Varese, il Pd: «Il Comune si costituisca parte civile nei processi per violenza contro le donne»

La proposta del consigliere comunale Giampiero Infortuna, insieme alle segretarie di circolo Francesca Ciappina e Rossella Dimaggio e alla consigliera Luisa Oprandi, consiste nel rendere l’ente pubblico attivo nella tutela della persona e delle vittime di abusi

30 Novembre 2014
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Costituirsi parte civile nei processi per casi di violenza e molestie contro le donne. E gli eventuali risarcimenti verrebbero utilizzati per finanziare progetti legati proprio alla tutela delle persone vittime di abusi.

Questa la proposta del Pd di Varese, presentata dal consigliere comunale Giampiero Infortuna e dalle segretario dei Circoli Pd Varese 1 e Varese 4, rispettivamente Francesca Ciappina e Rossella Dimaggio. E alla quale ha aderito anche la consigliere democratica Luisa Oprandi.

«Il Comune ha un articolo del proprio Statuto – spiega Infortuna – il numero 8, che parla proprio, in una sua parte, della difesa delle pari opportunità e della tutela quindi della donna. Si tratta quindi di una priorità dell’ente, che va portata avanti». Inoltre, la delega alle Pari opportunità, in questa amministrazione, rientra tra le competenze del sindaco Attilio Fontana.

«Significa che lo stesso sindaco riconosce di vitale importanza la questione – continua Infortuna – ci aspettiamo quindi che la proposta, che presenteremo sotto forma di mozione, per chiedere che il Comune si costituisca parte civile nei processi che riguardano i casi di violenza, molestia e tutti quelli che riguardano quindi soprusi, sia accettata dalla maggioranza». Per Ciappina si tratta «di un atto concreto a sostegno delle donne. I risarcimenti che il Comune introiterebbe dalla cause andrebbero a finanziare associazioni o progetti legati proprio alla tutela delle donne vittime di violenza». E Dimaggio: «L’importanza è anche simbolica e psicologica, perché le vittime avrebbero il sostegno del proprio Comune, di quella che è la Casa dei Cittadini, che deve difendere i diritti». Un appunto polemico, che esula dalla questione, arriva da Infortuna, che sottolinea come «se nello Statuto del Comune c’è scritto che la parità di genere va tutelata, è anche vero che un solo assessore donna su nove non è proprio un grande sforzo, seppure sia tutto legale».

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