Di seguito il comunicato stampa del Partito democratico saronnese che esprime preoccupazione in merito alla situazione dell’area ex Cantoni.
Riportiamo alcuni passaggi del Verbale della Commissione acqua del 21 Maggio scorso, pubblicato sul sito del Comune.
“Il quadro dell’inquinamento della falda relativo all’area Cantoni risulta chiaro:
- Esiste un’area contaminata da PCE (tetracloroetilene)
- Esiste un massiccio gradiente monte valle in falda.
- La distribuzione dei valori a valle rimanda con certezza all’area ex-Cantoni.
In questo contesto la normativa (legge 152/2006, testo unico sull’ambiente) impone l’adozione di interventi di messa in sicurezza operativa tramite la realizzazione di barriera idraulica al perimetro sud dell’insediamento.”
Fin dalle prime indagini di caratterizzazione, le acque sotterranee mostravano un aumento delle concentrazioni di tetracloroetilene (un inquinante) da monte a valle dell’area cantoni, in soldoni ciò significa che l’acqua della falda entra pulita nel sito e ne esce inquinata ed è per questo che ad analoghe conclusioni, rispetto alla commissione acqua, era pervenuta anche l’amministrazione precedente in una delibera di indirizzo.
Perché la barriera idraulica è quanto mai importante, oltre che per il principio universalmente riconosciuto che “chi sporca deve pulire”?
Sempre dal verbale della commissione acqua appare evidente che “La causa della contaminazione del Pozzo Parini è individuata con certezza nell’area ex Cantoni.
Gli interventi di incamiciatura (una sorta di cappotto impermeabile che avvolge il pozzo impedendo che l’acqua contaminata vi entri) del pozzo e la riduzione della portata hanno significativamente ridotto la contaminazione. Il Pozzo Parini non è quindi in completa sicurezza nonostante le misure di monitoraggio limitino i rischi.”
Il pozzo Parini rifornisce di acqua potabile diverse abitazioni, questa è entro i limiti di legge perché il pozzo pesca in seconda falda ,più in basso rispetto cioè rispetto alla prima falda, quella inquinata, dalla quale è protetto grazie all’incamiciatura”. Non è in completa sicurezza perché l’acqua della prima falda potrebbe scendere più in basso ed essere pescata il pozzo. La soluzione ottima sarebbe ovviamente quella di fare in modo che entrambe le falde siano pulite, impedendo di fatto con la barriera idraulica che l’acqua contaminata esca dal sito.
E invece, come si recepisce dal Verbale della Conferenza dei servizi del 3 Luglio, il Comune dell’appena insediata Amministrazione “prende atto della dichiarazione della parte circa la difficoltà tecnica di mettere in spurgo i pozzi dell’area posta a valle-flusso e (…) rimanda la valutazione delle ipotesi di intervento sulle acque ad una fase successiva alla conclusione delle indagine integrative”.
Insomma, sebbene sia accertata la provenienza del PCE presente al pozzo Parini, e nonostante la legge prescriva, in tal caso, interventi di messa in sicurezza tali da impedire che l’inquinante continui a propagarsi al di fuori dell’area, l’Amministrazione comunale tergiversa e rimanda qualsiasi intervento.
Non è un atteggiamento accettabile. Invitiamo pertanto l’Amministrazione a compiere il proprio dovere e ad intraprendere con urgenza le misure necessarie e già individuate a tutela della salute pubblica.