Si è tenuta lunedì mattina, in piazza Monte Grappa, la conferenza di presentazione del comitato varesino per il sì al referendum costituzionale previsto per il prossimo autunno. Presenti l’onorevole Daniele Marantelli, il sindaco di Casciago Andrea Zanotti, il segretario generale di Aime Gianni Lucchina e il vicepresidente della stessa associazione Giancarlo Pignone, in rappresentanza di un folto gruppo di promotori, assolutamente aperto a nuovi contributi, nel quale si annoverano rappresentanti dei più diversi mondi professionali.
«Il nostro intento è far conoscere i contenuti della riforma in un territorio, come quello varesino, dove questi cambiamenti erano attesi da anni» esordisce Marantelli, che rimarca come «la nuova legge non vada ad intaccare la prima parte della Costituzione, la più bella e la più solida al mondo», puntando unicamente «a rendere più adeguata ai tempi la seconda. D’altronde già in Assemblea Costituente ci fu un lungo dibattito sul ruolo del Senato e lo stesso Umberto Terracini, in un suo libro, auspicò il superamento del bicameralismo paritario».
Il deputato del Partito democratico annovera proprio il superamento del bicameralismo perfetto come il principale punto a favore della riforma e dunque del sì al referendum: al suo fianco, il Senato perde gli attuali 315 senatori in favore di 100 rappresentanti di cui 95 di nomina dei territori e 5 su mandato presidenziale. Inoltre, vengono previste la definitiva abolizione delle Province e del Cnel, «a conferma di una drastica riduzione dei costi della politica» ribadiscono i promotori. Altro punto evidenziato da Lucchina, Zanotti, Pignone e Marantelli è quello relativo «alle competenze concorrenti tra Stato e Regioni, che nel più dei casi hanno creato confusione. Grazie alla riforma, invece, si delineeranno con maggiore chiarezza le materie che spettano alle Regioni e quelle che spettano allo Stato».
Il parlamentare varesino chiude con un accenno sulla recente polemica tra i promotori del sì e l’Anpi: «Noi rispetteremo e dialogheremo con tutti, perché si parla della casa comune, ovvero della nostra Costituzione. Al tempo stesso, però, non credo affatto che votare sì significhi tradire quei valori di pace, uguaglianza e solidarietà ben saldi nei nostri princìpi e nella prima parte della Carta».