Un Riccardo III in smoking e papillon con Massimo Ranieri, Paolo Lorimer, Margherita Di Rauso, Gaia Bassi, Alessandro Parise, Mario Scerbo, Federica Vincenti e le musiche di Ennio Morricone. Biglietti disponibili in teatro e su TicketOne.
Riccardo III è sempre stata e lo sarà una scelta impegnativa per stomaci forti che porta in scena tutta la brutalità e la meschinità dell’essere umano nella sua folle corsa verso il potere.
Questo particolare Riccardo III è una bella sfida per Massimo Ranieri che, oltre ad interpretare il personaggio, si è voluto anche cimentare nella regia, mettendo in piedi per questo spettacolo una produzione di alto livello.
Gli attori in scena sono ben diciotto, una produzione d’altri tempi o, perlomeno, non da tempi di crisi che stiamo vivendo. Massimo Ranieri ha scelto di affrontare Shakespeare partendo proprio da Riccardo III: una sfida difficile, dicevamo, che risponde ad una messinscena rigorosa, da tragedia greca.
Shakespeare spinge il pubblico dalla parte di Riccardo, il povero re deforme che nessuno ama, neppure sua madre. E forse per questo lui è così cattivo, ripudiato persino dai genitori. Personaggio cattivo sì, ma un cattivo che affascina, come chiunque detenga il potere. Re Riccardo incarna un male assoluto, insoluto, che si gioca tutto per i propri scopi e per questo alla fine pagherà tutto.
Le musiche sono state composte per l’occasione da Ennio Morricone, una musica spiazzante, ben diversa da quella cui per anni ci ha abituati il Maestro. I tamburi riempiono le orecchie, insistenti come quelli che annunciano un patibolo. Di morti ce ne saranno parecchi ed il rimbombo tornerà ad ogni scena, a scandire la strage. Alla musica si affiancano le scene disegnate da Lorenzo Cutuli, sulla suggestione delle atmosfere da film noir anni ’50: una mastodontica scenografia raffigurante la Torre di Londra che per ogni cambio scena viene chiusa e riaperta presentando nuove soluzioni. Ranieri colloca la sua pièce negli anni ’50 presentando i protagonisti dell’intera opera non più con i classici costumi del periodo elisabettiano, bensì in smoking e papillon. Alcuni richiami alla classicità sono comunque realizzati attraverso i lunghi mantelli e soprabiti dei regnanti, si pensi allo sgargiante manto dorato che Riccardo di Gloucester indossa nella scena della sua incoronazione. Infine le luci disegnate da Maurizio Fabretti inquadrano scene dai tratti violenti, espressionistici, inondate da un fumo sempre più soffocante. Massimo Ranieri ha colto l’aspetto centrale di Riccardo: il re è un attore convincente per ogni suo interlocutore, amico o nemico che sia, addirittura ottiene i favori di Lady Anna vedova sulla bara del marito che lui ha appena ucciso. Le sue vittime non fanno nulla per contrastarlo, si lasciano sedurre facendo finta di non vedere i lati oscuri e non credono alle parole della regina Margherita, che aveva previsto sventure poi puntualmente avvenute. Ma la parola, per Riccardo, è anche un’arma di difesa, per ribaltare le accuse in fraintendimenti e complotti. Ranieri si muove egregiamente nella parte di Riccardo: lui, attore consumato che a volte dimentica anche di essere sceso dal palco. Interpreta l’attore per antonomasia, l’uomo che nella sua rete di potere inganna, uccide, seduce, ma ogni volta assume un volto diverso per ottenere il suo scopo. L’attore è quasi sempre in scena e l’interpretare il suo personaggio richiede uno sforzo fisico e di memoria non da poco. Non indulge a facili complicità, si lascia andare solo alla fine quando con Buckingham ed il sindaco finge di non volere la corona per poi cedere dicendo che è “un sacrificio ma lo faccio per il bene del Paese”, una frase tornata d’attualità in questi ultimi tempi in Italia in politica.