Una norma che ha scatenato una “sollevazione popolare”. Stiamo parlando del regolamento, adottato nei comuni, che prevede addirittura la soppressione degli animali, in caso creino danno alla quiete pubblica.
Il recente caso di Lozza ha scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica. Tuttavia si tratta, purtroppo, di una norma standard, adottata in quasi tutti i comuni. Varese compresa.
Nel capoluogo, esattamente come a Lozza, si trova all’articolo 41 del regolamento di polizia urbana:
“È vietata, nei centri abitati del Comune, la detenzione in abitazioni, stabilimenti, giardini,di cani od altri animali che disturbino con insistenti, e prolungati latrati, con guaiti o altrimenti, specialmente di notte, la pubblica quiete.
In tal caso gli Agenti municipali, oltre ad accertare la violazione a carico del proprietario o del detentore, lo diffideranno ad allontanare l’animale o a porlo in condizioni di non disturbare la quiete pubblica e privata.
Ove la diffida non venga osservata, l’animale potrà essere sequestrato ed eventualmente essere soppresso”.
L’Asl di Varese ha chiarito che salvo in casi eccezionali la legge non permette di sopprimere gli animali. Per “eccezionali”, si intendono gli animali sofferenti per gravi e incurabili malattie o quelli considerati di comprovata pericolosità. Il riferimento normativo si trova all’articolo 113 della legge regionale 33 del 2009 e all’articolo 2 comma 6 della legge 281 del 14 agosto 1991. Per contro, il codice penale all’articolo 544 bis punisce con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale”.
La tutela della quiete pubblica viene garantita invece al comma 1 dell’articolo 659 del codice penale: “Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o intrattenimeni pubblici, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a € 309”.
La Lav, Lega Anti Vivisezione, intanto ha diffidato Adriana Fabbian, sindaco di Lozza, “dal disporre la soppressione dei cani accusati di abbaiare” e chiede l’immediato ritiro della disposizione. “Quanto minacciato dal sindaco è ancora più grave – scrivono – in quanto in base al D.P.R. 31 marzo 1979 spetta al Sindaco la vigilanza sull’osservanza delle leggi e delle norme relative alla protezione degli animali presenti sul territorio comunale che sulla base del dettato degli artt. 823 e 826 del Codice Civile, esercita la tutela delle specie di animali presenti allo stato libero nel territorio comunale, in definitiva il Sindaco è responsabile del benessere degli animali d’affezione presenti sul territorio”. Come dire: se il cane disturba è perché in qualche modo vive un disagio, e la legge dice che il responsabile ultimo del benessere degli animali è il sindaco.
“Fortunatamente a Varese non si è mai posto il problema ma stiamo già risolvendo il problema all’origine – spiega l’assessore alla Tutela ambientale Stefano Clerici – il regolamento di polizia urbana probabilmente è nato come quello del decoro: negli anni Ottanta la Regione passava ai comuni dei regolamenti-tipo che venivano adottati senza neanche il passaggio in consiglio comunale. Chi voleva lo modificava, ma quasi tutti si limitavano a un copia-incolla”. Questi regolamenti non sono modificabili in quanto non sono mai passati dal consiglio comunale: per assurdo dovrebbero essere prima approvati per poter essere modificati.
“Siamo in fase di completamento del regolamento per i diritti degli animali che toccherà anche la questione del disturbo alla quiete pubblica – dice Clerici – passerà in giunta e poi in commissione. La soppressione non è contemplata in alcun modo e non la riteniamo tollerabile. Se un cane disturba perché non viene tenuto in condizioni idonee va sequestrato e tutelato, non certo ucciso. Una volta approvato, il nuovo regolamento sostituirà il vecchio senza bisogno di modificarlo”.
Francesca Manfredi