noto della politica bustocca non potrà fare parte della sua giunta e che è il caso che se ne faccia una ragione?

Assolutamente no, anche perché il “velatamente” non è avverbio che mi si addica. Sto solo ribadendo che nessuno può ritenersi sicuro della propria poltrona, così come nessuno deve partire sentendosi escluso. Se ho detto di voler rinnovare Busto, restando nel segno della continuità, vuol dire che non ho ragione di bocciare l’attuale maggioranza, ma che voglio provare a osare di più, perché ogni tanto siamo proprio noi a dimenticarci che stiamo parlando della sesta città di Lombardia e che i conti in regola non possono bastare. Quindi, non è il momento di pensare alle poltrone – e, soprattutto, non è il momento di chiederle – ma di riflettere sui contenuti, sulle idee e sui progetti da mettere in campo per restituire a Busto il suo naturale ruolo di leadership per un territorio che ha sempre saputo distinguersi in materia tanto di lavoro e innovazione quanto di cultura e solidarietà.

Poi, se tutto andrà come spero e come credo che voglia anche la maggioranza di bustocchi e bustesi, spetterà a me fare le giuste valutazioni per fare sì che la città possa competere con le sfide di un futuro che si preannuncia comunque diverso e più difficile di ciò che ci lasciamo alle spalle.

 

Ok, non si vuole sbottonare, per carità. Ma, prima di concludere, ci dica almeno quali dovranno essere le priorità del suo operato e di quello della sua squadra, se sarete chiamati a governare Busto per i prossimi cinque anni.

Lo saremo eccome, vedrà. E partiremo proprio da quella consapevolezza cui accennavo prima. Cioè, quella di essere una grande città, e non solo per il numero di abitanti. Ma anche e soprattutto per la ricchezza di risorse ed energie che Busto sa mettere in campo, quando è il momento. Quindi, per banale che possa sembrare, partiremo dal concetto di pulizia e di bellezza, di quell’ordine che è subito testimonianza di efficienza, impegno e senso civico. Perché una città più bella è una città che si vive con più voglia e maggior soddisfazione, un luogo dove si lavora meglio e che invoglia a investire e ad accogliere, e bellezza è anche sinonimo di bontà e giustizia, di equità e trasparenza. Sembrerà un’affermazione un po’ borghese, lo so, ma io sono cresciuto con la convinzione che spesso la “forma” sia la prima “sostanza”, un po’ come l’educazione nei rapporti umani, e punterò molto sull’immagine che Busto dovrà trasmettere al mondo e a se stessa in primis, perché prima torneremo a poter essere giustamente orgogliosi del nostro centro e dei nostri quartieri, e prima ci impegneremo tutti a farla diventare una città ancora più bella, più buona e più giusta. E da lì, ne sono convinto, sarà tutto un circolo virtuoso che ci consentirà di valorizzare i tanti momenti culturali che caratterizzano la vita cittadina e di trovare una soluzione a tutte le “incompiute” che gravano sulla nostra città, non solo quelle architettoniche. Perché lo sperpero di risorse – pubbliche o private che siano – è un lusso che non vogliamo e non possiamo permetterci.

 

Quindi, sta dicendo di avere una soluzione rapida a temi come Inceneritore, Palaghiaccio, Caserma, Sottopasso di Sant’Anna, Calzaturificio Borri, Ospedale Unico, Zona industriale, Area delle Nord e così via? Non si starà sopravvalutando?

Assolutamente no, mi creda. E questa risposta vale per entrambe le domande, non solo per la seconda. Solo un mago, o un imbroglione, potrebbe dire di avere la ricetta giusta per dei problemi così complessi e che gravano su Busto da così tanti anni. E io sono un sognatore con il vizio dei numeri, semmai, quindi un idealista che cerca di essere concreto, tutt’altro che un mago. E, di sicuro, non un imbroglione, questo glielo garantisco. Così come garantisco ai miei concittadini che mi adopererò in tutti i modi per fare chiarezza sui nodi più complicati da sciogliere e che, quando sarà opportuno, cercherò di interpellarli il più possibile per risolvere i problemi che li toccano da vicino. Troppo spesso la politica, non solo bustocca, prende posizioni “di bandiera” sui grandi temi e le porta avanti quasi a prescindere dalle reali ragioni e dal reale stato dell’arte. Ecco, io non ho un partito che mi impone scelte e non ho ricette preconfezionate né interessi economici legati a questa o a quell’area, a questa o quella corporazione. Partiremo dai dati e dai “fatti” per valutare ogni situazione e per individuarne gli sviluppi possibili e la reale efficacia di ogni intervento sul benessere di tutta la comunità. Perché poche cose sono più concrete del buon senso e del senso civico insieme. Di sicuro non le chiacchiere e le promesse elettorali “casa per casa”.

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