Caterina Murino ospite al B.A. Film Festival per il film Agadah

Caterina Murino sarà al Teatro Sociale Delia Cajelli l’8 maggio per presentare il film Agadah insieme al regista Alberto Rondalli.

05 Maggio 2018
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Un nuovo e prestigioso nome si aggiunge alla lunga lista degli ospiti della sedicesima edizione del B.A. Film Festival. Si tratta di Caterina Murino, che sarà al Teatro Sociale Delia Cajelli di Busto Arsizio martedì 8 maggio alle 21 per presentare il film Agadah insieme al regista Alberto Rondalli.

L’attrice interpreta l’affascinante Principessa di Montesalerno in un film che vanta un cast ricchissimo; accanto al protagonista, l’argentino Nahuel Pérez Biscayart, recitano infatti Alessio Boni, Alessandro Haber, Valentina Cervi, Umberto Orsini e Flavio Bucci.
Liberamente tratto dal celebre Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki, il film è una rilettura di uno dei grandi classici della letteratura europea, una serie di storie di fantasmi, intrecciate l’una nell’altra come scatole cinesi: «un decamerone nero». Siamo nel maggio 1734, Alfonso di van Worden, giovane ufficiale Vallone al servizio di Re Carlo, ha ricevuto l’ordine di raggiungere il suo reggimento a Napoli. Nonostante Lopez, suo fedele servitore, cerchi di dissuaderlo dall’attraversare l’altopiano delle Murgie, perché infestato da spettri e demoni inquietanti, si mette ugualmente in cammino. Alfonso compirà un percorso iniziatico, durante dieci lunghe giornate, tra allucinazioni e magia in caverne misteriose, locande malfamate, amori scabrosi e apparizioni diaboliche.
«Un sogno o forse un gioco di specchi – così il regista descrive la sua opera – Un caleidoscopio di racconti e personaggi che si inseguono e si riflettono gli uni negli altri. Una tempesta di immagini, colori, suoni che ammaliano e stordiscono: incastonati sul filo del viaggio, reale o forse solo sognato, di Alfonso van Worden».
«Agadah ha qualcosa di misterioso e di segreto che mi ha subito affascinato – le parole del produttore Pino Rabolini – è un film in cui emerge tutta l’ingenuità dell’uomo che crede di poter interpretare la realtà. Inoltre ho amato molto la ricchezza di citazioni iconografiche: la scena in cui Caterina Murino è vicina alla testa di Alessandro è un vero Caravaggio».

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