
Varese ricorda l’eccidio delle Foibe e la tragedia degli esuli degli italiani di Istria, Dalmazia e Friuli Venezia Giulia.
La cerimonia, in occasione del Giorno del Ricordo, istituito ufficialmente a livello nazionale nel 2004, si è svolta con la deposizione di due corone di fiori al monumento posizionato all’interno del Giardino degli Istriani, Giuliani e Dalmati, in via Pista Vecchia a Varese, dedicato alle vittime della pulizia etnica, attuata contro gli italiani alla fine delle seconda guerra mondiale da parte dei titini.
Una cerimonia molto “toccante” e vissuta, perché accanto ai riti istituzionali, non è mancata la testimonianza di Maria Rovis, istriana di nascita, che a 11 anni ha dovuto abbandonare la propria terra. Ed era presente una scolaresca della media Vidoletti.
L’esule ha voluto raccontare la propria terribile esperienza ai ragazzini delle scuole medie, che hanno preso parte all’evento. Ha utilizzato parole adatte all’età dei ragazzini, senza però nascondere cosa abbia significato per lei, che all’epoca aveva proprio l’età degli studenti presenti, dover lasciare la propria casa «potendomi portare dietro, ad esempio, dell’albero di Natale, solo poche cose contenute in una piccola scatola». Mentre il cane di famiglia, dal momento che non era possibile portarlo con loro, visto che la loro destinazione era un campo profughi, alla fine venne soppresso, per non lasciarlo a morire di fame in un territorio impoverito e distrutto prima dalla guerra e poi dalle persecuzioni contro gli italiani. «Una mattina sentii uno sparo e mi spaventai. Scoprii che lo avevano soppresso. Fu un dolore tremendo».
Il vicepresidente dell’associazione degli Esuli, Pier Maria Moresi, che ha condotto le celebrazioni insieme al sindaco Attilio Fontana, ha letto il testo di una missiva scritta di suo pugno ed inviata al neo presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «L’ho scritto come l’avrebbe scritto un giovane, come fossero state le mie figlie o voi» ha detto parlando ai ragazzini.
«Caro presidente Mattarella, oggi uno dei suoi primi atti sarà la presenza alla commemorazione del Giorno del Ricordo» l’incipit della lettera. E definisce la tragedia una «pulizia etnica ai danni della nostra gente».
Fontana ha voluto commemorare l’evento, senza dimenticare tuttavia che se in molti accolsero gli esuli, «ci furono alcuni italiani che li respinsero e non vollero accoglierli e tantomeno riconoscere la loro tragedia. Una colpa che non può essere dimenticata».
Il riferimento va ovviamente ad ambienti di sinistra che all’epoca, per la vicinanza con la Jugoslavia di Tito, “disconobbero” la tragedia delle popolazioni italiane di quell’area geografica.
Alla commemorazione, oltre al sindaco, erano presenti gli assessori Riccardo Santinon (Forza Italia) e Sergio Ghiringhelli (Lega Nord). Piero Galparoli, consigliere comunale e provinciale di Forza Italia. E come unico consigliere comunale di opposizione Alessio Nicoletti (Movimento Libero).
Nessun esponente istituzionale del centrosinistra, né a livello comunale né provinciale, ha partecipato alla cerimonia.
E Galparoli esprime il proprio rammarico. «Spiace non aver visto nessun esponente del centrosinistra, che in Comune è minoranza, ma di soluto partecipa sempre agli eventi istituzionali, e che in Provincia è persino maggioranza. Il Giorno del Ricordo non è un momento di parte, ma è una ricorrenza ormai ufficiale e riconosciuta dallo Stato italiano da oltre dieci anni. Un momento di lutto per tutti».
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