Non sempre un nome vale l’altro. Ciò accade, per esempio, con i nomi delle istituzioni scolastiche, che custodiscono ideali, valori, memorie. I nomi
dei personaggi a cui sono intitolate le scuole, come quelli delle strade e delle piazze delle città, raccontano storie, svelano vicende e identità di
luoghi e comunità. Cancellare i nomi, allora, significa cancellare quelle storie e quelle identità.
Secondo quanto riportato dai giornali, l’ISIS “Daverio-Casula” di Varese starebbe per cambiare nome. La decisione sembrerebbe essere nata
dall’esigenza di rafforzare il senso di appartenenza ad un’unica scuola in studenti e docenti di indirizzi diversi e solo di recente confluiti nella
stessa istituzione scolastica.
Perché mai, ci chiediamo, per rafforzare il senso di appartenenza, la scuola dovrebbe cambiare nome?
Perché una rinnovata e più forte identità non dovrebbe più custodire pezzi di storia in cui si riconoscono tanti cittadini di Varese?
Cancellare i nomi di Francesco Daverio e Nuccia Casula, infatti, vuol dire strappare due pagine di storia, che raccontano del contributo dato alla
lotta per la libertà e la democrazia da due varesini, nei due diversi momenti storici del Risorgimento e della Resistenza.
Cambiare i nomi, talvolta, è come abbattere monumenti che ricordano passaggi fondamentali nella storia di una comunità, storia che proprio la
scuola ha il compito di tramandare alle nuove generazioni.
Segreteria FLC CGIL di Varese
Daverio-Casula, la Cgil: “Un nome non vale l’altro”
Anche il sindacato contrario alla proposta della preside Nicoletta Pizzato
19 Dicembre 2015
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Questo viene da pensare di fronte all’iniziativa della direzione scolastica dell’Istituto Daverio di Varese. La cui preside, Nicoletta Pizzato, ha indetto un concorso tra gli studenti per trovare un nuovo personaggio al quale intitolare la scuola. I ragazzi avranno tempo fino alla fine