Varese Pride, dal Comune no a esposizione bandiera arcobaleno e percorso modificato

Arcigay Varese: “Patrocinio del comune non sia operazione di facciata”. Arcigay Varese sta incontrando ancora parecchie difficoltà nell’organizzazione del Varese Pride nella città giardino.

20 Marzo 2017
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L’amministrazione si è rifiutata di appendere una bandiera arcobaleno, fornita gratuitamente dall’associazione senza alcun logo o scritta in un punto della città in occasione della giornata contro l’omofobia e durante la Pride Week e la parata finale del Varese Pride e non è stata fornita alcuna motivazione sul diniego: l’unica motivazione fornita è quella che su Palazzo Estense non possono esserci altri simboli oltre alle bandiere “classiche” (bandiera italiana, dell’Unione Europea e quella comunale).

La motivazione è ineccepibile: tuttavia, l’associazione aveva richiesto di mettere la bandiera in un qualsiasi punto visibile e centrale della città, non necessariamente su Palazzo Estense. La possibilità di mettere la bandiera in altri punti è stata al momento esclusa e non sono state fornite motivazione in merito al rifiuto. La questione, che apparentemente può sembrare marginale, è invece per noi rilevante: la bandiera arcobaleno è un simbolo inequivocabile della comunità LGBTI* e in molti Paesi viene ancora osteggiata con forza.

Il percorso proposto da Arcigay Varese è in attesa di approvazione da ormai cinque mesi ed è in via di modifica da parte della Polizia Locale e dell’assessore ai trasporti Andrea Civati. In un recente tavolo alla quale ha partecipato il presidente di Arcigay Varese Giovanni Boschini, l’assessore ai trasporti Andrea Civati, l’agenzia di trasporto pubblico e Autolinee Varesine, è stato avvisato il Comitato Organizzatore della modifica del percorso inizialmente proposto, che avrebbe dovuto in origine partire da Via Sacco per poi attraversare Corso Moro, Via Vittorio Veneto, Via Morosini, Via Milano, Via delle Medaglie D’oro, Piazza Repubblica, Via Manzoni per poi arrivare in Piazza Monte Grappa, sede della manifestazione finale.

La modifica è dovuta per non interrompere il trasporto pubblico locale, eventualità riconosciuta da ottobre solo al Carnevale Bosino e alla Tre Valli Varesine e prima a tantissimi altri eventi. Tuttavia, il Comitato Organizzatore non capisce perché esistano eventi di serie A e eventi di serie B, con quali criteri oggettivi siano state scelte solo queste due manifestazioni al posto di altre e inoltre si fa presente che il corteo avrebbe occupato al massimo per un’ora la via interessata dal Trasporto Pubblico Locale, così come è stato l’anno scorso quando il corteo ha attraversato la zona attraversata dalle linee urbane e extraurbane su decisione della Questura.

Il nuovo percorso porterebbe il corteo a attraversare vie non interessate particolarmente dal passaggio dei cittadini come Via Bagaini offuscando così la visibilità del movimento e della manifestazione.

Una motivazione informalmente riconosciuta è la storicità del Carnevale Bosino rispetto al Varese Pride ma pare ovvio che la nostra manifestazione questa storicità non può averla: organizzare un evento del genere anni fa a Varese sarebbe stata pura utopia ma non per questo deve essere penalizzato rispetto a altri eventi.

L’anno scorso volevano farci finire in Piazza Ragazzi del ’99, un parcheggio chiuso, quest’anno si tenta di farci attraversare zone della città certamente centrali ma che non vengono attraversate da nessuna manifestazione e decisamente poco di passaggio: ci chiediamo se il Comune di Varese abbia patrocinato il Varese Pride perché crede nella visibilità delle persone LGBTI* rimaste nascoste e oppresse per decenni o per una mera operazione di facciata. Siamo passati sopra al contributo negato per motivi di bilancio o ai volantini che non sono stampati che, va ricordato, vengono concessi ad altre associazioni, ma gli inconvenienti iniziano a diventare troppi. Ad esempio ci chiediamo cosa costi appendere una bandiera arcobaleno nella giornata contro l’omotransfobia o durante la Pride Week così come sono state fatte iniziative lodevoli, ad esempio contro la violenza sulle donne, né ci spieghiamo perché il sindaco presenzi alla quasi totalità degli eventi a cui viene invitato ma al nostro no” – dichiara Giovanni Boschini, presidente provinciale di Arcigay Varese.

Auspichiamo che questi inconvenienti vengano risolti una volta per tutte onde evitare di farci subire un vero e proprio calvario tutti gli anni per l’organizzazione di un evento che oltre a portare visibilità alle nostre istanze e alla comunità porta anche visibilità alla città e ritorni all’economia locale, così come accade in tutte le città europee e non solo“.

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