Writers “pentiti” ripuliscono il palaghiaccio

La giusta punizione per i writers che hanno imbrattato i muri del Palaghiaccio di Varese è “secchio e scopa”: la pulizia tra domenica e lunedì ha ridato un nuovo aspetto alla struttura

27 Marzo 2018
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La Procura di Varese li ha puniti per il loro gesto, affidando a loro un progetto educativo formidabile: i giovani che avevano imbrattato i muri esterni del Palaghiaccio di Varese sono stati obbligati a ripurlo completamente fino a togliere ogni traccia del loro vandalismo.

“La lotta al vandalismo intanto va avanti” commenta il vicesindaco e assessore alla sicurezza di Varese, Daniele Zanzi. I fatti risalgono alla primavera del 2015 quando un gruppo di ragazzi, composto da 14 giovani tanti dei quali minorenni, fu individuato dagli agenti del comando di polizia locale di Varese quale autore di alcuni graffiti realizzati su muri pubblici e privati del centro varesino.

Contro di loro era scattata una denuncia per imbruttimento e solo oggi è arrivato l’esito che li ha costretti a ripulire completamente.

Il lavoro ha dato i suoi frutti: oggi il palaghiaccio di Varese può tornare a vantare una perfetta facciata senza alcuna scritta. Nonostante da parte dei giovani non c’è mai stata una reale ammissione di colpa, con il giudice è stato stretto l’accordo per dei lavori socialmente utili in cambio dell’accoglimento della richiesta di archiviazione.

Conclude infine Zanzi “Il Palaghiaccio è un luogo simbolico, i ragazzi non hanno ammesso alcuna responsabilità ma domenica mattina si sono presentati puntuali e hanno accettato l’accordo. Mi sembra un buon compromesso. Il messaggio che deve passare è educativo: ogni azione ha delle conseguenze. Abbiamo sempre detto tolleranza zero verso i vandalismi. Molti writer sono stati individuati e messi davanti alle loro responsabilità. Questi ragazzi non si rendono conto che un’eventuale condanna rovinerebbe loro il futuro. Li individuiamo sempre più spesso. In questo caso, trattandosi di incensurati, abbiamo accettato che si mettessero a disposizione della collettività, evitando così una possibile condanna che li avrebbe danneggiati. Ammissioni o meno, il messaggio deve essere chiaro: chi danneggia deve risarcire”.

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