Via Giacomo Limido, Varese – Giacomo Limido, imprenditore varesino [1833-1907] – Fu il primo a credere nelle potenzialità turistiche della terra varesina ma, soprattutto, ebbe il coraggio di provare a dimostrare, rischiando di tasca propria, la bontà della sua intuizione. Se la Varese delle “ville di delizia” dell’aristocrazia lombarda si trasformò, dalla fine dell’Ottocento, nel paradiso del turismo borghese di massa il maggior merito spetta all’avvocato Giacomo Limido, a cui è intitolata la strada che da via Sant’Imerio conduce in un “vicolo cieco”, dopo la curva che immette in via Conca d’Oro.
Avvocato, laureato “cum laude”, Limido lo era solo di diritto perché nei fatti della vita si dedicò in larga misura a mettere a frutto il suo spirito d’intrapresa.
Nato a Varese nel 1833, una quarantina d’anni dopo, quando presiedeva la Camera di commercio, Giacomo Limido intuì che le nostre risorse paesaggistiche sarebbero diventate più attrattive se si fosse offerta ai potenziali visitatori un’adeguata ospitalità.
Dal dire al fare il passo fu breve: nel marzo del 1872, in società con i cognati Gerolamo Garoni ed Eugenio Maroni Biroldi, acquistò la villa con parco dei Morosini già appartenuta ai marchesi Recalcati, oltre all’area oggi occupata dall’Istituto Maria Ausiliatrice. Il primo luglio di due anni dopo, nell’elegante villa settecentesca all’uopo trasformata, apriva i battenti il grande albergo “Excelsior”, che dall’autunno del 1878 potè offrire alla clientela anche i piaceri delle corse di cavalli, nell’ippodromo allestito nell’area di fronte all’albergo.
Giacomo Limido aveva già dato prova del suo spirito d’iniziativa volto allo sviluppo della città nella sua veste di assessore dell’Amministrazione comunale guidata da sindaco Magatti, succeduto a Carlo Carcano, il primo cittadino di Varese liberata dal giogo straniero. In quel consesso, Limido fu il più tenace fautore di numerose opere pubbliche tutte miranti all’ammodernamento della città , come l’ampliamento di vecchie vie e l’apertura di nuove, la copertura del Vellone, l’illuminazione a gas.
Non sempre compreso e spesso avversato dai colleghi amministratori suoi contemporanei, fu celebrato dai posteri. Dal 1909, quando erano trascorsi due anni dalla sua scomparsa, una lapide sotto il porticato di Palazzo Estense, in cui Giacomo Limido fu raffigurato dallo scultore cuassese Enrico Cassi, ricorda un uomo che “per mezzo secolo promosse con indomita energia il rinnovamento di Varese” e che “ebbe dei precursori la fede, l’audacia, il genio, le sventure”.