I reparti hanno conquistato 22 nuovi posti letto, il pronto soccorso al contrario ridurrà le permanenze: le barelle saranno riservate a chi ha realmente bisogno di stare allettato. Mentre gli altri utenti attenderanno gli accertamenti seduti, e in ogni caso nessuno dovrà stare nel reparto – per definizione riservato alle urgenze – per più di 24 ore.
Così è stato stabilito dal piano di riorganizzazione interna concordato tra l’ospedale di circolo di Varese e l’assessorato alla Sanità regionale dopo il “blitz” d’inizio anno dell’assessore Mario Mantovani che aveva definito il pronto soccorso di via Guicciardini “non degno della sanità lombarda”.
Il piano, come ha spiegato il direttore generale del nosocomio varesino, Callisto Bravi, è già stato parzialmente applicato e sarà completato lunedì con l’aggiunta degli ultimi otto nuovi posti letto. Saranno nel reparto di ortopedia e saranno dedicati in particolar modo agli anziani, mentre i primi 14 letti previsti in chirurgia 1 sono già a disposizione dei pazienti. Chi avrà bisogno del ricovero dopo essere arrivato in pronto soccorso insomma con questa modifica dovrà trovare posto in reparto.
Per verificare che la situazione sia davvero migliorata è atteso nei prossimi giorni un nuovo sopralluogo di Fabio Rizzi, medico e consigliere regionale presidente della commissione Sanità, insieme probabilmente allo stesso assessore Mantovani. “In linea teorica dal 1° maggio sarebbe dovuta scomparire la “barellaia” – afferma Rizzi – ma c’è stato il ponte festivo e non pretendiamo che le cose cambino da un giorno all’altro. Sulla carta il piano è adeguato e ci dicono che tutto sta andando bene, io però sono come san Tommaso: se non vedo non ci credo. Verrò a verificare di persona nei prossimi giorni e dovrebbe venire anche Mantovani”.
La situazione precedente era stata definita non solo “incompatibile con la sanità lombarda” come aveva affermato lo stesso Mantovani, ma secondo Rizzi “difficilmente tollerabile in un paese civile”: colpa, a suo giudizio, della gestione passata e presente, ma colpa anche dell’inadeguatezza da tutti i punti di vista del monoblocco inaugurato nel 2007. “Il problema esiste fin da quando il progetto era sulla carta, l’ospedale di Varese è un bambino nato morto – continua il consigliere – Chi ha scelto di fare quella struttura in quella posizione e con quella impostazione ha commesso un grave errore. L’abbiamo pagato tutti fin dal primo giorno. L’area non era grande abbastanza, è posizionata male, l’ospedale non è sufficiente a rispondere con tutte le funzioni che necessita il territorio. Gli ospedali nati poco dopo in Lombardia sono tutta un’altra cosa. C’è il Sant’Anna di Como, ci sono l’ospedale di Garbagnate e quello di Legnano”.
Il 97 percento di saturazione del nosocomio di Varese non è che il risultato di un peccato originale, per Rizzi, che lo rende completamente ingessato, incapace cioè di garantire la normale flessibilità tra ricoveri e dimissioni. “Nel resto degli ospedali lombardi – conclude – la saturazione è sempre sotto il 90 percento, in genere tra l’80 e l’85 percento che è la quota ottimale. Oggi non possiamo cancellare l’errore di partenza ma possiamo almeno sopperire con una gestione attenta”.
Francesca Manfredi