
Un Paese che accompagna alla propria povertà una grande dignità. Perché “se abbiamo resistito finora, resisteremo ancora”.
Cuba non è solo turismo. Non è solo sigari e rum. Lo spirito più autentico è quello che, ad oltre mezzo secolo, vive ancora grazie ai cambiamenti che la rivoluzione cubana produsse nella società. A partire dall’emancipazione delle donne, che oggi rappresentano il 42% del Parlamento dello Stato, dall’istruzione gratuita e fino ad un’assistenza sanitaria che, pur nei limiti economici del Paese, sostiene i cittadini più in difficoltà. Come nel sostegno a figli disabili o a pesanti infermità.
A raccontare la “sua” Cuba è Maria Teresa Peña Gonzalez, attivista politica femminista cubana ed ex guerrigliera durante la rivoluzione. Nonché laureata in ingegneria e saggista. Tra le sue opere, numerosi studi sulla condizione della donna nell’America Latina, per secoli relegata in una condizione subordinata all’uomo, soprattutto per la cultura cattolica.
Gonzalez sta effettuando questo “tour” culturale e conoscitivo attraverso l’Italia, grazie all’ospitalità dell’associazione Italia-Cuba. A Varese è stata ospite della sezione locale dell’associazione, tenendo il proprio convegno nella sala polivalente di Daverio. Tra i presenti, oltre agli organizzatori guidati dall’ex consigliere comunale di Varese Giuseppe Pitarresi, anche il sindaco di Daverio Alberto Tognola e Luigi Grossi, il partigiano Cin.
“Ho cominciato a lottare per la libertà di Cuba a 17 anni – ha raccontato Peña Gonzalez – nel nostro Paese c’era un governo dittatoriale, negli anni Cinquanta, insopportabile.
La mia generazione è stata fortunata, perché ha potuto lottare per il proprio Paese contro la dittatura”.
E poi un passaggio importante, che fa capire come quella cubana fosse iniziata come una lotta di liberazione senza finalità politiche, almeno all’inizio: “La nostra lotta non è iniziata da un partito politico, è nata dalla gente, una vera e propria sollevazione popolare, che si concretizzò con l’assalto alla Caserma Moncada. La politica sarebbe venuta dopo”.
La sollevazione ebbe quindi il suo primo momento nell’assalto dalla Caserma Moncada, il 26 luglio 1953.
Da qui nacque il Movimento 26 luglio e, quando poi negli anni successivi la rivoluzione cubana avrebbe vinto, la Caserma sarebbe diventata un monumento nazionale. Peña Gonzalez sarebbe entrata nel movimento rivoluzionario solo nel 1957, all’età d 17 anni.
Ma nel suo discorso ha voluto parlare soprattutto della condizione della donna a Cuba e in America Latina.
“Il cammino per l’emancipazione della donna iniziò subito dopo la vittoria della rivoluzione – ha spiegato l’ex guerrigliera – nel 1960, con la fondazione della Federazione delle Donne Cubane. Nell’arco di dieci anni, nel 1970, si può dire che molti passi in avanti erano stati fatti”.
Innanzitutto, racconta la studiosa, il cambiamento partì con l’insegnamento dell’educazione sessuale fino ad allora praticamente assente a Cuba, come nel resto dell’America Latina. Cuba, oggi, da questo punto di vista, può considerarsi molto progredita, secondo le parole della donna.
Non solo era l’educazione sessuale a mancare, ma anche leggi per l’aborto e soprattutto era vietata la vendita di contraccettivi.
“La prima cosa era indirizzare le donne verso la conoscenza della salute, tramite la nascita di una rivista specializzata, Rivista Donna il suo nome”.
Il primo anno fu difficile, e l’impegno fu quello di aprire per le donne la possibilità di studiare di più.
“Fidel è sempre stato presente dall’inizio, partecipanti a tutte le manifestazioni per le donne” ha poi detto. Parlando quindi dello storico leader cubano Fidel Castro, protagonista della lotta cubana insieme a Ernesto Che Guevara, e quindi capo politico del Paese fino a pochi anni fa. Quando, per motivi di salute, gli è subentrato il fratello Raul alla guida del governo.
Peña Gonzalez è rimasta sempre fedele alla rivoluzione, e quindi il suo giudizio su Castro è positivo.
E dal suo racconto emerge come il governo castrista è sempre stato molto aperto alle istanze femministe: “In questo modo la donna è arrivata ad essere allo stesso livello dell’uomo in tutti gli ambiti della società. La donna cubana da qualche anno occupa il 42% nel Parlamento cubano. Nel settore sanità ed educazione la donna cubana si trova numericamente superiore agli uomini. E anche nel sistema giuridico ci sono più magistrati donne che uomini”.
E la donna cubana può beneficiare di un sistema sanitario efficiente, con licenze di maternità e stipendio per sei mesi.
Il sistema sanitario e assistenziale cubano, inoltre, è completamente gratuito. Fornisce assistenza anche alle famiglie con figli disabili e agli anziani. Addirittura, sempre secondo Peña Gonzalez alcuni vaccini antitumorali (che non curano il cancro, ma riescono solo a rallentare e contenere la malattia), di cui si è anche parlato ultimamente, sono forniti gratis.
Questi sono i lati positivi di Cuba. Una grande istruzione, gratuita per la popolazione, che quindi riesce a sfornare ricercatori di grandissimo livello. Il sistema sanitario è il migliore dell’America Latina.
Durante l’incontro, ovviamente, non si è nascosto quello che è “l’altro lato” di Cuba, ovvero l’estrema povertà. La mancanza di materie prime, unite ovviamente al decennale embargo americano (che tuttavia si sta allentando), rendono comunque difficile e molto povera la vita sull’isola.
Così come l’altro problema, ovvero quello che il Paese è meta, per gli occidentali,anche per il turismo sessuale. Su questo punto, rispondendo ad una domanda del pubblico, Peña Gonzalez dice come “la donna cubana è comunque una donna istruita e lo Stato non lascia senza mezzi di sussistenza i propri cittadini. La prostituzione non nasce da una situazione di bisogno, ma probabilmente dal desiderio di inseguire un arricchimento e il possesso di oggetti di “lusso”, nello stile occidentale”.
Cuba con luci ed ombre, quindi.
Un Paese che, ad oltre mezzo secolo dalla nascita dell’attuale sistema di governo, combatte con la modernità, con i cambiamenti dovuti alle nuove tecnologie, come il sistema di telefoni cellulari, che ormai si sta diffondendo anche lì.
Anche se conquiste come la sanità e l’istruzione gratuita non possono essere non tenute in grande conto.