“Voglio innanzitutto – dichiara il segretario generale della Cgil di Varese, Umberto Colombo – rivolgere le nostre congratulazioni, nonché gli auguri di buon lavoro al neo eletto presidente di Univa, Riccardo Comerio”
“Ci sembra importare sottolineare che sia il nuovo Presidente Riccardo Comerio nel suo primo intervento, sia il Presidente uscente Giovanni Brugnoli, nella relazione, abbiano rimarcato come sia stato fondamentale, in questi anni di forte crisi industriale, un continuo, anche se a volte difficile e aspro, ma sempre schietto, confronto tra le parti sociali”.
“Siamo sicuri che il confronto tra UNIVA e le organizzazioni sindacali confederali – aggiunge Colombo – continui in modo proficuo, nel rispetto dei reciproci ruoli, guardando a come uscire dalla crisi e a come dare risposte al grosso problema della disoccupazione, in particolare giovanile e degli over 50, che colpisce ancora la nostra provincia”
“Il tema centrale dell’assemblea generale UNIVA quest’anno è stato l’orgoglio. Abbiamo compreso dalla relazione di Brugnoli, che si pensi ad una passione degli imprenditori varesini necessaria per far fronte e superare la crisi. Ci permettiamo di sottolineare che, soprattutto grazie al lavoro e al contributo di lavoratrici e lavoratori, le imprese varesine hanno saputo superare la crisi e rafforzarsi sul mercato. Per questo ci aspettiamo che venga maggiormente riconosciuto, attraverso la contrattazione collettiva, il fondamentale apporto delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“Crediamo – continua Colombo – che proprio le aziende varesine che, anziché agire sulla compressione dei costi e dei diritti, hanno saputo investire in innovazione, tecnologia, ricerca, sviluppo, nonché in percorsi di formazione, di qualificazione e di carriera professionale dei propri dipendenti, sono quelle che meglio sono posizionate sul mercato. Per questa ragione anche le relazioni tra imprese e sindacato, devono puntare all’innovazione che riconosca però, a pieno, il valore del contributo dei lavoratori. La passione di impresa non può esistere senza un riconoscimento maggiore delle lavoratrici e dei lavoratori”.