
Una messa in scena ispirata ai sistemi classici dei sette vizi capitali e delle sette virtù, che vedono in Aristotele, S.Agostino e S. Tommaso i loro massimi teorici, finemente rivisitati per il nostro tempo.
Il successo di quest’opera consiste nel coraggio degli attori di lavorare senza sconti su se stessi per scovare e guardare da vicino i propri vizi scoprendo, non senza l’aiuto d’una sana ironia, di poterli riconoscere in se stessi proprio tutti! Ma il consenso del pubblico si deve anche allo sforzo della regia di fare emergere sia la normalizzazione sociale e culturale del vizio, sia l’essenza della Virtù, spesso screditata e ridotta a mero moralismo.
La Virtù, in Vi.Vi – acronimo di Vizi e Virtù – emerge piuttosto come strumento di protezione dello spazio dell’Anima Umana che chiede di tornare in armonia con se stessa, con gli altri uomini e donne e con la natura, ma anche come possibilità di creazione di un nuovo paradigma culturale e sociale basato sul reale ben-essere più che sul ben-avere.
VIVI è di un’attualità spiazzante. L’opera trasporta lo spettatore con ritmo serrato da un Paradiso originario di sana passione e bellezza alla scelta dell’ inferno che tutti, in un modo o nell’altro vediamo e viviamo nelle forme ormai comuni anche ai più piccoli di Invidia, Gola, Lussuria, Ira, Avarizia, Accidia e Superbia. Il finale, davvero sorprendente per l’emozione e la luce che riesce ad irradiale, è un riscatto forte del concetto di Perdono e della Speranza.
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