L’Insubria vara il vaccino contro gli effetti negativi della dieta moderna

Preziosa collaborazione scientifica tra l’ateneo varesino e il San Raffaele

21 Luglio 2016
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Cibo

Immunizzare contro alcuni batteri intestinali, presenti in sovrannumero quando ci si alimenta con una dieta occidentale ricca di grassi, può ridurre gli stati infiammatori e prevenire malattie metaboliche come l’aterosclerosi e il diabete di tipo 2.

La scoperta è di un team di ricercatori del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, una delle 18 strutture di eccellenza del Gruppo Ospedaliero San Donato, in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria, ed è stata appena pubblicata su Scientific Report, del gruppo Nature. A coordinare il lavoro, condotto su modello murino e che in futuro potrebbe avere importanti ricadute per la prevenzione di queste malattie nell’uomo, sono i professori dell’Università Vita-Salute San Raffaele Massimo Clementi e Roberto Burioni, e il dottor Filippo Canducci, ricercatore presso l’Università dell’Insubria.

La ricerca indaga il complesso equilibrio tra la flora batterica intestinale e il sistema immunitario dell’organismo che la ospita. È noto da tempo che la dieta occidentale, ricca di grassi e povera di fibre, altera la flora batterica, favorendo la crescita di determinate popolazioni di batteri in sfavore di altre. Alcuni di questi batteri però, se presenti in sovrannumero, attivano il sistema immunitario dell’organismo, avviando così il processo di infiammazione e favorendo l’insorgenza di malattie metaboliche e cardiovascolari come l’aterosclerosi.

L’intuizione dei ricercatori del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele e dell’Università dell’Insubria è stata quella di immunizzare l’organismo verso questi batteri in sovrannumero, aiutandolo a produrre quei globuli bianchi che si occupano di modulare la risposta immunitaria e riducendo così il processo infiammatorio.

Rispetto ai murini che non avevano ricevuto il vaccino, quelli immunizzati mostravano infatti ridotti livelli di infiammazione, meno zucchero nel sangue e una progressione più lenta delle placche aterosclerotiche.

Spiega Filippo Canducci: “Questo risultato apre una via di studio veramente nuova e rappresenta il primo passo verso la messa a punto di vaccini volti a ridurre le conseguenze nocive di una cattiva alimentazione”.

Lo studio è stato possibile grazie ai finanziamenti del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Ministero della Salute.

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