CasaPound sull’ordinanza “antifascista” del comune di Varese

Mozione presentata in data 21/12/2017 dal Consigliere Ciappina (PD) ed altri: “rispetto dei valori della Costituzione italiana per la concessione di sale e/o suolo pubblico ad associazioni e/o organizzazioni politiche e sociali”

28 Febbraio 2018
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Egregio Signor Sindaco,

Gentili Signore e Signori Assessori,

Gentili Signore e Signori Consiglieri del Comune di Varese,

 

apprendiamo dal provvedimento di convocazione del Consiglio Comunale del 28 febbraio p.v. la messa all’ordine del giorno della discussione della mozione presentata in data 21/12/2017 dal Consigliere Ciappina (PD) ed altri: “rispetto dei valori della Costituzione italiana per la concessione di sale e/o suolo pubblico ad associazioni e/o organizzazioni politiche e sociali”.

La presentazione della mozione è stata accompagnata da una lettera aperta inviata alla stampa, con cui si spiegava che i firmatari vogliono impegnare il Sindaco e la Giunta a fornire « indicazioni ai competenti uffici affinchè non vengano concessi permessi di utilizzo di sale e/o suolo pubblico ad associazioni, organizzazioni politiche e sociali che rifiutino di sottoscrivere l’impegno a riconoscere i valori propugnati dalla Costituzione italiana e affinchè vengano revocate le autorizzazioni qualora i concessionari ne fruiscano per la propaganda di contenuti, immagini e simboli riconducibili al partito fascista o al partito nazionalsocialista tedesco »

 

A nome del movimento politico CasaPound Italia (velatamente menzionato nella suddetta lettera aperta), di cui sono portavoce provinciale, reputo che l’approvazione della mozione e di ogni consequenziale delibera sia politicamente e giuridicamente inopportuna.

 

E’ politicamente inopportuna perché crediamo che nell’odierno dibattito politico il termine “fascismo” sia largamente decontestualizzato e manipolato al solo fine di negare agibilità politica ad alcuni avversari scomodi, rappresentando una vera e propria “arma di ricatto” per coloro che non aderiscono a talune posizioni e difendono con tenacia i propri convincimenti, si tratti di temi etici, sociali, di costume o politici. Nessuno, in questo senso, è immune dall’“accusa” di “fascismo” e l’unica difesa possibile resta il riallineamento delle proprie idee a quelle del pensiero dominante.

 

Muovendo da questa considerazione è agevolare passare dalla censura politica a quella giuridica. In proposito occorre premettere che il riferimento ideale al fascismo non è censurato nel nostro ordinamento, né potrebbe esserlo; si rassegnino dunque quei personaggi politici in cerca di fin troppo facile notorietà con battaglie di retroguardia. Dovrebbero infatti ricordare che in un ordinamento democratico la censura deve attenersi al piano dei comportamenti (illeciti), non a quello delle opinioni, e di ciò ne è consapevole la Suprema Corte, che ha costantemente affermato, anche di recente (Cass. pen., Sez. I, sent. 20 febbraio 2018, n. 8108), che « le manifestazioni del pensiero fascista e dell’ideologia fascista in sé non sono vietate, attesa la libertà di espressione e di libera manifestazione del pensiero costituzionalmente garantite », ma lo sono « soltanto ove le stesse possano determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste, in relazione al momento ed all’ambiente in cui sono compiute, attentando concretamente alla tenuta dell’ordine democratico e dei valori ad esso sottesi ». Sulla scorta delle predette considerazioni è stato riconosciuto che il pericolo sovversivo non può ritenersi integrato allorché siano osservate le prescrizioni relative all’organizzazione dei cortei (e quindi, più in generale si dovrebbe ritenere, di attività politica in luogo pubblico o aperto al pubblico), senza comportamenti aggressivi, minacciosi o violenti nei confronti dei presenti, senza armi o altri strumenti. Tuttavia, per il caso in cui fossero commesse siffatte prevaricazioni opererebbero le misure già approntate dall’ordinamento, come la famigerata “Legge Scelba” con il suo delicato sistema di pesi e contrappesi.

 

Date queste premesse, la “dichiarazione di impegno a riconoscere i valori propugnati dalla Costituzione” in questione è, nella nostra visione, o ridondante o illegittima.

In una prima ipotesi sarebbe ridondante perché si tratterebbe di una mera riproduzione di principi già assistiti da norme attuative: nulla di innovativo quindi.

Del resto questa è la ragione per cui talune amministrazioni comunali che si sono già avventurate in tal tipo di provvedimenti hanno accentuato il carattere repressivo fino a renderlo sostanzialmente illegittimo, ossia contrario a quello stesso testo costituzionale che invece si pretenderebbe di applicare. In alcuni casi la solerzia nel richiedere il rispetto dei principi costituzionali – alla cui verifica, vale la pena ricordarlo, sono preposti gli organi giudiziari e di polizia senza che ad essi debba aggiungersi l’amministrazione comunale, chiaramente orientata politicamente – è trasmodata nella pretesa ad una abiura ai propri più intimi convincimenti, realizzando un’autentica discriminazione per ragioni politiche vietata dall’articolo 3 della Costituzione.

 

Non sappiamo, al momento, cosa il Consiglio e la Giunta intendano deliberare. Di certo, non possiamo restare in silenzio in disparte mentre l’attuale maggioranza consiliare intende restringere l’agibilità politica di un avversario politico subordinardo l’esercizio dei diritti civili e politici (articoli 17 e 21 della Costituzione) ad una sorta di “professione di fede antifascista, a prescindere dal rispetto del perimetro costituzionale manifestato nell’azione politica quotidiana – come accade per CasaPound Italia.

Ci chiediamo poi chi vigilerà sulla « propaganda di contenuti, immagini e simboli riconducibili al partito fascista o al partito nazionalsocialista tedesco » e sulla base di quali parametri verrebbe stabilita detta “riconducibilità”, non tanto dal punto di vista storico quanto piuttosto da quello dello scenario politico attuale.

 

Per tutti i motivi sopra esposti invitiamo i competenti Organi comunali a valutare attentamente l’approvazione di qualsivoglia delibera attuativa della mozione in oggetto, anche al fine di evitare al Comune di essere trascinato in eventuali dispendiose azioni legali.

 

Con osservanza.

Gabriele Bardelli

portavoce provinciale

Ass. Prom. Soc. CasaPound Italia

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