Busto Arsizio, sequestrato macello equino. Vendeva carne non tracciata

Era il più grande impianto di macellazione della zona e uno dei più grandi della Lombardia

17 Agosto 2018
Guarda anche: Busto Arsizio

Stamane i militari del Gruppo Carabinieri Forestali di Varese hanno dato esecuzione, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio, a un Decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del locale Tribunale relativo all’azienda “Riccato Corrado Bruno”, noto macello di equini sito in Buste Arsizio.

 

L’azienda è composta da allevamento, impianto di macellazione, laboratorio di sezionamento e trasformazione e punto vendita.
Si tratta dell’impianto di macellazione più grande della zona e tra i più grandi dell’intera Lombardia, in particolare per gli equini: nel 2017 sono stati abbattuti e macellati 424 equini, mentre nei soli primi 7 mesi del 2018 ne sono stati abbattuti e macellati 215.

Le indagini, effettuate dall’’Aliquota reati contro l’Ambiente e la Salute della Procura (istituita nel 2010 per dare supporto investigativo ai P.M. in detti ambiti), in collaborazione con i Carabinieri Forestali e i Veterinari dell’ATS Insubria, hanno consentito di accertare che il titolare dell’azienda ha commesso, nel corso degli anni, numerose gravi violazioni alla normativa vigente in tema di igiene e salubrità deg1i alimenti, di corretta tenuta dei registri di stalla, nonché in tema di tracciabilità degli animali macellati e, poi, messi in vendita.

In particolare, ancora il mese scorso si è accertato che l’indagato aveva abbattuto e macellato, per la somministrazione alla clientela, cavalli che non potevano essere uccisi e destinati al consumo umano, in quanto non se ne conosceva la provenienza (e, quindi, il proprio ciclo di vita, la sussistenza di eventuali patologie pericolose per l’uomo e i’eventuale assunzione di farmaci vietati) e perché non erano stati sottoposti alla visita del medico veterinario dell’Agenzia Tutela della Salute, obbligatoria prima della macellazione al fine di verificare la salute degli animali e, quindi, la loro idoneità al consumo umano.

Dal corpo degli animali era stata asportata parte della zona cervicale ove, di norma, vengono apposti i microchip che consentono di verificare la provenienza e la tracciabilità degli stessi. Alcuni animali, inoltre, erano accompagnati da falsi documenti di trasporto e da false certificazioni di provenienza e di destinazione.

Tag:

Leggi anche: